domenica 30 dicembre 2012

pignolissima


Questa mattina mi ha preso un attacco di dominghite acutissima. Solo che è una forma di dominghite pignolissima e adesso, secondo me, c’è ancora più disordine di prima. Stiamo a vedere come procede la giornata. Non disperare, mi dico, vedrai poi.

sabato 29 dicembre 2012

forse


Alcune sono bellissime, e mi veniva voglia di rimanere lì a guardarmele, e guardarmele, e poi ancora guardarmele. Alcune le iniziavo ad apprezzare solamente dopo l’aiuto dell’audioguida. Alcune erano troppo difficili per me, non ci arrivavo. Non ci arrivo. E adesso son proprio contenta di esserci andata. E forse, forse eh, forse quella cosa là dell'assassinare la pittura ho un po' capito che cos'è.

venerdì 28 dicembre 2012

semi


(27 dicembre, mattina)

giovedì 27 dicembre 2012

Frecciabianca 9777, carrozza 7.


Volevo sapere come stava, cosa gli era successo, cosa aveva fatto in Europa, come mai era tornato in Terra Promessa. Lui mi stava raccontando, io ero lì che ascoltavo. Stavamo bene. Poi ci siamo presi una pausa piccina, tempo di scendere dal locale e cercare il binario della freccia. Ci siamo ritrovati subito, ci siamo sistemati comodi e abbiamo continuato proprio da dove avevamo interrotto. Questo fino a che a una signora non è suonato il cellulare e ha risposto con un tono di voce che era impossibile continuare a seguirlo. ‘Spetto che finisca e continuo era il mio pensiero ottimista, ma una volta riattaccato ha continuato il discorso con un’altra signora della carrozza. Io ho provato, più volte, ma dopo poche righe i discorsi di Rabinovitch si mescolavano alle storie dei sette figli della signora. Cinque figli partoriti e due adottati, se interessa. A me non interessava. Ho provato a tossire. Un signore ha provato a dire Io dormo se arriviamo a Spezia che sto ancora dormendo mi sveglia? Gli ho sorriso Se vuole la sveglio a Genova, scendo là, gli ho risposto. Non è servito. Peccato. Adesso spero di ritrovarlo ancora lì con Isacco e tutti gli altri, ma soprattutto spero che abbia ancora voglia di raccontare.

sabato 22 dicembre 2012

highlander


Facevo colazione e una zanzara è venuta a posarsi sulla mia mano. Stavo per provare a schiacciarla ma poi ho pensato A dicembre una zanzara? Ho soffiato e l’ho fatta volare via. Chissà dov’è adesso la zanzara highlander.

venerdì 21 dicembre 2012

delle volte


Ci son delle volte che vorrei urlare con tutta la voce che mi ritrovo.
Ci son delle volte che penso che urlare con tutta la voce che ho non si deve fare, non sta bene.
Ci son delle volte che penso che non ho dei motivi così seri per urlare con tutta la voce che ho, ma questo non cambia la voglia di urlare che ho.
Ci son delle volte che vorrei urlare perché c’è chi, penso io, dovrebbe capire che vorrei urlare.
Ci son delle volte, come oggi, che penso che è stupido star lì a menarsela se urlare o no. Basta andare avanti, capire che si vuol urlare, farsene una ragione e vivere che poi passa.

giovedì 20 dicembre 2012

wordstar(s)


Bello, tanto. Bravo, tanto. Ogni tanto mi ricordo che posso fare le cose che mi piacciono e le faccio. A volte capita che poi sia anche contenta di averle fatte. E questa sera son proprio contenta di essere andata a vedere Wordstar(s) e sono anche contenta che ci sia la possibilità di rileggersi quel testo perché ci son dei pezzi che vorrei proprio riguardare con calma. E Pagliai ha recitato così bene che mi son quasi dimenticata che ero a teatro. Mentre tornavo a casa mi son ricordata di quando avevo visto Solo RH, quella volta mi ero proprio dimenticata di essere a teatro e quando, finito lo spettacolo, Trevisan (era lui che recitava il suo testo) era tornato sul palco sorridendo per un attimo, proprio per un attimo, avevo pensato Ma cosa ridi? poi mi era resa conto dell’assurdità di quel pensiero e avevo iniziato ad applaudire anch’io.

domenica 16 dicembre 2012

mi son ricordata


Questo pomeriggio ho incontrato un gruppo di bersaglieri, suonavano. Eran bravi, mi sono fermata un po’ a sentirli. Poi mi è venuto in mente di una volta che mi ero fermata a sentirli con mio papà, lui ha fatto il servizio militare con gli alpini, e quella volta, ero bambina, mi aveva detto Ricorda Latte, meglio una penna dritta che tante messe così. Oggi ho ricordato. E mi veniva da ridere. Chissà cosa dicono i bersaglieri alle loro figlie mi son chiesta.

domenica mattina

È una città strana questa. L’altro giorno nevicava, tirava vento, e faceva freddo. Il giorno dopo la neve non c’era più, ci aveva piovuto sopra e si era sciolta tutta (per fortuna), si andava in giro con il giaccone aperto. Venerdì tirar su la tapparella e vedere la neve mi aveva preso in contropiede, Bengi era ancora sul terrazzo e anche tante piante grasse erano ancora lì, coperte di neve, così oggi ho chiesto a Daniele di tirar dentro il vaso (per le mie forze è inamovibile e bisogna fargli fare anche uno scalino per tirarlo dentro, è uno scalino piccolo ma è pur sempre uno scalino) poi mi sono messa a coprire le piante grasse con un velo bianco che è fatto apposta per proteggerle dal gelo. Ho iniziato dalla Pelosa che è diventata troppo grande per farle fare l’inverno a casa. Ero in terrazzo con i pantaloni della tuta, una maglietta e un gilè (di lana). Ci sono undici gradi adesso sul nostro terrazzo.

sabato 15 dicembre 2012

liberi

(oggi, leggendo in giro)

venerdì 14 dicembre 2012

a bassa quota

oggi neve a bassa quota

giovedì 13 dicembre 2012

mi manca


Ieri sera uscendo ho incontrato una gattina bianca e grigia. Lei si è avvicinata, io ho allungato una mano, lei ha annusato e ci è rimasta male. Niente cibo. Se ne è andata. Questa sera l’ho rivista, mi è venuta incontro e io ho allungato di nuovo la mano. Si è fatta accarezzare, ha fatto degli otto tra le mie gambe e si è fatta fare i grattini sulla schiena. Poi, dal momento che mi seguiva e io avevo paura che finisse sotto una macchina, le ho detto Va lì dalla chiesa che lì non passano le macchine. È andata ma andandosene si è voltata. Te rischi, le ho detto, te non lo sai ma rischi. Una casa senza almeno un gatto per me non è una casa vera. E adesso son qua sul divano e mi manca Cato.

mercoledì 12 dicembre 2012

chissà


Circa tre settimane fa (forse è passato anche un mese) ero da un fiorista e ho visto un’offerta: otto bulbi di giacinto al prezzo di un giacinto e mezzo già fiorito. Io alle offerte del supermercato resisto benissimo, i tre per due li guardo ma penso sempre se di quella cosa ne ho bisogno o no, mi si accende proprio la lampadina del possibile imbroglio. Sto attentissima al supermercato. Dal fiorista invece vedo un’offerta e mi viene subito voglia di comprare. È tremendamente subdola su di me l’offerta del fiorista. C’era questo sacchetto con dentro otto bulbi di giacinto e non sono riuscita a resistere. Mi ricordo che quel pomeriggio ero anche passata dai miei amici librai a ritirare un libro e, dal momento che c’era una presentazione, ero stata un po’ fuori dalla libreria a parlare con Marco, gli avevo chiesto se ne voleva uno, solo che il sacchetto non si apriva senza forbici e non era bello entrare durane la presentazione solo per prendere le forbici. Piantalo tu, mi aveva detto, se poi cresce ce lo porti. Ero scettica su quei bulbi rinsecchiti così ne ho messi due per vaso. Stan venendo fuori tutti e otto, chissà di colore saranno.

martedì 11 dicembre 2012

un albero disordinato (come me)


Sabato sera scorso abbiamo fatto l’albero. Eravamo mia mamma, mia papà ed io (Daniele non ci ha aiutato, ci guardava). Adesso dal divano lo sto ammirando, secondo me è venuto proprio bene. Il mio è un albero disordinato, non è di quelli con le palline tutte dello stesso colore o  di quelli a tema (un anno solo biscotti, un anno solo fette d’arancia). Ci sono palline di stoffa, di plastica, di vetro, di carta. Ci sono una babolina, delle stelline, dei fiocchi di vario colore, angeli di tutti i tipi, delle campanelle, dei funghi piccoli di legno, dei Babbo Natale. A me quel casino piace. Il mio albero ha anche un pesce. Secondo me, ci sta bene anche il pesce e non lo dico solo perché quel pesce è una Latte creazione. O forse sì, va tu a sapere.

domenica 9 dicembre 2012

quando


Quando si spezzano gli angolini dei fagiolini poi sull’incide e sul pollice della sinistra rimane un profumo di erba che a lavar le mani sembra di far un peccato.

giovedì 6 dicembre 2012

9.15

(scendendo dall'autobus)
facendo click sopra si vede un po' più grande 

mercoledì 5 dicembre 2012

sfogo (con ottimismo finale)


Oggi è una giornata no.  Quello che dovevo fare l’ho fatto e potrei anche ritenermi soddisfatta di quello che ho fatto e di come l‘ho fatto, ma rimane lo stesso una giornata no. Vorrei non sentire così tante volte frasi che iniziano con il mio nome. Vorrei essere un’altra, una diversa dalla me.  Vorrei essere altrove.

Mi sento sottosopra, come se fossi appena uscita da una centrifuga, come se mi avessero smontata  a mia insaputa e rimontata senza far più combaciare i pezzi. Mi sento annebbiata, sfuocata, vuota, stanca, stanca, stanca, stanca e anche un po’ stufa.

(bon, fine dello sfogo, e poi come dice Rossella Domani è un altro giorno)

lunedì 3 dicembre 2012

a far compagnia


Ci sono delle sere che mi viene voglia di scrivere delle lettere e a volte, raramente, mi metto anche lì e le scrivo davvero, anche se poi succede che le butto e per essere sicura di non avere ripensamenti svuoto il cestino. Oggi no, oggi mi è venuta voglia di tenerla. Ho fatto una cartellina e l’ho chiamata mai spedite, solo che il computer mi diceva che esisteva già una cartella così. Era vero. C’era sul serio, difficile che si sbaglino i computer. L’ho aperta e dentro c’erano tre lettere del 2010. Le ho rilette volentieri. Stan bene qua, ho pensato. Poi quella di oggi è andata a far loro compagnia.

domenica 2 dicembre 2012

la domenica delle tragedie


Tornando da teatro con la sofferenza di Edipo che girava nella testa e la voce di Eros Pagni ancora nelle orecchie stavo benissimo. Una felicità che solo a essere distratti stonava con la tragedia.

in sottofondo


‘Sta mattina mi sono alzata presto piena di buoni propositi chè poi questo pomeriggio voglio uscire. I propositi saranno stati  anche buoni ma i risultati sono una tragedia. L’invidia è una brutta bestia, ne sono sicura, e a invidiare qualcuno si fa mica una bella cosa, però io in questo momento sto invidiando con tutta me stessa chi sa scrivere bene. No, mi sa che oggi invidio anche chi sa scrivere decentemente. E pensare che son cose che so (più o meno), che sono solo quattro pezzettini, il più corto da 500 caratteri e il più lungo da 3000. Fossi riuscita a farne uno in maniera passabile. Invece no, due frasi qui, una lì, due idee butta giù là. Sì, potevo combinare qualcosa di meglio, è indubbio. Mi tiro su pensando che manca una settimana alla scadenza, pensando che adesso non sono campi completamente vuoti. Megiu che ninte, mi dico. E in sottofondo sento A volte è meglio niente.

mercoledì 28 novembre 2012

dlin-goccia


Nell’autobus che ho preso ‘sta sera ci pioveva dentro. Ero lì seduta e ho sentito una goccia in testa, ho guardato d'istinto il finestrino ma era chiuso. Mi sarò sbagliata, ho pensato. Dopo poco un’altra goccia. Mi sono toccata la testa, non mi ero sbagliata, avevo i capelli bagnati. Poi ho visto, dall’alto cadeva ogni tanto una goccia. Si staccava da quella cosa che c’è sopra i sedili, quella cosa che assomiglia al cassonetto della finestra, quello dove di solito ci attaccano le pubblicità. Ho studiato il fenomeno e ho è capito quando arrivava la goccia. Andava così: dlin (richiesta di chiamata), frenata dell’autobus, goccia che si staccava. Il tragitto lavoro casa è stato tutto un susseguirsi di dlin-goccia, sembrava che il dlin al posto di chiamare la fermata liberasse la goccia. Una cosa stranissima.

martedì 27 novembre 2012

faccio così anch'io


Quante calorie ho ingurgitato oggi è meglio che vada nel dimenticatoio. Ci son dei giorni che proprio non riesco a tenermi. Va be’ ormai è fatta, mi rimetterò in carreggiata domani. Mi ripeto: gli strappi alle regole servono, sviluppano l’elasticità mentale. Ci credo poco ma me lo dico lo stesso. Questa sera, proprio poco fa, non paga e avendo già preso coscienza che ‘sta giornata proprio non ci siamo, Strappo alla regola per strappo alla regola, mi son detta, mi mangio anche un Cucciolone. E su un lato del biscotto c’era la vignetta di uno studente alla lavagna, la maestra chiedeva Perché scrivi così piccolo? Così anche gli errori sono più piccoli, era la risposta dello studente. E allora ho pensato che faccio così anch’io, quando mi capita di dover parlare in inglese mi si abbassa subito il tono della voce.

domenica 25 novembre 2012

il verso del picchio


Sono anni che abbiamo un orologio che ha i versi di alcuni uccelli e così ormai associo il verso all’ora. Sento il merlo so che sono le otto, sento il picchio so che sono le quattro. Il merlo lo sento cantare spesso, sia alla mattina che alla sera, il picchio invece solo il fine settimana. Questa mattina sul tardi Daniele è andato a correre, Mangia pure che faccio tardi mi ha detto uscendo e io mi sono messa a fare una cosa, il tempo passava e non me ne accorgevo poi ha cantato il picchio (più che un canto è quel rumore del becco del picchio sul legno) Porca miseria non ho ancora mangiato è stata la prima reazione, Porca miseria non è ancora tornato, dove è finito? la seconda. C’è stato proprio un momento di agito, quasi agitone. Poi niente, poi era che i versi non tornavano più con gli uccelli, aveva cambiato la pila. Eran solo le due. Meno male.

da spettatrice


Se c’è una cosa che proprio non riesco a sopportare è la presunzione unita all’ignoranza. Anche la presunzione da sola la reggo poco, unita all’ignoranza però mi manda proprio il sangue agli occhi. Ieri sera eravamo a cena dai genitori di Daniele e c’era anche sua sorella. A un certo punto della cena è iniziato 'sto discorso, che poi in realtà era un monologo, e ho dovuto ripetermi nella testa Non sei in un ristorante, sei ospite a casa dei suoi, lascia perdere, non è il caso, è la loro figlia, è sua sorella. Niente, non mi passava. Mi saliva il nervoso. Poi però è successo che mi sono come estraniata, vedevo la scena come se fossi uno spettatore, una spettatrice ad essere precisa, e mi è venuto da ridere. Mi è passato il nervoso e mi sono gustata l’arrosto.

giovedì 22 novembre 2012

piuttosto


Oggi sono andata a sentire un seminario e lì, prima che iniziasse il seminario vero e proprio, c’era un collega che presentava chi poi avrebbe parlato dei suoi dati e tra le altre cose che ha detto c’è stato Pina (non si chiama Pina la persona che doveva fare il seminario, Pina è un nome inventato e secondo me si capiva benissimo anche senza questa parentesi però ormai l’ho aperta e allora ci scrivo dentro e la chiudo) la conosco da anni, è una ricercatrice piuttosto brava. Al piuttosto c’è stato un brusio in sala allora lui ha aggiunto Forse è una delle parole che dico e che per me vogliono dire una cosa e per gli altri un’altra. È iniziato così una specie di dialogo sul significato della parola piuttosto e sulle parole che avrebbe potuto usare al posto di piuttosto. A me più che un dialogo sembrava un attacco, anche chi doveva presentare i suoi dati gli ha detto Grazie per il piuttosto e dal tono si capiva che un po’ se l’era presa per quel piuttosto. Non so, sarà che a me chi presentava sta parecchio simpatico, sarà che son convinta che sia molto bravo, sarà che quando lavoravamo nello stesso laboratorio e capitava di parlare insieme il suo aprire mille parentesi (dimenticandosi spesso di chiuderle) è sempre piaciuto molto ma io l’avevo capito che quello era un complimento. Poi lui per uscire da quella cosa che stava capitando ha fatto una delle sue parentesi e ci ha raccontato che quando aveva fatto un colloquio per avere un bambino in affido gli avevano chiesto Se morisse sua moglie come si sentirebbe? E al suo Sarei dispiaciuto avevano avuto qualcosa da ridire, come se Sarei dispiaciuto fosse un po’ poco per l’ipotetica morte della moglie. Poi, la sera di quel giorno, era andato a cercare sul vocabolario il significato di dispiacersi e aveva trovato che aveva ragione, che il sinonimo di dispiacersi è addolorarsi e che quindi dispiacersi era quella cosa lì dello strapparsi i capelli dal dolore, che forse poi era la risposta che volevano sentire.
E adesso ci ripensavo e così sono andata a prendere il vocabolario e ho cercato la P e poi Piuttosto e ho trovato che piuttosto vuol dire alquanto. E alquanto è proprio la parola che, in tanti, oggi gli hanno detto avrebbe dovuto usare.

lunedì 19 novembre 2012

persa via dietro il pesto


Io ‘sta sera mi sono persa via a pensare quanto curiosa e fantasiosa doveva essere la persona che ha inventato il pesto. Perché capita che una mangia felice un piatto di gnocchi al pesto e non ci pensa che c’è qualcuno che ha avuto quell’idea lì, quella di unire basilico, olio, aglio, parmigiano, pecorino e pinoli. Però è proprio grazie a quella persona lì che io ‘sta sera in pochissimo ho preparato una cena buonissima e, dal momento che sono andata nel negozio di pasta fresca preferito a comprare gnocchi e pesto, anche facile da preparare. È bastato poi andare a casa, metter su una pentola d’acqua, salarla e buttare gli gnocchi. Loro son venuti su quasi subito, ho aspettato due minuti, assaggiato, eran cotti, li ho presi con la schiumarola e bon. Andata a tavola, condito e mangiato. Benissimo. Però non mi ero mai persa a pensare alla genialata di unire quegli ingredienti e inventare il pesto perché, secondo me, anche quella è un’invenzione. Magari mi capita di perdermi a pensare a chi ha inventato il telefono, la luce elettrica, cose che mi sembrano, non so come dire, cose più cose. Mi vien da ringraziare chi ha inventato la stampa o il materasso. Mi viene meno in mente di pensare di ringraziare chi ha inventato il prosciutto o, tornando a questa sera, il pesto. E allora oggi io dico Grazie inventore del pesto.

venerdì 16 novembre 2012

un limite


In questa città c’è spesso vento. Sarà che non riesco ad abituarmici, sarà che son nata dove di vento se ne vede poco, sarà anche vero che ci sono città che hanno  più vento però, onestamente, è impossibile che esista qualcuno che dica che a Genova non c’è vento. Meno male che c’è, piacermi continua a non piacermi, ma bastano due giorni senza vento e l’aria puzza, e molto. È una città con l’aria cattiva questa. Una città con l’aria puzzolente. Il vento toglie la puzza. Se viene dal mare porta anche il profumo del mare. È bello scendere dall’autobus e sentire l’odore del mare. È meno bello vedere le mani che si crepano, ma non si può avere tutto dalla vita. Io però mi sto preoccupando perché la casa dove vivo, dove viviamo, sta venendo giù a pezzi e nessuno si preoccupa più di tanto. Per me non è normale che davanti a casa ci sia un pezzo del palazzo e non si faccia niente. Non è una mattonellina, non si può non fare niente. Se cade in testa a una persona un pezzo del genere quella ci rimane secca. E m’importa poco che probabilmente non è un pezzo del nostro palazzo ma di quello vicino perché il problema è lo stesso. Lo stesso identico e non solo perché io ci passo sotto quel palazzo ogni volta che esco e ogni volta che entro. E io pensavo che alla riunione condominiale tutti sarebbero stati dell’idea di fare qualcosa subito e invece no. Si farà qualcosa con calma, adesso si sta pensando di mettere delle reti per tener su i pezzi dei terrazzi che potrebbero staccarsi. E io penso Mettere le reti come quelle che si vedono qua il giro sui monti per evitare le frane? Ma non sarebbe meglio vedere come fare per mettere a posto la facciata? Anzi, le facciate? Son tre palazzi costruiti nello stesso anno. Ora è caduto un pezzo di uno cosa succederà andando avanti? Spero proprio che alla prossima riunione si quagli qualcosa in più. Che io capisco che qua i tapulli* vanno per la maggiore, capisco che qua i braccini son corti, però c’è un limite, un limite che non si può superare.

*rattoppi

giovedì 15 novembre 2012

del sentimento


Non so. No, lo so, so benissimo che ci sono tantissime cose che non so fare e tantissime cose che faccio male però se una cosa la devo fare, non sempre eh, spesso, se la devo fare, cerco di farla con del sentimento. Magari poco ma un minimo di sentimento cerco di mettercelo. Più o meno sentimento a seconda di che cos’è che devo fare, però, secondo me, quando si decide di fare una cosa un po’ di sentimento bisogna mettercelo. Non so, Come si fa a chiedere un’offerta di un kit e chiedere la garanzia? Proprio se non hai idea di che cos’è quello che stai chiedendo ti poni il problema della data di scadenza, ma la garanzia? E poi pensare anche di aver ragione, di poter rispondere Ma nell’ultima richiesta d’offerta avevo chiesto anche la garanzia. E io non so chi mi ha tenuto e mi ha fatto rispondere Scusa un attimo, se compri un frigorifero chiedi la garanzia, e fai bene a farlo, ma se compri un chilo di mele tu chiedi la garanzia? 

mercoledì 14 novembre 2012

effetto benefico


Ci sono persone che fanno così bene il loro mestiere che mi vien voglia di mettercela tutta per poter fare al meglio il mio. E queste persone son delle persone che spesso non si rendono neppure conto che il loro mestiere lo sanno fare benissimo e che non si rendono neppure conto dell’effetto benefico che hanno su chi ha la fortuna di incontrarle.

lunedì 12 novembre 2012

bianco, rosa e azzurro

(gatto corso e crisantemi liguri)

domenica 11 novembre 2012

un valzer


I libri che mi piacciono poi saltan su nella mia testa nei modi più imprevedibili. ‘Sta mattina mi sono svegliata, ho guardato l’orologio, eran solo le sette. Che bello, è ancora presto per alzarsi, mi son detta, mi sono girata dall’altra parte e mi sono riaddormentata. Ho sognato che ballavo con Benni. Ho proprio preso le pagine del suo ultimo romanzo e ci sono finita dentro. E io ero io, anche se una io più giovane, e il professor assomigliava tantissimo a Benni e nel sogno non si limitava a pensare Scri-ve-rai per tenere il ritmo del valzer lo diceva proprio ad alta voce, ché la io del sogno, proprio come la io vera, e il valzer non siamo mica un’unica cosa e (anche) nel sogno avevo bisogno d’aiuto. Però a differenza del libro non eravamo a una festa ma il un campo di MariaGiovanna che era piantata costruendo una specie di labirinto. Un labirinto che assomigliava tantissimo a quello che c’è a San Giorgio. E con noi c’era un gatto nero che si chiamava Notte (chiedo umilmente perdono a Ombra per non averlo incluso nel sogno). Un sogno stranissimo, di quelli che rimangono ben impressi quando ci si sveglia e che quando finiscono svegliano con il buon umore. E anche nel sogno c’era all’inizio di questo ballo un momento nel quale pensavo Ma non dovremmo esser messi al contrario*? E poi me ne fregavo e andavo avanti perché avevo voglia di ballare.

*Io e Michelle eravamo uno davanti all’altra, io impettito, lei con l’aria della scolara che prepara una marachella.

Posai la mano sinistra sul suo fianco.
Lei posò la mano destra sulla mia spalla. /…/

La mia mano destra si unì alla mano sinistra di Michelle.

Di tutte le ricchezze – Stefano Benni – pag.166

sabato 10 novembre 2012

lo stesso


Questo lo faceva non perché pensasse troppo alla fede e alla religione, piuttosto perché dimorava fra persone giunte alla conclusione che la fede e tutto il resto non contavano, e perciò non sentivano il bisogno della religione e dei suoi precetti. Anzi, in quanto persone serie, ritenendo che sarebbe stato ipocrita da parte loro comportarsi secondo i dettami della religione, visto che spiritualmente ne erano ben lontani. E tuttavia, Isacco si sentiva ancora vagamente guidato da un’idea, da una parvenza di dirittura difficile da definire, ma che in qualche modo dettava i suoi comportamenti. /…/ Comunque, benché molte sue idee fossero cambiate, a questo proposito Isacco era rimasto lo stesso. E benché fosse rimasto lo stesso a questo proposito, ciò non gli impediva di nutrire nostalgie per il passato, per la casa paterna, il Sabato e le feste come si celebravano allora. Ma non andava in sinagoga: restava seduto in silenzio a mormorare una vecchia melodia, lasciando che la triste realtà trascolorasse con i suoi guai.

Appena ieri – Shemuel Yosef Agnon – pag.101

giovedì 8 novembre 2012

Gent.


È successo che cambiano il sistema informatico per fare ordini all’Università e questo vorrà dire che dal quindici di questo mese al quindici di marzo non si potranno più far ordini. È una cosa che prima girava per i corridoi ma nessuno ci credeva, adesso invece è certa. E noi abbiamo dei fondi gestiti dall’Università  e così son dei giorni che pensiamo a cosa ci potrà servire da qui a metà marzo ma non è facile. Io non riesco neppure a fare la spesa al sabato pensando a tutta la settimana, mi vien difficilissimo pensare a cosa mi servirà da qua a marzo. E poi c’è anche il problema dello stoccaggio. Non c’è così tanto posto. E secondo me ha dell’incredibile questa cosa che per cambiare un sistema operativo ci si blocchi per così tanto tempo. Già il blocco di fine anno che c’è tutti gli anni, ché bisogna redicontare tutto e per un mese non c’è verso di fare un ordine, mi sembra strano, ma almeno quello lo conosco. Questo blocco invece è una cosa nuova e lo trovo stranissimo. E allora son giorni questi che chiediamo offerte, ci siam divise le ditte, e a me a leggere le mail che hanno le offerte allegate fa strano. Iniziano tutte con Gent. Dott.ssa Latteaigomiti. Ma io son gentile? Mi vien da chiedermi. A volte, mi rispondo. Poi oggi ne ho aperta una che iniziava con Gent.ma però quella viene da uno dei miei rappresentanti preferiti. Uno che prima di fare il rappresentante lavorava anche lui al bancone e che quando mi vede circondata da provette mi saluta e dice Ripasso in un altro momento. E io mi commuovo davanti a tanta gentilezza e con lui, con lui, lo so che chi si loda si imbroda, ma io con lui, son gentilissima.

mercoledì 7 novembre 2012

insalata, di pollo


Ho mangiato l’insalata di pollo e io quando mangio l’insalata di pollo, non succede spesso, piace solo a me così la faccio poco, ma quando succede a me viene in mente che il giorno che son nata la mia mamma aveva mangiato l’insalata di pollo. Si è creato questo circuito quasi obbligato insalata di pollo – mia mamma che mi racconta che quando son nata io lei quel giorno aveva mangiato l’insalata di pollo che a me, non so perché, fa venir su il buon umore.

(era buona, anche se è solo pollo bollito,sedano e carote era buona)

martedì 6 novembre 2012

sorrisi


Io le ho portate in casa e loro son felici. E la felicità a volte è contagiosa così anche le altre tre si son messe a sorridere. Una ha fatto dei sorrisi di fiori bianchi, una di fiori arancione e un’altra di fiori bianchi con i bordini rosa intenso.

lunedì 5 novembre 2012

una preghiera


Signore dammi la pazienza che se mi dai la forza faccio una strage. Grazie.
(me l’ha insegnata la mia nuova socia d’avventura)

domenica 4 novembre 2012

un sistema infallibile


Ero lì alla fermata dell’autobus. Ero andata a nutrire le mie cellule, non le mie mie, mie nel senso di quelle che ho in coltura in questo periodo, ché i ponti si possono anche fare però loro, le cellule, quattro giorni senza mangiare niente di nuovo non ce la fanno. Tornata qua ieri non ne avevo proprio voglia, sono andata oggi. Ero lì alla fermata, aspettavo, non passano tanti autobus la domenica e così aspettando ho visto una pubblicità. Ma guarda, mi son detta, ma poi subito dopo ho pensato Ma ne ho bisogno? Cosa mi serve sapere La previsione dei transiti in tempo reale? Tanto son qua, devo aspettarlo, anche se arriva tra venti minuti che cosa mi cambia saperlo? A piedi ci metterei molto di più, c’è un’oretta abbondante da qua a casa e non ho voglia di camminare per un’oretta. Facciamo che rimango con la sorpresa. Potrei provare il mio sistema infallibile e accendermi una sigaretta. Ha funzionato. È ormai scientificamente provato, è di gran lunga il migliore dei modi per far arrivare l’autobus che si aspetta.

un'altra cosa


Un’altra cosa che ho fatto in questi giorni che son stata a casa dei mei è stato giocare con i gatti della mia mamma. Era tanto che non lo facevo. Poi è successo che ieri sera quando l’ho chiamata lei mi ha detto Sai che secondo me  ti stan cercando?

sabato 3 novembre 2012

a volte la terza


Ieri mi sono divertita molto, mi sono messa a fare dei ciondoli con mia nipote. C’erano delle specie di formine piccoline di plastica trasparente e poi c’erano delle scatoline con dei colori e un pennello. Si doveva pennellare il colore dentro le formine stando attente a non uscire dalla formina che era divisa in settori piccolini. Ne abbiamo fatti due. Quello che ci è piaciuto di più è un fiorellino. Un fiorellino con sei petali, due son diventati rossi, due blu e due verdi e poi il polline l’abbiamo fatto giallo. L’abbiamo colorato due volte perché dopo la prima colorata a guardarlo contro la lampadina si vedeva che il colore non era dato bene. Alla seconda passata invece eravamo soddisfatte, un gran bel effetto vetrata. Poi dopo cena era asciutto e allora abbiamo provato anche i glitter, che poi sarebbero i brillantini ma le bambine di oggi non dicono brillantini dicono glitter e allora, dato che ieri li chiamavo glitter anch’io, scrivo glitter anche se glitter mi piace molto meno di brillantini. Così al centro di ogni petalo adesso ci sono dei brillantini color violetto. Il mio compito era quello di aprire (e chiudere) i barattolini, lavare (e asciugare) il pennello al cambio di colore e controllare che la decoratrice di ciondoli rimanesse sopra il giornale. A volte mi rendo conto di tutto quello che vivendo in un’altra città mi perdo e mi dispiace, a volte mi rendo conto di quanto sia bello fare delle cose con lei e mi rallegro. A volte tutte e due le cose insieme.

lunedì 29 ottobre 2012

a chi mugugna


Mi son presa il raffreddore. Un gran bel raffreddore. Secondo me è successo venerdì, ché venerdì sono stata a Pavia tutta la giornata e poi è successo che alle due del pomeriggio dovevo parlare e a me capita che quando devo parlare e altri son lì che ascoltano, hanno interrotto quello che stavano facendo per venire a sentire, a me vien su l’agitone e allora sudo. Così ho parlato in camicia e poi quando alla fine siamo usciti dalla biblioteca per andare da un’altra parte e continuare, ma in meno, io sono uscita in camicia. Bella sudata. Risultato: son tre giorni che mi soffio il naso. Domenica a teatro aspettavo delle ipotetiche pause per soffiarmi il naso, oggi sul lavoro un disastro: togli i guanti, soffia il naso, lavati le mani, rimetti i guanti; meno male che il pomeriggio avevo delle cose da fare al computer. Un’altra cosa scomoda del raffreddore forte è che quando mangio dovevo ricordarmi di mettere in bocca pochissimo per volta. Devo essere sicura di avere il tempo di deglutire senza correre il rischio di andare in apnea. Va be’, lo so che ci sono cose peggiori ma il mugugno ogni tanto fa bene (a chi mugugna).

domenica 28 ottobre 2012

per quanto è possibile


Gli dico,
vorrei imparare a separare
i ricordi
dal dolore. O per lo meno una parte di essi,
per quanto è possibile, perché non tutto il passato
sia così intriso di dolore.
In questo modo potrei ricordarti ancora di più,
capisci? Non avrò paura ogni volta
del bruciore dei ricordi.

Caduto fuori dal tempo – David Grossman – pag.167

mercoledì 24 ottobre 2012

un toc leggero


Mi sta regalando fiori enormi, così perfetti da sembrar finti. Li vedo arrivare piccoli piccoli, inizialmente il giallo si vede appena, poi li vedo crescere e poi diventare grandi e dopo ancora srotolarsi e infine aprirsi. Per pochi giorni rimangono lì a farsi ammirare poi si arrotolano di nuovo e poi se sono in casa e se c’è silenzio si sente un toc. È un toc leggero, un toc strano ché se non l’hai mai sentito non capisci che toc è, ma se lo conosci lo sai che cosa è successo. E lo lascio uno o due giorni sul pavimento.

martedì 23 ottobre 2012

però


 "Ma anche peggio, però" pensavo tornando a casa.

domenica 21 ottobre 2012

due domande


Ho riattaccato a svegliarmi la notte e a faticare a riprendere a dormire. Oggi dalle due alle tre ho continuato a cambiare posizione neanche fossi stata morsa dalla tarantola poi mi sono alzata ho preso su il libro che sto leggendo in questi giorni e gli ho detto (all’autore non al libro) Guarisci dall’insonnia tu? Non so se guarisce, lo vedremo ‘sta notte, ma dopo un’oretta dormivo. Ho riattaccato a parlare con il mio amico immaginario. Spesso. Da un lato mi vien da pensare che è bello che ne sia ancora capace, dall’altro mi vien da pensare Lo sai che vuol dire vero?

mercoledì 17 ottobre 2012

'sta sera nostalgia


Interesse, stima, voglia di fare (il mio), voglia di capire e di informarmi. Ma anche rabbia. Dialoghi immaginari su cose che pensiamo in maniera simile, su cose che pensiamo in maniera differente. A volte riuscivo a seguirlo o volte lo perdevo. Ma anche un Io ti rivoto ma non facciam ca@@ate ‘sta volta eh! Questa sera a vederlo là a pochi metri, che sfogliava un libro di poesie, del quale non riuscivo a leggere il titolo da dove ero seduta, e poi a riascoltarlo, questa sera nostalgia. E poi tornando a casa pensavo che un panettiere è un panettiere se sa fare il pane. Magari può anche capitare di aver voglia di provare a fare una pagnotta e va bene che ci si provi ma non lo si fa per mestiere. Il panettiere lo fa chi il pane lo sa fare. E uno sceglie di comprare il pane dove il pane lo trova buono, che il pane quando è buono è proprio un piacere mangiarlo. E dovrebbe essere così per tutti i mestieri. Politici inclusi.

martedì 16 ottobre 2012

domenica 14 ottobre 2012

chissà dove


Al mercato orientale ci sono due giri di banchi tutti di alimentari. Sono due giri concentrici, quello più esterno è poco più in alto. La maggior parte sono fruttivendoli ma ci sono anche panettieri, macellai, pescivendoli, formaggiai, salumieri, c’è  un banco che vende quasi esclusivamente spezie e due fioristi. Poi c’è anche un giro interno, bisogna fare alcuni gradini per andarci. Lì ci sono alcuni negozi di alimentari ma anche dell’altro. Un negozio di scarpe, uno di vestiti, uno vende stoffe, un'altro gomitoli. In uno ci sono cose per la casa, pentole, tele cerate vendute a metro, sacchetti per l'aspirapolvere, cose del genere.  I negozi stanno chiudendo, poco a poco stanno sparendo e, per me, è un gran peccato. Li vedi che hanno sempre meno merce e poi succede che una volta sei lì che ti fai un giro e ti accorci che ne è scomparso uno, c'è ancora il segno ma è scomparso. Ieri ho visto un altro buco, ne era sparito un altro e non mi viene in mente che cosa ci stava là, chi ci lavorava. C’era una scaffalatura di legno lunga almeno tre metri e nell’angolo una scala che saliva chissà dove.

sabato 13 ottobre 2012

sui raddrizzamenti (momentanei)

È un periodo un po’ così. È un po’ che è un po’ così e non mi sembra che ci sia modo di farlo diventare colì. Quando ho i periodi così ho un umore bigio, senza motivo. O meglio, per i soliti motivi. Allora questo pomeriggio mi son detta Latte vai a farti un giro, che a te a spender soldi torna quasi sempre il buon umore. E così sono uscita e mi sono regalata del terriccio per orchidee e un bacco per cercare di far star dritto il broccolo della felicità che poverino è stortissimo e prima o poi precipita. Poi armata di bacco lungo un metro e mezzo sono passata a ritirare uno dei due libri che avevo ordinato sabato scorso e ho chiaccherato un po’ con Marco il libraio. Andiamo avanti, mi son detta, che va già meglio, e sono andata a prendere anche quattro porcini da far domani e dal momento che a quel banco avevano finito il prezzemolo sono andata  ad un altro banco e oltre al prezzemolo mi son presa  due peperoni gialli. Poi stavo tornando a casa e ho sentito della musica. Era un signore che suonava il piano (verticale) fuori da un negozio. Era bravo, mi sono fermata a ascoltare. C’erano anche una mamma con due bambini biondissimi, due ragazze e un ragazzo. Alla fine del pezzo mi è venuto spontaneo dirgli Grazie. E così poi è successo che ha deciso di dedicarmi il pezzo dopo. Posso dedicarle un pezzo romantico? mi ha chiesto. Certo, con piacere, gli ho risposto. E adesso ho in testa Moon river che è un pezzo che mi piace, molto, e anche Colazione da Tiffany mi piace molto e io non so quante volte l’ho visto quel film, però son tante e io ogni volta alla fine quando anche lei scende dalla macchina a cercare Gatto, anche se so benissimo che lo trovano, anche se so benissimo come finisce il film, io ogni volta penso Speriamo che lo trovino, speriamo che inizino una vita a tre. E così è successo che il mio umore si è un po’ raddrizzato e domani mi sa che provo a raddrizzare anche il broccolo della felicità.

i regali dell'antiinfiammatorio


Il  non si sentire più mal di schiena e il rendersi conto che si potrebbe anche andare a dormire, e dormire bene, senza tirar giù porconi ogni volta che si cambia posizione, sono decisamente dei gran bei regali. Quasi quasi festeggio mangiandomi delle arachidi.

mercoledì 10 ottobre 2012

è venuto su un ricordo


Il mio bisnonno era bravissimo ad aggiustare le cose. Qualsiasi cosa. Non sopportava gli orologi fermi così aveva imparato ad aggiustarli, aveva imparato da solo, senza che nessuno glielo spiegasse.  Aveva imparto così bene che erano in tanti a portargli gli orologi, orologi che correvano,  che ritardavano, ma anche quelli che non camminavano più. Aggiustava qualsiasi cosa. In casa aveva un mezzo busto di marmo bianco. Forse non era marmo, forse sembrava solo marmo. Era il mezzo busto di uno molto giovane, con in testa un cappello tipo quello di David Crockett e in bocca una sigaretta. Una volta mi aveva sorpreso che lo guardavo (il mezzo busto non lui) e mi aveva raccontato che a quel mezzo busto mancava un pezzetto del labbro di sotto e così lui ci aveva messo una sigaretta. L’aveva fatta con lo stesso materiale e l’aveva messa così bene che non si vedeva mica che era stata aggiunta, che in realtà quel ragazzo aveva il labbro rotto.

lunedì 8 ottobre 2012

passa il tempo


Oggi nella cassetta della posta c’era un foglietto lasciato un nostro amico che non vediamo da anni. Lui è pediatra, probabilmente è passato da queste parti per lavoro e ha deciso di lasciarci un biglietto. Il trovare il suo biglietto mi ha messo addosso l’allegria. È tantissimo che ci si vuole vedere e poi non si organizza. Sua moglie ed io siamo state molto amiche poi con l’arrivo dei figli ci siamo persi un po’ di vista. ‘Sta sera gli ho mandato un messaggino e subito dopo ho ricevuto in risposta: Chi sei? Ecco, ne ho combinata una delle mie, mi dicevo, a chi ho massaggiato? Invece, strano ma vero, non avevo sbagliato niente. Così gli ho scritto Ma quanti biglietti del genere lasci nelle caselle della posta? Saluti a tutti e quattro, e poi ho firmato. Immediatamente è arrivata la risposta Sono il figlio il numero di mio padre è 339-… Così c’è stata questa serie di messaggi che erano un po' ridicoli e un po' surreali. Ho scoperto che dei due figli era il più grande ad avere ora il suo ex cellulare (e numero annesso). È simpatico, lo era anche da bambino. Io non so quanti anni son passati, però mi ricordo che l’ultima volta che siamo andati a cena da loro il figlio più grande era in terza elementare e mi aveva fatto vedere il suo quaderno dei compiti di matematica. Adesso è fuori casa la sera.

domenica 7 ottobre 2012

Cato





giovedì 4 ottobre 2012

due, proprio due



(sottopassaggio di Brignole)
poi una si domanda perché è tutto il giorno che canticchia Ci son due coccodrilli ... chissà perché.

in borghese


Avevo caldo e dal momento che stavo lavorando al computer ho tolto il camice, poi è successo che è suonata la sveglia e mi sono alzata per fare una cosa piccolina, quando sono arrivata in lab  la mia nuova socia mi ha guardato Ma cosa ci fai tu in borghese? mi ha detto.

mercoledì 3 ottobre 2012

i portici


Ieri ero stanca (turna, eh sì, turna) e allora mi son detta Facciam qualcosa di diverso che svenire con un libro in mano, se va bene, o davanti alla tele, se va male. Ché anche far sempre le stesse cose stanca. Così quando Daniele mi ha chiamato per dirmi che andava a correre io gli ho detto Peccato, pensavo di chiederti se avevi voglia di un bicchiere di bianco. L’ho convinto facilmente. Poi, dopo il bianco e dopo un caffè, io me ne sono andata a sentire una cosa che c’era al Ducale, Sarajevo 20 anni dopo si intitolava. Il sottotitolo invece era Parole, poesia e teatro per Sarajevo. E andando verso il Ducale ieri sera, adesso che ormai il sole va giù presto, i porteci di via XX eran proprio belli.  

lunedì 1 ottobre 2012

domenica 30 settembre 2012

spacciatore (di carta stampata)


Io chiamo i miei due librai preferiti Spacciatori di carta stampata. Mi sa che la voce si sia sparsa perché oggi ho ricevuto un messaggio (sulla pagina di aNobii) di uno che mi diceva che  se volessi risparmiare fino al 50% potevo dare un'occhiata alla sua libreria e trovare dei titoli recentissimi (editi settimana scorsa, metteva tra parentesi) e se non trovavo quello che mi interessava potevo chiederglieli e lui avrebbe potuto reperirmeli. Finiva con un Grazie mille e a presto. Uno spacciatore di carta stampata cortese. Ma io ce li ho già i miei spacciatori fidati e poi a me, quando posso, piace provarla la merce prima di comprarla e quindi mi sa che non se ne fa niente.

sabato 29 settembre 2012

sull'idioziiinsulsaggine



‘Sta mattina ho fatto un po’ di casa ordine, che io non so come riesco a fare tutto ‘sto casino in cinque giorni ma so che ci riesco benissimo, mettendo in ordine ho anche infilato nella libreria Lo scrittore deve morire. Guardando lo scaffale ho sentito Da un punto di vista puramente estetico ci sta male, troppo azzurro, poteva scegliere un altro colore per lo sfondo di copertina. Poi mi sono data dell’idiota e subito dopo ho pensato Si meriterebbe lettrici meno insulse.

venerdì 28 settembre 2012

fumare può essere pericoloso


Oggi eravamo sul terrazzo del lab, io e la mia socia di avventura, eravamo lì tranquille a fumarci una sigaretta, guardando delle foto di gel, cercavamo di capire come andare avanti, quale potava essere la strada migliore. Eravamo concentrate sul da farsi quando è precipitato ‘sto proiettile, si è schiantato al suolo e ha innaffiato la schiena della mia socia. Per qualche secondo siamo rimaste immobili a guardarci, non capivamo. Cercavamo di capire che rumore avevamo sentito, perché c’era dell’acqua. Poi abbiamo visto una bottiglietta  d’acqua da mezzo litro, chiusa, rotta, ancora mezza piena. Era arrivata dall’alto, noi siamo al pianoterra. Ci siamo spaventate, ma tanto. Un signore che passava ha gridato guardando in alto Ma stia attento ci sono delle persone sotto. Io mi sono sporta e ho guardato su, non si vedeva nessuno. È un padiglione con solo laboratori, era stato un adulto, uno di noi, non poteva essere un bambino che giocando aveva fatto cadere una bottiglietta. Il non vedere nessuno e il non sentire niente mi ha mandato il sangue agli occhi. Ho un brutto carattere lo so ma il rendermi conto che chi aveva fatto cadere la bottiglietta non pensasse che fosse normale vedere che nessuno si fosse fatto male mi ha fatto proprio arrabbiare, così ho urlato Guarda che accertarsi che nessuno si sia fatto male, dire Mi dispiace, o anche solo Scusa, è il minimo. Si è sporta una collega e ha detto Mi è caduta mentre bevevo e poi è sparita nuovamente. Sarà stata la paura che ci aveva messo in circolo delle sostanze strane, sarà stato il pericolo scampato, ma noi a pensare che avevamo una collega che sapeva bere dalle bottigliette chiuse ci ha fatto sorridere.


giovedì 27 settembre 2012

punto esclamativo


A me i punti esclamativi piacciono poco. Li uso anche poco, a volte li uso per autosgridarmi. Quando sbaglio sul protocollo mi capita di scrivere Ho sbagliato! se l’errore è stato stupido magari scrivo Ho sbagliato!!! Anche quando leggo mi piacciono poco i punti esclamativi, però ci sono delle volte che sono bellissimi. ‘Sta sera stavo stimbrando quando ho sentito che era arrivato un messaggino, ho preso in mano il cellulare e ho letto Abbiamo l’acqua calda!!!!!!! L’ho trovato un SMS bellissimo. Anche il bagno di ‘sta sera era un bagno bellissimo, un bagno da almeno quattro punti esclamativi.

martedì 25 settembre 2012

dei regali


Ogni tanto mi faccio dei regali. Giovedì mi sono regalata un romanzo* (anche un mazzo di fiori, ché giovedì ero contenta di me, cosa che mi capita raramente e così poi ero in vena di trattarmi bene), sabato il tempo per leggerlo e oggi un'uscita dal lavoro calcolata in modo di arrivare in libreria in tempo per sentire la presentazione. A me non piace andare a sentire la presentazione di un libro che so che leggerò. È una cosa stupida, lo so benissimo, però non posso farci niente. È così. C’è, nella lettura, questa cosa bellissima che è l’essere lì con quell’insieme di parole e nient’altro. Nessuno che racconta, nessuno che spiega, nessuno che seleziona delle parti, nessuno che legge. E il tono e il ritmo lo dai tu leggendo, e le voci le decidi tu e le immagini, se le vuoi mettere, le metti tu. Con questo non voglio dire che il testo non abbia già il suo tono e il suo ritmo (e che sta a chi lo legge rispettarlo) e neppure che non ci siano nel testo delle frasi che suggeriscano voci o immagini ma, almeno a me, succede che se vado a sentire una presentazione, in qualsiasi modo sia impostata, poi succede che quello che ho sentito influenza la mia lettura, e quella è una cosa che non mi piace tanto. Sapevo che quel libro doveva uscire e sapevo anche che l’avrei letto. Speravo che sarebbero passati ma ero convinta di avere tempo. Inizieranno con le regioni dove vivono, pensavo. Han iniziato da Genova. Finito il romanzo mi son detta Eh, bella l’idea di partire da Genova, ci sta bene. Un pensiero decisamente originale, così originale che l’ho sentito anche ‘sta sera. Va be’ sorvoliamo sulla non originalità di quel pensiero. Io oggi son contenta di esser stata lì e questa cosa che ci sia la possibilità di andare alle presentazioni dei libri, e che nella maggior parte dei casi ci siano in quelle occasioni gli autori, è una cosa che può essere molto bella. E mentre tornavo a casa pensavo alle altre volte che ero andata a sentire presentare Morozzi e che ho perso una scommessa che avevo fatto due (?) anni fa con la mia amica C. (stavo per vincere, ero lì che ormai mi sentivo la vittoria in tasca e poi invece ho perso, pace). E poi pensavo che mi era venuta voglia di provare a leggere un libro dell’altro autore che era lì oggi, e adesso mi attacco un po’ al computer e cerco di vedere che cosa regalarmi la prossima volta che entrerò in libreria.

* Lo scrittore deve morire – Gianluca Morozzi e Heman Zed

venerdì 21 settembre 2012

grattacapo



Da lunedì a venerdì saremo senza acqua calda. Cambiano la caldaia. Ecco, queste sono le rarissime occasioni nelle quali vorrei essere una che va in palestra. Lo so che lo sport fa bene, non è che non lo so, ma io nella mia vita senza sport ci sto benissimo, senza acqua calda, invece, ci sto male. Ero là a grattarmi il capo con questo pensiero. Non è la prima volta che rimaniamo senza acqua calda, ma non siamo mai rimasti senza acqua calda per più di due giorni. Useremo la stessa strategia adottata per brevi periodi, dal momento che il gas non ce lo tolgono, andremo di pentolate d’acqua calda. Scomodo sarà scomodo, ma in qualche modo bisognerà pur  fare. 

(foto: Matt Cole , 'Confused Grasshopper')

mercoledì 19 settembre 2012

ci vediamo domani


Ho chiamato mia nipote per farle gli auguri di buon compleanno. Son nove, è una bimba grande ormai. Parlando con lei ho scoperto che la quarta è l’anno più difficile perché è l’anno che si impara tutto e ci sono subito le verifiche mentre la quinta no. La quinta sarà facile perché avrà già imparato tutto in quarta, in quinta si ripassa solo. Magari farà anche qualcosa meglio, ma in quinta si ripassa molto. Io non me lo ricordavo, son rimasta un po’ stupita e stavo zitta mentre me lo diceva, allora me l’ha spiegata per bene tutta questa cosa che la quarta è l’anno più difficile e che la maestra lo dice il primo giorno, così poi si sa che quello è l’anno più difficile e ci si mette a studiare subito. Alla fine della telefonata mi ha detto Ci vediamo domani. Poi si è corretta e mi ha spiegato che lei di solito le telefonate con le sue amiche le finisce così. E a sentire quella frase alla zia si è aperto un sorriso che mica si è chiuso ancora. Abbiam deciso che adesso le telefonate le finiamo tutte così, dicendoci Ci vediam domani. Allora prima di metter giù ha detto Ci vediamo domani, a nuotare a Genova.

lunedì 17 settembre 2012

testa (dis)ordine


C’è un posto che mi piace molto, l’ho scoperto per caso. Gran bella scoperta. Adesso, non adesso adesso, adesso nel senso da qualche giorno, la padrona di casa si è messa a fare una lista. Una lista di buoni propositi. Il primo era Viaggiare leggeri. Poi sono arrivati: ammalarsi quando si può, tenere uno spazio libero, leggere Alice (ri-leggere), ricordarsi di imparare, ricordarsi di avere sempre un ombrello con sé (contro ogni male). Oggi c’è Mettere le cose in ordine (anche nella testa). Mi sembrano tutti dei buoni propositi. Ora, Alice a me non è che piaccia molto, mi stava antipatica Alice quando ero bambina, non ho fatto niente per cambiare quell’idea, però sotto quel disegno c’è scritto Rileggere Alice (e i libri belli) e ognuno ha i suoi libri che ritiene belli, quindi va bene un po’ per tutti, secondo me. A me il buon proposito di oggi piace moltissimo. Io ho bisogno di un buon proposito del genere. Mi chiedevo Come si fa a mettere a posto nella testa? Io lo vedo il casino che c’è là ma non so proprio da dove iniziare. Chissà, magari se faccio un salto all’Ikea trovo qualcosa che mi può essere utile, magari, nascosto subito dopo il reparto casa ordine, c’è anche quello testa ordine.

domenica 16 settembre 2012

eredità scomoda


Ho ereditato da mio padre un senso del dovere decisamente scomodo. Non che mia mamma non l’abbia, l’ha anche lei, ma il suo è moderato. Il suo senso del dovere ha del sentimento, il mio no. Ci pensavo ieri. Ieri sera ero stanca, tanto per cambiare, e pensavo Sfido che sei stanca questa settimana hai fatto due giorni da undici ore, due da più di dieci, uno da nove e oggi hai pulito casa. Domani fai solo cose che vuoi realmente fare. No, domani devi scrivere il progettino per la richiesta di dottorato di chi lavora con te da maggio. Ecco, questo era più o meno il dialogo che facevo tra me e me ieri sera.
Io che son anni che dico a mio padre Senti, sei in pensione goditela un po’, hai sempre lavorato, hai iniziato da ragioniere, ti sei laureato che avevi già due figlie, non ci hai mai fatto mancare niente, ha pagato gli studi a tutti e tre i tuoi figli, adesso prenditela con calma, smettila di fare listati divisi in giorni e occuparti tutta la settimana con degli impegni per poi dire che sei stanco. C’è il sole? Andate a farvi un giro, prendete un bicchiere di vino in città alta, statevene in terrazzo a leggere, a fare la settimana enigmistica, a giocare con i gatti. Prendete la macchina e andate a scoprire qualche posto o a rivedere dei posti che vi sono piaciuti. Non è che glielo dico proprio così, che non son capace a parlare così diretta con mio padre, con mia mamma sì, con lui no. Però il senso di quello che gli dico è quello. Son brava a dar consigli io, a organizzare la mia settimana invece sono un disastro. Ieri sera mi sono autofatta il ca@@iatone che poi ha portato a non puntare una sveglia per ‘sta mattina, adesso mi metto a buttar giù ‘ste sei paginette, che non parto dal nulla, dal foglio bianco, c’è questa magica cartelletta con su scritto Progetti e da lì si copia e si rimpasta e si aggiunge e si toglie. E poi vediamo se mi avanzerà tempo cercherò di non vedere che la roba lavata ieri oggi sarebbe da stirare e vado avanti a leggere La versione di Barney. Quando è uscito in tanti mi han detto Leggilo, è bello, ma dal momento che se mi si dice Leggilo io non lo leggo, è proprio un riflesso, non ci posso far niente, chissà quello da chi l’ho ereditato, dicevo dato che mi dicevano Leggilo, non l’avevo letto, lo sto leggendo adesso e mi sta piacendo. Avevan ragione a dirmi Leggilo.

giovedì 13 settembre 2012

dei Miao


Poi dicono delle donne. Mica vero. Io ero puntualissima. No non è vero, io ero in anticipo, come mi succede spesso. Loro, tutti e due portatori di Y, in ritardo. È che mi muovo in autobus o  a piedi e con l’autobus non poi star lì a fare i conti dei minuti perché metti che lo perdi per un soffio poi son dieci minuti di ritardo se va bene, venti se va male. Così ero in anticipo, di poco, un quarto d’ora. Ero lì che camminavo per andare all’appuntamento e sento Miao, guardo in su e c’era una gatta. Mi son fermata a salutarla, ci siamo scambiate dei Miao. Era una gatta e in quanto femmina aveva voglia di parlare (e essere ascoltata).  Dopo poco ha salutato ed è rientrata. Peccato, era una buona compagnia di chiacchiere. Ho aperto la borsa per prendere le sigarette e ho visto la macchina fotografica. Troppo tardi ho pensato. E poi è successo che, neanche mi avesse letto nel pensiero, è uscita di nuovo.

lunedì 10 settembre 2012

dal 28 giugno


'sta sera, in un momento di abbruttimento, mi sono messa a leggere l’oroscopo di quello là che si vede sempre in televisione all’inizio dell’anno qualsiasi sia il canale sul quale si mette la tele, quello che la k nel nome, quello là che sorride sempre, un sorriso così sorriso che, a me, sembra falsissimo però va tu a sapere, magari è uno sempre felice. Poveretto (traduzione di poareto, secondo me in italiano non rende, ma pace). Ecco ero lì, e ho proprio fatto click sull’oroscopo, che poi per farlo ho fatto click proprio sul suo sorriso e ho letto: Mercurio, pianeta del lavoro e del denaro, resta in Vergine fino a domenica. Ormai non può essere toccato da Giove e Nettuno, perciò... questa settimana potreste ottenere quello che aspettate dal 28 giugno!
Adesso mi domando Ma che cosa sto aspettando dal 28 giugno? No perché qua bisogna star precisi, non quello che mi aspetto dalla fine di giugno o dal 27 o dal 29. Lì c’è scritto dal 28 e poi c’è anche un punto esclamativo.

domenica 9 settembre 2012

sulla scoperta degli errori


Ieri leggendo ho trovato l’espressione “forza belluina” e mi è tornato in mente che da piccola, ma non da piccola piccola, da piccola grandina, io dicevo “forza beduina”. Quando ho scoperto che sbagliavo ci ero rimasta male e mi ero tirata su pensando che forza beduina era (è) più bello di forza belluina e che i beduini, per me, dovevano avere più forza delle belve. Sempre stata un po’ strana.

sabato 8 settembre 2012

chissà


Questa mattina facendo il bagno alle mie orchidee mi sono accorta che una ha una cosa verde piccolissima su uno stelo. Non so cos’è ma a me, come struttura, ricorda la struttura delle foglie. Sembrano due foglie piccolissime. Se son foglie non capisco che cosa ci fanno delle foglie là, su un fusto. Che poi non son mica che si chiami fusto nelle orchidee, insomma quello che sembra un fusto, quello che quando l’orchidea fiorisce ha i fiori. Allora mi è venuto in mente che magari sta nascendo una pianta su una pianta. Chissà.

un effetto stranissimo


Mentre stavamo aspettando di recuperare dei campioni da una centrifuga, una studentessa mi ha chiesto se ho figli, No le ho risposto, e mi sa che mi si leggeva molto bene in faccia che non capivo da che parte era saltata fuori quella domanda così lei ha aggiunto Pensavo di sì, ho visto il libro* che ha sulla sua scrivania. E a me veniva da sorridere pensando alle cose che possono venire in mente delle persone che non si conoscono partendo da quello che si vede di loro, così ho aggiunto È di un autore che leggo volentieri. Da lì siamo andate avanti e lei mi ha detto che legge quasi solo stranieri e mi ha chiesto come faccio a scegliere tra gli autori italiani, che è una domanda un po’ strana, per me, perché io non faccio molta differenza tra italiani e stranieri quando scelgo un libro. Mi è venuto in mente che quando avevo preso in mano il primo libro dello stesso autore ero stata attratta dalla copertina, l’avevo aperto, letto due pagine circa a metà libro e poi mi ero domandata Ma di chi è? Avevo letto nome, cognome, la data di nascita e avevo pensato To, abbiamo quasi la stessa età. Allora le ho risposto Di solito provo a leggere delle pagine a caso e se in quarta trovo la data di nascita guardo se hanno più o meno la mia età o se sono più vecchi o più giovani. Mi sa che la mia risposta l’ha stupita più di quanto abbia stupito a me la sua domanda. Di che anno è lei? mi ha chiesto, Del 64, le ho detto. Come mio papà, ha aggiunto. E a me quella risposta là ha fatto un effetto stranissimo, ché non è che non lo so che ormai ho una certa età. Lo so quanti anni ho, lo so benissimo, ma pensare di avere una figlia che va al secondo anno d’università a me faceva un effetto stranissimo anche se, a pensarci adesso  tra me e mia mamma ci sono solo ventiquattro anni di differenza quindi quando mia mamma aveva l'età che ho io ora aveva una figlia che si stava per laureare. E poi basta, poi siamo tornate a parlare di quello che stavamo facendo. 

* Tredici favole belle e una brutta - Paolo Nori
 

venerdì 7 settembre 2012

un prù, doppio


Ci sono riuscita, sono arrivata in fondo anche ‘sta volta e mi sembra proprio che sia andata bene. Eran contenti. Ed ero (sono) contenta anch’io. Stanca e contenta. Forse un po’ sono riuscita a dare un’idea di quel che facciamo in lab. Uno può anche pensare Eran contenti di aver finito. Forse, forse anche di quello, ché anche per loro è stato un bell’impegno, però sembravano contenti di come avevamo lavorato insieme. Andando via mi hanno detto Però ci perdiamo come finisce la storia. Se volete vi mando la fine via mail, ho risposto*.  Questa mattina mi hanno fatto una sorpresa e alla pausa caffè hanno tirato fuori focaccia e pastine. È stato un gran bel pensiero. Non me lo aspettavo. A me piace mangiare e le pausa caffè + sigaretta di metà mattina e di metà pomeriggio sono importanti per il mio equilibrio fisico e psichico. Quella pausa mi ha fatto un doppio prù.

*siamo vicini alla fine, si inizia a capire come finirà ma la fine vera arriverà tra una, due settimane.