martedì 31 agosto 2010

45

‘sta mattina sul 45
- c’era una signora che diceva al marito: ma guarda questo autobus, è tutto scassinato, tutti gli autobus sono scassinati e vogliono anche aumentare il biglietto. L’avrà detto almeno cinque volte, forse sei, ogni volta il marito rispondeva: eh.
- c’era una mamma giovanissima con due bambine bellissime, la bambina più grande, che avrà avuto più o meno cinque anni, ogni tanto si prendeva in braccio la sorella, che non ne aveva ancora uno, e le faceva il solletico. Sarei rimasta delle ore a guardare quelle tre donne.
- quando ho appoggiato il naso al mio braccio appeso agli appositi sostegni, quelli tipici degli autobus, perché l’autista aveva fatto una frenata brusca mi sono accorta che la mia pelle, nonostante la doccia, sapeva di medicine, puzzava di medicine. Saranno gli antibiotici, ho pensato, però che schifo.
- dal finestrino ho visto un foglio A4 attaccato a un muro, c’era scritto: Passerotto ti amo, e poi una data, non mi ricordo il giorno e il mese ma l’anno era 2008. Il foglio era nuovo ho pensato che potesse essere la data dell’inizio della loro storia. La frase non mi piaceva ma il fatto che invece di scrivere sul muro l’autore/autrice avesse usato un foglio e lo avesse attaccato con lo scotch da pacchi mi ha fatto diventare l’autore/autrice simpatico/a.

domenica 29 agosto 2010

uffa

Non sono più passata da qua, cioè ci sono passata ma non ho più scritto nulla. Motivo: male a un orecchio. Non dovrebbero essere collegate le due cose, non scrivo con le orecchie. Coi piedi sì, con le orecchie no. Il punto è che non mi andava molto di passare da qua e dire: ciò male a un orecchio (il destro se siete curiosi), anzi la frase corretta sarebbe stata ho male a un orecchio e la cosa mi mette di cattivo umore. Così ho aspettato, per vedere come andavano le cose e ora ho deciso che lo scrivo: ho male a un orecchio e la cosa mi mette di cattivo umore. È iniziato tutto lunedì. Lunedì sera non riuscivo a dormire dal male e così mi sono presa un anti-infiammatorio, ha funzionato, è andata meglio, poi ho dormito. Ho continuato a prenderlo ma il problema non si risolveva, da giovedì ho iniziato anche a prendere anche un antibiotico. Mah, sto meno male è vero ma direi che il problema è ancora là. Da ieri prendo anche dei fermenti lattici, mi sa che ‘sto antibiotico si è messo a distruggere i batteri sbagliati. I fermenti che prendo sono di un dolce ma di un dolce che è indescrivibile quanto sono dolci. Un dolce nauseante, ecco lo definirei così: dolce nauseante, tanto dolci che ieri mi è venuta voglia di andare in cucina, aprire il barattolo del sale e prendermi un granello di sale grosso per scacciare via quel gusto. Oggi ero in casa e facevo cose di casa o leggevo e per almeno venti volte mi son sentita dire: ma uffaaaa. Mica bello, sentire una che stira si sposta i capelli, picchia sull’orecchio e dice uffa, mette giù tavolo inizia a mangiare e al terzo boccone dice uffa, legge, si volta dall’altro lato picchia l’orecchio sul cuscino e dice uffa.
Secondo me Daniele ora è andato a correre perché non ne poteva più, meno male che domani torno a lavorare e lì mi inibisco, lì mi sa che non dico uffa due volte all’ora. Lo penso, ma taccio.

lunedì 23 agosto 2010

chissà

‘sto pomeriggio, sul tardi saran state le sei e mezzo, camminavo nei vicoli e ho sentito una signora che parlava al cellulare. Avrà avuto quindici anni più dei miei, una bella signora, con i capelli grigi, raccolti in una coda, e un vestito bianco, largo. Andava nella direzione opposta alla mia, parlava al telefonino calma ma con voce decisa e diceva: ti approfitti e mi tratti male (pausa) c’è qualcosa che non funziona nel nostro rapporto (pausa molto lunga) non so, non mi sembra (pausa) chiamami domani. E poi non ho più sentito. Chissà chi c’era dall’altra parte.

domenica 22 agosto 2010

tormentato e sedotto

In fondo esiste solo quel che ci ha tormentato e quel che ci tormenta, esiste soltanto quel che ci tormenta in continuazione (per noi); quel che ci ha sedotto, chi ci ha sedotto… tutto il resto, chiunque altro, per noi, non è mai esistito… nessuno che mi non mi abbia tormentato e sedotto almeno una volta… Quanto più grande è il tormento inflittomi (da quella persona) tanto maggiore ecc…

Amras Thomas Bernhard pag. 60-61

la passeggiata di una passeggiata

//passeggiavo e mi illudevo di passeggiare… non ero più in grado di fare una passeggiata, mi ero illuso di aver fatto una passeggiata a Wilten, mi ero illuso tutto il pomeriggio, tutta la mia miseria, tutta la nostra miseria non era che una mia illusione… era come se dentro di me mi fossi comportato con me stesso, nei confronti di me stesso, come in un cattivo romanzo… poiché l’illusione di una passeggiata non è una passeggiata, pur essendo una passeggiata… è una passeggiata solo in apparenza, la passeggiata di una passeggiata… io dunque m’ero illuso di aver fatto la mia passeggiata, vale a dire quella illusoria passeggiata di una passeggiata, che non era una passeggiata,
Amras Thomas Bernhard pag. 48

venerdì 20 agosto 2010

il gatto di Simone

Lui è un grande ma il suo gatto è … non mi viene un aggettivo adatto. È un gatto gatto, ecco che cos’è. Opsh, correggo, ecco chi è.

mercoledì 18 agosto 2010

Pino



Io e Pino abbiamo parlato, molto. Tradotto: Pino mi ha fatto il c@@o, me lo meritavo ma inizialmente ci sono rimasta male. Il punto è che non è facile sentirsi dire: te che a vent’anni hai iniziato con i io qui ci sto bene ma vorrei andarmene a finire di studiare a Pavia, te che per tre volte te ne sei andata a vivere fuori Italia (periodi brevi tra i cinque e i nove mesi, però l’hai fatto), te che da sorella maggiore rompina ti sei sentita autorizzata a dire a tuo fratello di non passare dalla casa dei genitori al portare una vera al dito senza provare a starsene da solo, te, proprio te, ora mi chiudi qua in questa camera? Ecco, non è facile sentirsi dire certe cose, essere messa davanti ai propri sbagli così senza tanti giri di parole. Penso che avesse ragione lui e oggi Pino dorme all’aperto, nella sua nuova casa, e dietro casa di Marzia ci sono more, vitigni, patate, cavallette, lumache, c’è un monte che lo aspetta e altri ricci che spesso passano da là.

e infatti

e infatti poi è passata, oggi non ho bisogno di scorte di pazienza. Oggi tutto ok.

martedì 17 agosto 2010

vagonate

Altro che dosi monouso, vagonate. Poi so che mi passa, mi conosco, so che è così, però adesso nell’immediato: vagonate.

lunedì 16 agosto 2010

gavetti monodose

Ci sono dei giorni che mi domando, ma non una volta tante volte, se esistono dei posti dove si può acquistare una scorta di pazienza. Sarebbe così utile poter far una scorta di pazienza. Che ne so, magari potrebbero mettere un reparto al supermercato dove poi prendere un sacco di pazienza formato famiglia, tornare a casa fare dei gavetti monodose, metterli nel congelatore e poi al momento giusto prendere quello che ti serve, scongelare, se hai fretta che hai aspettato fino all’ultimo pensando che ce la facevi, mettere il gavetto nel forno, impostare il programma scongelamento rapido e bon: il gioco è fatto.

domenica 15 agosto 2010

strana malattia

Ho una strana malattia che si manifesta in maniera curiosa: quando entro in libreria le estremità degli arti superiori diventano appiccicose. Può essere imbarazzante, capita di incontrare qualcuno che conosco e devo star attenta a non abbracciare. Va beh, son cose che succedono, pare, e poi non hanno ancora trovato una cura quindi me ne faccio una ragione. È l’unica possibilità che ho.
L’altro giorno mi è rimasto attaccato alla mano un libro, aveva un titolo molto bello* anche la quarta era molto bella**. Ora è lì sul comodino, ogni tanto ne leggo delle pagine, trovo frasi interessanti.
- La cosa più terribile è quando individui piatti e insignificanti si accompagnano a esaltati.
- Certi libri sembrano scritti non perché da essi si impari qualcosa, ma perché si sappia che l’autore sapeva qualcosa.
- Nessuno parlerebbe molto in società se sapesse quante volte fraintende gli altri.

* Gli errori rendono amabili (massime e riflessioni di J.W. Goethe),
** Bisogna pagar cari i propri errori, se si vuole liberarsene.

sabato 14 agosto 2010

collezionismo

‘sta sera ho guardato un film alla tele, bruttino per i miei gusti, e naturalmente mi sono beccata un numero esorbitante di interruzioni per la pubblicità. Ora io posso anche capire che a maggio ci sia un bombardamento continuo di creme dimagranti, rassodanti, e compagnia andante (quest’anno c’era anche una somatoline che te la mettevi per andare a prendere il sole e poi ti abbronzavi e dimagrivi contemporaneamente). Posso capirlo, non lo condivido ‘sto bombardamento ma posso capirlo, ché non facciamo altro che vedere queste immagini con le quali cercano di infilarci in testa che bisogna a tutti i costi avere determinati tipi di corpi e quindi lo capisco che a maggio bombardino con le creme dimagranti, rassodanti e compagnia andante ma perché a fine agosto inizio settembre dovrebbe partirci l’embolo del collezionismo? Io mi domando perché alla fine delle vacanze dovremmo morire dalla voglia di metterci a collezionare qualcosa? Non me lo so spiegare. Comunque, al di là di questa mia incapacità a capire il perché, questa sera c’era una bella scelta:
Richiami per gli uccelli (primo fascicolo con il richiamo della rondine)
Panzer Tiger (costruisci il leggendario carro armato tedesco della seconda guerra mondiale)
Collezionare coltelli classici da lavoro (la prima uscita con il coltello roncola è già in edicola)
Collezionare miniature napoleoniche
Macchine, movimento terra: ruspe, betoniere (la prima uscita è già in edicola)
Dai santuari più amati i rosari di Maria (prima uscita il rosario di Fatima)

(poi se qualcuno vuole togliermi dalla mia ignoranza quel qualcuno sappia che fa una buona azione e mi fa anche un favore)

mercoledì 11 agosto 2010

attivare il potere delle parole

Tutti i lettori dovrebbero copiare i testi che amano: non c’è niente di meglio per capire cosa li rende degni di ammirazione. Una lettura troppo veloce non permette di scoprire cosa si nasconde dietro questa semplicità. /…/ Ricopiare significa attivare il potere delle parole.

Il viaggio d’inverno Amelie Nothomb p. 36-37, p.92.

(con un libro intero, dalla prima all’ultima parola, non ho mai provato ma frasi o pagine sì. Fatto, tante volte.)

martedì 10 agosto 2010

una torta di patate, buonissima

L’anno scorso, più o meno in questo periodo, un signore ha chiamato mia mamma. Lei era a fare la spesa, ha risposto mio padre e, anche se mio padre voleva sapere il motivo della telefonata, lui non glielo ha detto. Ha detto solo che avrebbe richiamato. Quella telefonata ci aveva messo tutti in uno stato d’animo strano, continuavamo a pensare che cosa mai volesse. Dopo tre giorni ha richiamato, si è ripresentato e ha chiesto a mia mamma se era parente di Alessandro P. e Alice S. Lei è rimasta zitta per un po’ poi ha detto che sì, erano i genitori della seconda moglie del papà di suo papà. Allora questo signore le ha spiegato che stava facendo una ricerca sulle persone che erano state internate a Caprino Veronese (soggiorno coatto, lo chiamavano) e che aveva trovato anche i loro nomi. Non sapeva niente di più, per il momento, e le ha chiesto se lei sapeva e voleva raccontargli qualcosa. Sono seguiti quasi due mesi senza che richiamasse e mia mamma stava male ogni volta che ci pensava e quando ne parlavamo lei arrivava sempre alla frase: magari non mi hanno detto niente perché ero troppo piccola (mia mamma è del 40). Io a quella frase non sapevo che dirle se non: aspettiamo. Se li ricordava anche se li aveva visti una volta sola, da bambina, abitavano a Bressanone. Poi ha richiamato e Alessandro e Alice da quel campo sono usciti, molto probabilmente grazie all’aiuto di un prete che riusciva a farne uscire alcuni sistemandoli poi nelle campagne circostanti, a casa di persone che li accoglievano come parenti arrivati perché avevano perso la casa sotto i bombardamenti.
Quando sono stata dai miei, natale scorso, ho chiesto a mia mamma se mi faceva vedere la fotocopia del registro che le aveva mandato. Era una pagina a righe, scritta in bella calligrafia, con un corsivo di quelli che ora non si vedono più. C’erano i nomi di tutti i membri di quella famiglia e nella colonna dopo c’era scritto in ogni riga: di razza ebraica. Io continuavo a guardare quella colonna. Non vedevo altro, poi ci sono riuscita. Mamma guarda le ho detto e le ho mostrato due date: quella del matrimonio dei miei trisavoli e quella della nascita della nonna Bettì (nonna per mia mamma). Mia mamma ha fatto due conti, sei mesi e mezzo. E allora ci ha preso da ridere a pensare a Alessandro e Alice. Poi ho chiesto a mia mamma se mi raccontava qualcosa di sua nonna e lei mi ha detto sapeva usare le patate per fare qualsiasi cosa e che una volta le aveva cucinato una torta di patate, buonissima.

lunedì 9 agosto 2010

nervoso

Oggi al mare davanti a noi c’era una coppia. Tutti e due belli, tutti e due giovani, tutti e due palestrati ma non in maniera esagerata, tutti e due con la stessa tecnica d’abbronzatura: lettino che veniva orientato periodicamente a seconda della posizione del sole, olio solare e relativo spruzzino che una volta usato veniva rimesso sotto il lettino, bagno ogni mezz’ora - quaranta minuti che corrispondeva anche al cambio lato (pancia-schiena-pancia-schiena…). Un lavoro che non vi dico a ogni cambio posizione, lei ogni volta che entrava in acqua doveva rimettersi un pezzo del bikini per poi rislacciarlo, lui doveva tira giù i boxer (non nella maniera che pensate, io lo so che vi si è formato il fotogramma sbagliato, non in quel modo, è che li arrotolava perché non gli rimanesse metà coscia bianca). Poi di pomeriggio hanno iniziato a prendere il sole anche in posizioni strane, tipo tenendo le braccia sopra la testa, probabilmente per avere il braccio uniformemente colorato o meglio l’ascella abbronzata, che quella sì che fa la differenza tra l’abbronzatura presa a caso e quella dei professionisti della colorazione da esposizione solare. È così che ho visto che lei aveva dei numeri tatuati sull’avambraccio. 18 11 1989, probabilmente è la sua data di nascita, solo che vedere quel tatuaggio mi ha fatto un nervoso ma un nervoso che non si può descrivere il nervoso che mi ha dato quel tatuaggio. Ma non si poteva far tatuare uno scorpione, un fiore o qualsiasi altra cosa?

domenica 8 agosto 2010

mi son divertita (basta poco)



Girando per Venezia ho visto dei segnalibri che mi piacevano e volevo regalarmene uno. C’è tempo, mi dicevo, poi il tempo è finito e io non me lo ero ancora preso.
L’altro giorno ho pensato che potevo provare a farmene uno, non era la stessa cosa ma pace, e sono andata a cercare quello che mi sarebbe servito. Ne ho fatti quattro, ché a me far ‘sti esperimenti piace, una volta scelto i pezzi, son due nodi da fare non è una grande impresa. L’idea era che, se venivano bene, potevo regalarne tre. Mi sono divertita ma ora ho un problema, non so quale tenere per me.

sabato 7 agosto 2010

è un po' vero

Quando mi calano gli zuccheri, mi innervosisco, e poi mangiare è come fare l’amore e mette allegria.

Ma quale amore Valeria Parrella pag. 30

venerdì 6 agosto 2010

son cose che fan pensare

Per otto giorni non ho acceso la televisione anche se era in sala e lì ci stavo per qualche ora dopo mangiato, non ho acceso la radio anche se era in cucina sopra la lavatrice, non ho ascoltato l’iPod anche se era sempre in borsa (se escludo una mezz’oretta nel viaggio di ritorno). C’erano questi silenzi bellissimi. Adesso non passano più di venti minuti da quando varco la porta di casa che mi viene in mente d’accendere la tele o la radio. Non lo faccio sempre ma la voglia è quella. Ci sono questi silenzi inascoltabili. Son cose che fan pensare.

giovedì 5 agosto 2010

restauri

Oggi mi sono svegliata e pioveva. Niente mare. Non era come martedì, martedì era iniziato con il brutto ma si vedeva che andava al meglio e infatti poi al mare si stava bene. No, oggi proprio brutto senza possibilità di miglioramento, né a levante né a ponente, anche su internet mettevano nuvole nere da tutte le parti, nuvole nere con i fulmini per la precisione. E allora bon, cambiato idea: oggi mi sono data al restauro. Ho pulito un po’ casa, fatto le lavatrici, sia bianco che colorato, e poi mi sono restaurata io. Sono andata anche dal parrucchiere e ho tagliato i capelli. Mi sembra che non sia stata una cattiva idea, solo che non sono abituata ai capelli corti. Corti, non sono corti ma sono molto più corti di prima. Ho tutti i gesti di una che ha ancora i capelli lunghi. Tipo che ho messo il grembiule per cucinare e mi sono trovata a spostare i capelli fuori dal cordino che gira sul collo ma non c’era niente da spostare, loro stavano già sopra il cordino, da soli. Arrivano poco sopra le spalle ora, cosa volevo spostare, non c’era niente imprigionato sotto il cordino. Domani danno bello, domani mare e son contenta ché a veder le robe asciutte poi sento una voce che dice che devo stirarle se invece siamo al mare non la sento, non arriva la voce fino al mare, al mare si prende l’ombrellone a noleggio, lo si pianta a due passi dal mare e lì c’è una zona dove le voci non arrivano, lì è zona vacanza.

mercoledì 4 agosto 2010

siam grandi

ieri mattina mi ha chiamato mia nipote e mi ha detto che le balla un dente (è il primo). Io le ho detto che allora è una bimba grande e le ho chiesto se poi sarebbe arrivato il topolino o la fata (a casa nostra arrivava il topolino a casa di sua mamma la fatina dei denti). Lei mi ha detto che spera che arrivi un criceto.

ieri, alle cinque e mezza del pomeriggio, minuto più minuto meno, ho terminato il mio quantaseiesimo anno di vita. Son grande ormai.

ritorno

Son tornata a casa, domenica sera.

Cato lo accarezzavo e non fusava*
Pino l’ho accarezzato e mi ha soffiato. Non sapevo che i ricci soffiassero e invece soffiano di brutto da arrabbiati.
Il mio orso sardo invece è venuto a prendermi in stazione e era contento di vedermi. Riempiva il cuore.

(*poi già lunedì mattina si strusciava sui piedi e cercava carezze, è un gatto bagascio. È un gatto, punto)