sabato 28 marzo 2015

cose belle


Andare a teatro il sabato sera, senza la stanchezza della giornata lavorativa e magari avendoci messo prima anche un pomeriggio passato in compagnia di un buon libro e di un pisolo di un’oretta, è molto bello. Tornare a casa e mangiarsi una brioche salata dopo averla tagliata in due e averci messo maionese e prosciutto crudo è anche quello molto bello. Anche la birretta bevuta dopo la cena tardiva fa parte delle cose molto belle.

giovedì 26 marzo 2015

invano


Se  c’è una cosa che mi dà realmente addosso è quando mi si accusa di non aver fatto una cosa che invece ho fatto. Che di cose che non faccio o rimando ce ne sono molte ma se uno mi chiede un favore lavorativo è realmente difficile che non lo faccia. Oggi ho ricevuto una telefonata e prima ho detto che non mi ricordavo che mi avesse dato da fare una cosa poi, parlando, ho capito che cosa era. E intanto pensavo Certo che se mi dai un tubo con la tua calligrafia con scritto Pino e poi mi chiedi di Caio, perché quello è il nome commerciale dell’anticorpo, mi vien difficile seguirti. Trovo il quaderno dove ho archiviato il risultato e glielo dico al telefono. Non paga la gentil donzella mi accusa di aver tenuto il risultato per me, ridacchia, e a me salta il sistema nervoso e le dico Spetta, è un risultato di settembre controllo la mail perché mi sembra strano che non te l’abbia mandato. Sul momento, molto probabilmente perché ero girata malissimo, non trovo la mail. Adesso, con calma, un bicchiere di bianco e una sigaretta, la mail è saltata fuori e così gliel’ho inoltrata. Nel testo ho scritto Mi si accusa invano. Buona serata. m.

Mi sa che la bellezza del mio invano rimarrà incompresa dal momento che nelle sue mail ci sono spesso gli “ un pò ”. Che poi, a pensarci bene, dovrei fare poco la furba con la valangata di errori che faccio io. 

lunedì 23 marzo 2015

oggi


Son delle settimane che nel padiglione dove lavoro ci sono anche dei muratori che ci stanno costruendo la scala antincendio. Ci si vede tutti i giorni, non proprio tutti, ci si vede da lunedì a venerdì, ci si saluta. Tra loro parlano una lingua che non è quella della città dove son nata ma ci assomiglia. Questa sera, eran le sette passate, stavamo uscendo insieme, ho chiesto loro da dove venivano. Provincia di Brescia. Io son bergamasca, ho detto loro. Allora lei quando parliamo tra noi ci capisce, mi ha detto uno, Un po’, ho risposto. È stato bello star lì sul portone a parlare. Non ho confessato però che qualche giorno fa ho trovato dietro il padiglione una matita di quelle piatte che usano loro e me la sono presa. Son bellissime quelle matite piatte. Non è che per questo non si possa chiamare furto però aggiungo che era molto usata, eran meno di tre dita di matita. Tre dita per largo non per lungo. 

domenica 15 marzo 2015

pensierini nati da un uovo (di legno)


Stavo aggiustandomi due paia di calzini che avevano un buchino, un buchino un paio e uno l’altro paio. Ero lì che rammendavo e mi è venuto in mente che le uova di legno che si usano per rammendare i calzini sono, molto probabilmente, tra quegli oggetti che spariranno dalle case. O che magari qualcuno tra qualche decennio ritroverà e non sarà più in grado di sapere a cosa servono o come si usano, ed è un peccato, secondo me. Son bellissime secondo me le uova di legno. E così tra un pensiero e l’altro mi è vento da pensare che spesso aggiustare una cosa costa di più di comprarla nuova e allora c’è poco da fare la raccolta differenziata bisognerebbe (r)imparare ad aggiustare le cose per farle vivere di più. Allargare o stringere una gonna o un paio di pantaloni costa di più che comprarli nuovi e a me sembra una cosa assurda. E, tra un pensiero e l’altro, mi è vento in mente che l’anno scorso avevo un paio di pantaloni estivi di quelli che sembrano una gonna, molto lunghi, che per Genova era scomodissimo perché qua è pieno di scalette e allora con quei pantaloni di quella forma lì, ma anche con le gomme molto lunghe, devi star attenta quando fai le scale, devi prender su di lato se non vuoi inciampare, questo mentre sali le scale, a scenderle c’è un movimento della gamba, una specie di calcio, che ti permette di scenderle senza rischiare di cadere, se si impara a farlo poi si può andar giù anche di corsa senza pericolo. Quei pantaloni mi piacciono molto così li avevo portati ad accorciare ché io non so cucire a macchina. Ecco, rifare l’orlo a quei pantaloni mi è costato di più di quando li avevo presi, e mentre pagavo, si vede che me lo si leggeva in faccia che pensavo che quello era un furto, la signora mi ha detto Sa son larghi in fondo questi pantaloni, quello è il prezzo dell’orlo di due gonne. E poi, dopo una pausa, Di una magra. 

venerdì 6 marzo 2015

due frasi bizzarre


Ieri sono andata a uno di quei corsi obbligatori che si fanno nel mio istituto perché possiamo imparare quali sono i comportamenti corretti da usare quando lavoriamo per diminuire gli infortuni da rischio biologico. E fin qui tutto bene. È una cosa bella che si tengano. Magari sbuffo un po’ perché li devo fare ma ogni volta c’è qualcosa che porto a casa, che mi fa pensare, che mi fa (almeno) proporre di cambiare delle abitudini. Quello che però questa volta mi ha colpito di più, e che ha colpito molto anche la mia collega che lo stava facendo con me, son state due frasi. Due frasi che a noi son sembrate decisamente bizzarre ma che ci è sembrato siano passate del tutto inosservate. Tutte e due frasi pronunciate durante l’intervento del medico della medicina preventiva. La prima, non ricordo bene le parole ma il succo era che bisogna imparare a denunciare anche gli incidenti che ci sembrano piccoli e senza rischio, o a bassissimo rischio, perché se succede qualcosa e non abbiamo fatto la denuncia poi con l’INAIL son problemi che non ci riconosce l’incidente sul lavoro. Non, se non fate la denuncia perdete la possibilità di essere tutelati con vaccini, terapie, non siete sottoposti a controlli che vi permettono di ridurre la possibilità di ammalarvi seriamente. No il punto era avere il riconoscimento da parte dell’INAIL. La seconda invece era sulle terapie per il rischio HIV. Anche lì una cosa stranissima. Se, facciamo corna, veniamo in contatto con del sangue HIV positivo abbiamo diritto a una cura che diminuisce le possibilità di ammalarsi. Questa cura prevede due farmici, uno era lo stesso per gli uomini e per le donne, l’altro era diverso. Lui candidamente ci ha spiegato che quello che si usa per gli uomini non va bene per le donne che prendono la pillola e poi, sempre candidamente, ha detto che dal momento che poi il medico si dimentica di chiedere se prendiamo o no la pillola hanno messo di base quello che va bene anche se si prende la pillola per tutte le donne. Allora io mi chiedo Ma se non hanno messo quel secondo farmaco anche per gli uomini, vuol dire che funziona meno bene? Che secondo me è una domanda legittima, perché sarebbe ancora più semplice lasciare la stessa terapia per tutti se realmente funzionassero allo stesso modo. 

giovedì 5 marzo 2015

Però


Però non si può sempre far ricadere ogni cosa sulla società. Ci sono momenti in cui si è carogne per conto proprio.

Cane bianco – Romain Gary – trad. R. Fedriga – pag. 58