venerdì 29 aprile 2011

c'era una volta e c'è ancora

C’era una volta un blog che mi piaceva molto. Era un blog strano, con due storie. C'erano pochi post, pochissimi commenti ma era un posto dove si stava bene. C’era una gran aria di casa anche se in realtà era casa di un estraneo. Era un posto un po’ magico. Poco frequentato ma molto accogliente, o forse così accogliente perché poco frequentato. L’avevo trovato per caso. Aveva da poco aperto le porte a chi passava. È anche durato poco. Troppo poco per i miei gusti ma le magie durano poco e quindi per un certo verso è giusto così.

Oggi tornando dal cinema mi è tornato in mente (il giro di pensieri che mi ha fatto andare da Habemus papam a quel blog è contorto, molto contorto) e l’ho cercato. L'ho trovato, è ancora lì per fortuna. Fermo allo stesso punto.

giovedì 28 aprile 2011

uguale



‘sta sera mi sembra di avere la capacità di rispondere agli stimoli di una pianta grassa. Mi sento anche socievole come lei. Si potrebbe fare un esperimento. Non penso però che Daniele o Cato si prestino, che abbiano la curiosità scientifica che serve per vedere se è realmente così. Secondo me se qualcuno si avvicina troppo poi si punge. Forse dovrei andare a farle compagnia sul tavolino in terrazzo, magari senza il sottovaso. A guardarla bene lei mi sembra più carina. Domani se mi sveglio così, così come mi sento ‘sta sera, mi metto la maglia arancione. Magari l’aspetto migliora (almeno quello).

mercoledì 27 aprile 2011

elenco


Questo pomeriggio pensavo di aver perso il portafoglio invece era solo caduto dalla tasca del camice e con la grazia che mi contraddistingue l’avevo calciato sotto la scrivania. Sono anche tornata al bar sperando di averlo dimenticato al tavolino (quelli tipo autogrill) dove avevo preso il caffé dopo pranzo. È stato un brutto quarto d’ora. Mi vedevo già dai carabinieri a far la denuncia. Mi son data della cretina perché tengo di tutto nel portafoglio (non che ora mi consideri furba).
Adesso per gioco ho fatto l’elenco di che cosa penso di avere nel portafoglio:
carta d’identità, cartellino dell’ospedale, abbonamento dell’autobus, bancomat, carta di credito (messa 'sta mattina perché mi ero illusa di uscir presto e andare a comprarmi un paio di ballerine), tessera sanitaria, tessere delle librerie (4), tra i 20 e i 25 euro, codice fiscale, tessera sanitaria
ecco che cosa ho dimenticato:
tessera AIDO, tessere varie (caffé dell’ospedale, FNAC, COIN, UPIM, Sephora), due biglietti da visita (quello di una ragazza che fa collane e quello di una rappresentante di prodotti scientifici), le tessere delle librerie sono 5 e non 4 e
gli euro sono 39,57.

se non fosse per la tessera AIDO e i soldi oggi mi darei quasi un bel voto in memoria.

martedì 26 aprile 2011

non c'ero mai stata


Non c’ero mai andata. Sarà stata la compagnia, sarà stata la novità, sarà che mi piacciono molto i fiori, saranno stati tutti quei colori, quei profumi ma sono proprio contenta di questa giornata (i miei piedi un po’ meno ma pace, se ne devono fare una ragione, si vive in democrazia non possono sempre decidere loro). Andare all’euroflora con un’amica e due bambini curiosi è proprio un bel modo di passare un giorno di ferie e domani si ritorna alla vita normale, con dei bei ricordi e qualche pianta in più.

lunedì 25 aprile 2011

o ... o

Non so, o in una vita precedente ho avuto molta fame o dovrei iniziare a prendere in più seria considerazione i detti. Comunque sta di fatto che io ieri a pranzo ho mangiato una quantità di cibo indescrivibile, ché non mi sembrava proprio carino non assaggiare ogni cosa che la mamma di Daniele aveva cucinato, però aveva cucinato per un esercito e non per sei persone, adulte e di buona forchetta sì, ma sempre solo sei. Avevo mangiato così tanto che poi a cena mi ero fatta solo una tazza di caffé e latte. Però poi alle due mi sono svegliata e avevo un po’ di fame. E mi giravo e mi rigiravo, piano piano, ma ero tutta un movimento e uno sbuffo. Dopo mi sono ricordata che chi va a letto senza cena tutta notte si dimena e mi sono alzata. Pane e crudo. Alle tre dormivo che era una bellezza.

domenica 24 aprile 2011

della lettura


L’altro giorno mi è arrivata una mail che mi ha incuriosita. C’era scritto che sabato 23 aprile, giornata mondiale del libro e della diffusione della lettura, Books in the casba & Books in organizzavano una lettura itinerante. Un filo invisibile di parole e talee unirà le due librerie, c’era scritto. E poi finiva con: siete invitati a partecipare portando un vostro libro da propagare. E così mi son detta: quasi quasi vado a vedere di che cosa si tratta, e, subito prima di uscire ho anche preso su un libro che mi piace molto e che non so più quante volte ho letto, otto? nove?, va tu a ricordarti. Che la prima volta era luglio ’99 e l’ultima era luglio dell’anno scorso son sicura però. Andando alla libreria mi dicevo: se pensano che io legga ad alta voce si sbagliano di grosso. Non lo farò mai. Verranno mica a controllare se ho un libro in borsa? mi chiedevo. Poi invece è successa una cosa strana, che eravamo in pochi, saremo stati una decina, ognuno leggeva ad alta voce, ma leggevamo tutti insieme, ognuno il suo libro e intanto si camminava per i vicoli. Ogni tanto ci si fermava, ci si appoggiava a un muro o anche no, ci si fermava in una piazza, poi si continuava. Una stava attenta a non perdere lettori per strada, che se si legge mentre si cammina mica si sta molto attenti a dove vanno gli altri, agli altri dai un’occhiata svelta mentre volti la pagina ma può non bastare se cammini nei vicoli. E così, pagina dopo pagina, mi sono ritrovata che ho realmente letto, a bassissima voce, per quasi un’ora, andando avanti e tornando indietro, cercando delle pagina, ritrovandole, e son stata bene a leggere a bassissima voce quel libro insieme agli altri che anche loro leggevano a voce più o meno alta i loro libri. E non so, mi sa che visti da fuori sembrava che non avessimo tutti i venerdì, ma quella cosa fatta insieme a me è piaciuta, come mi è piaciuto il bianco con focaccia che ci siamo fatti una volta arrivati da Fabio, mentre parlavamo di come si possono usare i libri destinati al macero. Anche per piantarci delle piantine. Proprio dentro nei libri, scavando nelle pagine, mettendoci dentro terra e piante, per lo più grasse e piccine. Vengon fuori delle cose bellissime.

sabato 23 aprile 2011

la mia amica C.

Antefatto 1: due giorni fa la mia amica C. ed io siamo andate a un corsetto di medicina forense, una cosa che c’era all’interno del corso di Genetica Medica. Erano tre interventi, ognuno di un’oretta circa, e il secondo era di questa donna, che a me è piaciuta moltissimo, e che lavora a Bologna sugli scheletri. Messa così è un po’ riduttiva ma pace. Tra le varie cose che ha cercato di insegnarci c’era anche il modo per capire se uno scheletro apparteneva a un uomo o una donna e cosa guardare per determinarne un’età, anche se in maniera grossolana. Ecco, nel gruppo degli adulti, che da un punto di vista biologico va dai 30 ai 50 anni, la clavicola è completamente calcificata.
Antefatto 2: il giorno di Pasqua la mia amica C. compie 30 anni.

‘sta mattina ho mandato un messaggino a C., le ho scritto: tic tac, ca… cal… calci…
adesso mi è arrivata la sua risposta: tic tac, tic tac, calci… calci nel sedere che ti aspettano mercoledì … hihihi cmq ho già male alle spalle.

giovedì 21 aprile 2011

sotto ottimismo

A volte capitano delle cose molto belle e non ci si aspetta che succedano, e questo le rende ancora più belle ma anche un po’ speciali. Sono come dei regali inaspettati, dei regali che arrivano senza che ci sia un compleanno, o un’altra festa di quelle che spesso hanno dei regali. Non che uno si aspetti un regalo al compleanno però sa che potrebbe arrivare, ma se non c’è compleanno e non c’è altra festa, se è un giorno normale, un giorno come tanti altri e capita una cosa molto bella che sembra che si riceva un regalo allora quello è, per un certo verso, ancora più un regalo.
(considerazione fatta in un momento con botta di ottimismo)

mercoledì 20 aprile 2011

il 1° armadillo




mi sa che tra tre settimane, un mese al massimo, sboccerà il primo armadillo*. Son proprio contenta, 'sta sera ne ho contati otto, quello della foto è quello che è più avanti.

(* Amarillo)

martedì 19 aprile 2011

una spiona

Li guardavo dalla mia postazione sicura, sicura di non essere vista. Erano molto belli, se la ridevano insieme. Una risata allegra, una risata piena di briciole di brioche. Lui sembra avere più o meno la mia età, forse qualche anno in meno, mica tanti però. L’altro lui è giovanissimo, va all’asilo. Lo so perché da dove ero li sentivo, male però, al bar dell’ospedale c’è sempre molto rumore la mattina a quell’ora. Il lui più piccolo era sulle spalle del lui più grande. In una mano la brioche, nell’altra un succo di frutta, di quelli con la cannuccia. Rideva. Continuava a dire: dai sta fermo. Il lui più grande invece continuava a fare dei saltelli, piccoli, un po’ ridicoli, molto belli. Gli teneva una gamba con una mano. A guardare bene il lui piccolo mi sono accorta che aveva gli occhi rossi da pianto. Un ex-pianto che era visibile solo da quello, dal rosso degli occhi. La mano che teneva il succo era attaccata a un braccio tenuto in maniera innaturale. In maniera rigida. Il braccio rigido in maniera innaturale era il sinistro, il braccio che viene bucato più spesso anche perché la maggior parte delle persone non è mancina e di solito scelgono il braccio meno usato. Poi a un certo punto il lui più vecchio gli ha detto: guarda che mi hanno avvertito che è in arrivo un terremoto, e poi si è messo a ondeggiare, tenendogli tutte e due le gambe.
E io sono andata via, perché mi sono sentita una spiona.

lunedì 18 aprile 2011

mi piacerebbe sapere chi ha fatto quell’etichetta

poi non so che cosa gli direi ma qualcosa glielo direi volentieri, magari stando attenta alle parole che uso ma non starei zitta, se lo avessi davanti.
(Antefatto: sono allergica alla gomma, non è un’allergia preoccupante, mi vien solo un eritema, niente asma. Però dal momento che l’ho da quando ero bambina (e non potevo giocare con i palloncini delle fiere o delle feste) preferisco non espormi al lattice per non peggiorare la situazione. Ormai tutti i medici hanno anche i guanti lattex free, e anche in tutti i laboratori ci sono, quindi ho vita semplice.)
Ecco io sabato ho comprato al supermercato una scatola di guanti e c’era scritto lattex free però erano lattex free ‘sta cippa. Domenica non li avevo neppure da dieci minuti e già mi grattavano le mani (non si dice mi grattavano?, si dice si dice, basta volerlo). E così me li sono tolta subito, cioè non subito, appena me ne sono accorta e mi sono anche lavata le mani bene bene. Però non proprio bene bene dal momento che oggi sotto il cinturino dell’orologio mi gratta ancora.
Ecco sono le due e solo ora mi viene in mente che potrei portare l’orologio sulla destra oggi, così diminuisco lo sfregamento. Poi dicono che non ho il risveglio lento io. Hanno ragione non è lento, è lentissimo. Mi sveglio al quarto caffè.

domenica 17 aprile 2011

fiori di mezzodì




I mesembriantemi, che sarebbero poi i fiori di mezzodì, sono belli aperti anche alle cinque del pomeriggio, basta che ci sia il sole. Se c'è il sole loro se ne stanno lì tranquilli a goderselo e se ne fregano, giustamente, del nome che abbiamo dato loro.
Se ci si mette a guardarli mentre si beve il caffé sembra proprio che la primavera sia arrivata.

sabato 16 aprile 2011

verità vere (3)

C’è l’agito che è un misto di agitazione e nervosismo, e l’agito può anche durare delle giornate. E poi c’è l’agitone che, come dice la parola, è molto più forte dell’agito ma di solito dura di meno. La maggior parte delle volte l’agitone è più facile da interpretare, si capisce meglio perché viene e il fatto che dura di meno lo rende più simpatico. Se in un periodo di agito si instaurano delle punte di agitone allora ci si ritrova con delle occhiaie che nessun correttore riesce a mascherare. A volte in quei periodi lì, quelli di agito/agitone/agito, arrivano anche i disturbi del sonno. Ecco, quando si è a quel punto una nottata di sonno profondo, di quello che poi ti alzi e ti senti riposata, è bellissima.

giovedì 14 aprile 2011

ragionevole

di Keuner giovane

Qualcuno raccontò, a proposito di Keuner giovane, di averlo sentito dire una mattina a una ragazza che gli piaceva molto: - Stanotte ho sognato di Lei. Era molto ragionevole.

Storielle del signor Keuner Bertolt Brecht

mercoledì 13 aprile 2011

caro zio

Caro zio Wolfgang
grazie per la bella serata. Son stata proprio bene, è bello vedere che anche se non ci frequentiamo molto negli ultimi anni ogni volta che ci si vede ritroviamo il modo di stare insieme. Devo riconoscere che sei un ascoltatore fantastico, anche quando parto con le mie lamentazioni non stacchi l’ascolto (ad essere sincera non riesco a capire come fai, fossi stata in te io ieri sera sarei partita per uno di quei bei viaggi che si fanno rimanendo del tutto fermi). Oggi venendo a lavorare ripensavo al tuo consiglio, a quello da cui mi lascio condizionare e alla libertà di scelta che vorrei in parte recuperare. Mi sa però che ho ancora bisogno del tuo aiuto perché ho rifatto lo stesso errore. Sono punto e a capo. Cioè non proprio allo stesso punto, ora so perché ho detto di sì, per l’ennesima volta, anche se volevo dir di no. So che l’ho fatto perché mi sono fatta condizionare dall’idea che chi mi ha fatto la domanda ha di me, o meglio dall’idea che io penso lui abbia di me, però il risultato non cambia molto. Va beh, non posso neppure pretendere di cambiare da un momento all’altro. Ci vuol pazienza, bisogna esercitarsi.
Un abbraccio, bis bald
deine Latte

martedì 12 aprile 2011

sulla libertà

44. Basta che uno si dichiari libero perché si senta subito condizionato. Se ha il coraggio di dichiararsi condizionato, si sente subito libero.
Gli errori rendono amabili Massime e riflessioni Johann Wolfgang Goethe pag.39

lunedì 11 aprile 2011

un gioco

C’è una cosa che l’anno scorso, nel giro di una settimana, ho letta in almeno tre posti differenti (e dal momento che non ho voglia di cercarla per tre volte non cito neppure uno dei tre posti che poi mi tocca guardare quando c’era il post, metter il link, l’ho appena fatto in un posto e mi sono arenata cercando nel secondo, pianto lì e mi scuso per l’omissione). Da quando l’ho letta ogni tanto, quando inizio un libro, provo a farla per vedere che cosa succede e verificare se funziona. Bisogna unire le prime e le ultime parole di un libro cercando di formare una frase. Quello che salta fuori dovrebbe dare l’idea del libro e consigliare sul fatto se vale o meno la pena di leggerlo. È un gioco che all’inizio mi aveva preso moltissimo e quando l’ho raccontato a mia mamma siamo andate avanti quasi un’ora una sera, tanto con la bolletta del telefono che abbiamo si paga uguale, si può stare quanto si vuole.
‘Sta mattina mi è tornato in mente. Ho provato con l’ultimo libro di Mauro Covacich vien fuori: Non l’ho vista subito, era immobile nella penombra, è la sua colpa peggiore.

domenica 10 aprile 2011

da "Reportage sentimentale"

Era una donna giovane, graziosa, bionda, dal seno prosperoso, stretta nel busto, incipriata, i capelli ondulati, il rossetto sulle labbra, vestita in modo così esageratamente impeccabile da sembrare in visita a casa propria Osservandola immaginavo la meticolosa pulizia delle sue stanze, la sua ripugnanza per polvere, povertà, tarme e rivoluzioni, la sua parsimonia, la fedeltà coniugale, la mancanza di occasioni e l’assiduo commercio con veterinari che non erano poi diversi dal marito /…/ Nei due minuti che ci mise a buttarmi fuori riconobbi lei e le sue virtù – perché, a differenza del cane, la signora apparteneva a un genere ben preciso, una razza, vorrei dire, i cui esponenti presentano le medesime caratteristiche in tutti i paesi del mondo.
Il secondo amore Joseph Roth pag. 49

sabato 9 aprile 2011

tornando



dal parrucchiere (salita delle Fieschine)

andando



dal parrucchiere (via Gropallo)

nomi propri (2)


Se fossi nata maschio mi sarei chiamata Nicola. Mia sorella se fosse nata maschio si sarebbe chiamata Alberto e mio fratello se fosse nato femmina si sarebbe chiamato Camilla. Il nome maschile di mia sorella non me lo ricordavo più, l’ho chiesto ieri sera a mia mamma. Le ho chiesto anche se Nicola non le piaceva più e se era per quello che aveva cambiato idea, lei mi ha detto che quel nome era legato a me, all’attesa di me, per mia sorella aveva cambiato nome, era un’altra attesa, le sembrava giusto così. Quello di mio fratello invece me lo ricordavo bene anche perché mi ricordo molto bene che cosa ho detto quando l’ho visto per la prima volta (la prima volta che ho visto mia sorella invece non me la ricordo, avevo sedici mesi, ero troppo piccola). Mi ricordo che eravamo andate in ospedale con mia nonna e mi ricordo benissimo mia mamma nel letto, la finestra che c’era vicino, la luce che faceva, e mio fratello. Mia sorella era subito corsa per vederlo io stavo un po’ scostata, vicino ai piedi del letto e mia mamma mi aveva chiesto: e tu Latte sei contenta? Io le avevo risposto: sì perché la Camomilla non mi piace. Avevo quasi sette anni. Sempre stata sveglia, fin da bambina.

venerdì 8 aprile 2011

aguzzate la vista



Era sull’autobus, ferma al capolinea, e con la coda dell’occhio ho visto qualcosa muoversi. A me loro sono simpatici. Le pantegane no, loro sì. Lo ammetto, sono un po’ razzista in fatto di roditori.

giovedì 7 aprile 2011

Nora + Kristine



Mi è piaciuto. Non posso dire che non mi è piaciuto perché sarei bugiarda o meglio, perché direi una bugia. Però, a pensarci a distanza di qualche giorno, a me vien un po’ da dire: va bene che sei brava, va bene che quando sei sul palco sei nel tuo ambiente naturale, però perché far tutte e due le parti? Che bisogno c’era di essere l’unica donna recitante, perché tenere in compagnia altre tre donne per poi far fare loro la comparsa? Lo so che non so nulla di teatro, che sono l’ultima persona a poter dire qualcosa, ma secondo me se facevi Nora e bon, fine, era meglio. Perché hai voluto fare anche Kristine? E se proprio volevi essere l’unica donna recitante perché non hai fatto anche la cameriera, perché non hai lasciato in scena tre manichini vestiti con i costumi delle tre donne? Sarebbe stata una scelta più coerente. Però brava sei proprio brava.

mercoledì 6 aprile 2011

ticket crossing



Non ho capito bene come sia nata questa cosa però sta funzionando. Forse si arriverà a ottenere due biglietti: uno, quello che c’è già, da un euro e cinquanta e durata cento minuti e uno da cinquanta centesimi che permetterà di viaggiare per venti minuti.

verità vere (2)

Se ti porti i pomodori in un gavetto tondo, stretto e alto arrivano all’ora della pausa pranzo che non sono ammaccati, però poi, quando li tagli hai i gomiti che stanno più in alto delle orecchie. E quella è una posizione molto scomoda.

domenica 3 aprile 2011

sforzo fantastico

L’attività scientifica è materiata per grandissima parte di sforzo fantastico; chi è incapace di costruire ipotesi non sarà mai scienziato. Anche nell’attività politica ha grandissima parte la fantasia; ma nell’attività politica l’ipotesi non è su fatti inerti, di materia sorda alla vita; la fantasia in politica ha per elementi gli uomini, la società degli uomini, i dolori, gli affetti, le necessità di vita degli uomini. Se uno scienziato sbaglia nella sua ipotesi, poco male, in fondo: si perde una certa quantità di ricchezze di cose: una soluzione è precipitata, un pallone è scoppiato. Se l’uomo politico sbaglia nella sua ipotesi, è la vita degli uomini che corre pericolo, è la fame, è la rivolta, è la rivoluzione per non morire di fame. Nella vita politica l’attività fantastica deve essere illuminata da una forza morale: la simpatia umana; ed è aduggiata dal dilettantismo, così come fra gli scienziati. Dilettantismo che è in questo caso mancanza di profondità spirituale, mancanza di sentimento, mancanza di simpatia umana.

Odio gli indifferenti Antonio Gramsci (pag. 6-7)

sabato 2 aprile 2011

due ore



I primi ventiquattro anni li ho passati quasi sempre in Lombardia, son nata lì, son vissuta lì. E anche se di tempo ne è passato, non mi sono ancora abituata al fatto che adesso vivo al mare. A me andare al mare due ore sembra ancora una cosa strana, mi vien ancora da pensare: due ore? due ore soltanto? ma ti pare il caso di prender su e andare al mare per due ore? al mare si va tutta la giornata. E invece prender su e andare al mare per due ore è molto bello, specialmente in questa stagione. E oggi siamo stati a Bogliasco, due ore, e ci siamo stati benissimo. Distesi al sole, io vestita e lui in costume e maglietta. E anche con i piedi in acqua si stava bene, era fredda ma non freddissima, i piedi ce li potevi anche lasciare un po’ prima di smettere di sentire le dita. E si stava bene lì distesi, con il libro, con il pezzo di pizza da mangiare quando è stata l’ora della fame. E era bello vedere che all’orso sardo in riva al mare gli brillavano gli occhi.

sfondi





Una cosa strana, almeno per me è una cosa strana, è rendersi conto di come l’occhio umano riesca a togliere delle cose da un’immagine tenendo solo quello che vuole vedere. Ieri in via San Vincenzo ho visto un albero fiorito e da dove stavo venendo io sullo sfondo c’era un palazzo molto brutto che però non vedevo. O meglio lo vedevo ma senza vederlo. Se fotografavo i rami dell’albero da dov’ero nella foto il palazzo brutto saltava fuori in maniera così prepotente da coprire i rami. Se facevo finta di percorrere via San Vincenzo nella direzione opposta questo non succedeva, se facevo finta di andare nell’altra direzione la casa che rimaneva sullo sfondo non copriva, se ne stava lì tranquilla a fare da sfondo. E questo succedeva anche se sbagliavo completamente il fuoco, anche se a fuoco era lo sfondo.

venerdì 1 aprile 2011

sul misticismo

Oggi sono andata all’inaugurazione della nuova libreria di Fabio e Marco. È molto bella, piccolina, molto accogliente. Quando sono arrivata loro stavano parlando con delle persone e così mi sono messa a curiosare. C'era tanta gente, per lo più a gruppetti, bevevano tutti e mangiavano anche tutti, focaccia. Pochi stavano guardando i libri. Era un’inaugurazione, penso sia normale. L’ordine dei libri è lo stesso di quello che usano nell’altra. Letteratura: tutti gli autori insieme, seguendo l’ordine alfabetico, non occorre memorizzare le case editrici o ricordarsi di che nazionalità sono (e per me è un gran vantaggio). Oltre alla letteratura c’è uno spazio per i fantasy e i gialli e uno spazio per il cinema. Mentre ero là a guardare è arrivato un ragazzo e mi ha regalato un libro. Mi ha messo in mano: Il mistero di Maria di Luce Irigaray e mi ha detto che in quella giornata si regalavano libri, ma non a tutti, a qualcuno, a sua discrezione e che vedendomi aveva pensato che fossi una persona mistica e così per me aveva scelto quel libro. Tornando a casa ci pensavo, chissà che cosa ha visto mi chiedevo. Non me l’aspettavo una cosa del genere, l’ho solo ringraziato e gli ho sorriso, gli ho detto che era una gran bell’idea ma non gli ho chiesto perché aveva pensato che fossi una persona mistica e adesso mi dispiace. Però a pensarci ora, a me entrare in una libreria ricorda un po’ un’esperienza mistica, o meglio quello che io penso possa essere un’esperienza mistica.