sabato 30 ottobre 2010

aggiornamento

Ho trovato degli errori: Bathya non l’ho segnata come figlia di Aronne e Tonia e Isaia nel mio schema se ne sta lì in un angolino in alto da solo e invece è il fratello di Aronne. Mi sono scappati forse perché anche senza schema li collocavo già bene nella famiglia.
Andando avanti è venuto fuori che Mosè e Isacco sono sposati tutti e due e le loro mogli si chiamano tutte e due Haja, anche Ittamar e Beniamino sono sposati e hanno il primo due maschi e il secondo due femmine. Micah è sposato con Tzafrira (se ricordo bene) e Menahem con Penin, loro hanno due figli Zohat e Ghila. Il nonno paterno di Meir si chiama Meir (sarebbe da mettere al contrario Meir si chiama come il suo nonno paterno).

come le ciliege (2)





sto leggendo un romanzo molto bello, per i miei gusti, e mi è venuta voglia di sistemare un po' tutti i componenti di quella famiglia. È tantissimo che non disegno un albero, l'esame di genetica umana l'ho dato nell'86, da quel periodo ben pochi alberi. Quando mi è capitato erano alberi piccoli, semplici. Non mi ricordavo più come si segnano i gemelli, poi mi è venuto in mente: come le ciliege. Forse. Probabile che ci siano degli errori, l'ho disegnato sfogliando le pagine che ho già letto ma non ho voglia di iniziare da capo, potrei essermi dimenticata di qualcuno così come potrebbero saltar fuori altri parenti andando avanti.
Ora continuo e se mi va andando avanti con le pagine controllo e l’aggiorno.

giovedì 28 ottobre 2010

con il lanternino

Lui mi ha chiamato che ero ancora in laboratorio e mi ha detto che andava a correre e che sarebbe tornato per le otto e mezza, di organizzarmi pure per mangiare per conto mio. Quando va a correre poi non ha fame. Una cosa inspiegabile per me, ma io non corro quindi la mia è sola un’idea inspiegabile. A me verrebbe di pensare che uno corre e poi arriva a casa che ha fame invece non è così. Almeno sembra. Uno corre e gli passa anche la fame. Dovrei provare, magari la prossima primavera. O forse anche no. Io pensavo realmente di aspettarlo, mica tornava tardi. Le otto e mezza è un orario più che normale per cenare. Poi però ho trovato un salamino in frigo, di quelli piccoli, affumicati, di quelli stagionati che tagli le fette sottili, che vengon delle fette piccole, che sembra di mangiar poco-niente. Tagliavo due fettine, le guardavo, poca roba. Ne tagliavo delle altre fettine. Accarezzavo Cato. Tornavo al tavolo. Altre fettine. Controllavo la posta, tornavo al tavolo, son piccole ‘ste fettine, quasi quasi ne taglio ancora, mi dicevo. Poi mi facevo un giretto su internet e tornavo al tavolo. A me vien fame a girar su internet figuriamoci se mi mettessi a correre. È successo che una fettina ha tirato un’altra fettina e mi lo so mangiato tutto in meno di quaranta minuti. Quando è tornato lui si è scaldato un minestrone di quelli che vendono nel tetrapak, aveva freddo, io mi sentivo un po’ in colpa ché il minestrone non lo faccio mai, infatti lui si compra quello già fatto, e per fargli compagnia mi sono messa a tavola ma il minestrone no. Io il minestrone da quando non vivo più con i miei l’ho bandito, insieme alle rape rosse e agli asparagi, anche i broccoli li frequento poco a esser sincera. Così mi sono portata una coppetta e ho finito del gelato che giaceva nel freezer da quasi tre settimane. Era poco e nessuno dei due si azzardava a mangiarlo, dividerlo sarebbe stato uguale a rimanere con la voglia di gelato in due. Cioccolato e pistacchio. Poco pistacchio un po’ di più di cioccolato, ma pochino anche di quello.
Se domani mi sveglio piena di brigole me la sono andata a cercare. Con il lanternino me la son cercata.

mercoledì 27 ottobre 2010

cosa normali e cose strane

Ogni tanto mi succedono delle cose che mi mettono di buon umore anche se a pensarci non è che una persona normale per una cosa come quella che mi è successa oggi poi diventa di buon umore tutta la giornata. E invece. Stavo tornando da una riunione, era l’una passata iniziavo anche a aver fame, ero sull’autobus, ero quasi arrivata, ho suonato per prenotare la fermata e sono andata verso la porta. Alla porta c’era un uomo che prende spesso il 45, avrà settant’anni, è sempre abbronzato e ha la pelle del viso segnata dal sole e penso anche dal mare. Ero lì e lui si è voltato e mi ha detto: a me quando la vedo sull’autobus vien voglia di salutarla. È come se la conoscessi.
Abbiam deciso che da oggi in poi, quando ci si incontrerà, ci saluteremo e ci augureremo buona giornata.

(la mia amica C. dice che sono una calamita per certa gente, ma secondo me ‘sta volta è diverso. È che non si ha più il coraggio di avere dei rapporti normali con chi s’incontra, e mi metto anch’io tra quelli del gruppo del si ha. Se vai a camminare in montagna saluti chiunque incontri e la cosa è considerata normale. Se vedi una persona almeno tre volte alla settimana ma su un autobus e parlando si decide di iniziare a salutarsi la cosa vien considerata strana)

domenica 24 ottobre 2010

un panino con la frittata e un pacco di Gocciole

Il primo suo libro che ho letto è stato Dieci cose che ho fatto ma che non posso crede di aver fatto, però le ho fatte. Son sicura perché scrivo le date di quando leggo un libro sulla prima pagina. Ho appena controllato. Io, Dieci cose che ho fatto ma che non posso crede di aver fatto, però le ho fatte lo trovo un titolo bellissimo, a leggere il libro non si cambia idea, sempre per me, secondo il mio gusto. È difficile non prendere in mano un libro con un titolo del genere, magari non supera la prova della pagina a caso, non tutti abbiamo gli stessi gusti, per fortuna, ma prenderlo in mano? mi sa che anche una persona mediamente curiosa non riesce a lasciarlo lì. Ecco, quello è stato il primo poi ne sono venuti altri, non ho letto proprio tutto tutto quello che ha scritto ma quasi.
La prima volta che l’ho sentito presentare era Accecati dalla luce, eravamo in un bar. Il Nikita, nei vicoli. Quando sono andata io quel libro non l’avevo ancora letto, avevo visto che era uscito mi ero segnata titolo autore e casa editrice e l’avevo lasciato nella mia lista d’attesa. Non sono una patita di Springsteen, avevo paura che non mi piacesse. Ho un gran bel ricordo di quella presentazione, anche la dedica che mi fatto mi è piaciuta molto: A Latte una delle cinque persone del Nikita. E poi la firma, nome e cognome. (Poi invece l’ho letto e si legge benissimo anche da non Springsteeniane). Mi ha ispirato simpatia dal primo istante, non so spiegare perché, e sì che mi sono beccata anche una botta di signora ché non ero ancora abituata, non ne avevo ancora 40, mancava poco ma avevo ancora il mio bel 3 davanti e niente, mi sono presa il mio signora e invece di rimanerci male mi veniva da ridere e pensavo: eh sì hai sette anni meno dei miei, l’età di mio fratello. Signora mi sta giusto anche da un punto di vista linguistico. Quel pomeriggio eravamo in pochi, cinque appunto. Giovedì scorso alla Feltrinelli eravamo in tanti, hanno messo giù anche delle sedie in più, che non ci stavamo.

Venerdì non mi ero portata il gavetto, sono andata al bar a comprarmi un panino. Dieci minuti buoni di fila, c’era mezzo ospedale in coda. Mentre aspettavo il mio turno per fare lo scontrino mi sono messa a ripensare alla presentazione, ai suoi romanzi, facevo anche una mia classifica, cosa difficile, ci sono tanti pari merito. Poi pensavo che il personaggio di Felice del nuovo romanzo mi piace molto, è fatto realmente bene. È vero (non verosimile). È realmente una donna. Io sono un po’ una scassa ca@@i sui personaggi femminili scritti da uomini. La maggior parte delle volte a me sembra che si veda lontano mezzo miglio che quella non è una donna, è quello che un uomo vede di una donna. Ci sono eccezioni naturalmente e poi, a pensarci con calma ci sono almeno due grosse limitazioni a quello che ho scritto: la mia testa e che cosa ho letto io. Rimane sempre il fatto che per me è difficile che ci sia una donna vera come eroina. Tra gli autori miei coetanei (sempre che ho letto, sempre secondo la mia testa e bon ora non lo metto più, perché mi sembra di essere stata abbastanza chiara su questo punto) mi ha stupito molto la protagonista di Stabat Mater. Ecco quella è realmente una donna, io non so come ci sia riuscito ma ha fatto un gran bel lavoro. In quelle pagine non c’è la descrizione di una donna, il racconto di una donna, lì c’è una donna. Un altro libro che mi ha stupito tantissimo, e cambio nazionalità e secolo, è stato La signorina Else. Anche lì l’autore era diventato donna per scrivere così. È una sensazione stranissima, non so se anche un lettore uomo capita di sentire delle differenze così profonde tra quello che a me sembra una donna vista, filtrata da una testa maschile e una donna punto.
Beh per finirla con ‘sta storia dei biscotti, che come al solito mi son persa via per strada, poi, quando è arrivato il mio turno, ho detto: un panino con la frittata e un pacco di Gocciole. (Però se non avete letto Despero non si capisce niente lo stesso e allora se non avete ancora letto Despero, oltre a consigliarvi di leggerlo, se siete arrivati fin qua leggete anche il commento)

venerdì 22 ottobre 2010

la mia scrivania




all'inizio di settembre avevo preso una decisione e poi ho piantato lì.
Ecco la seconda puntata: la mia spaziosissima e ordinatissima scrivania.
Il pacco di biscotti è una cosa atipica (è comparso oggi e avrebbe bisogno di una spiegazione ma rimando a domani) mentre acqua e olio ci sono più o meno sempre.

mercoledì 20 ottobre 2010

arancioni



io ero dell'idea di dire arancione, magari arancione chiaro e arancione scuro. Mica così semplice. A cercare si trovano delle cose curiosissime e allora forse è arancione buccia d'arancia e arancione zucca, non son sicura. Comunque pare che rosa arancione = fascino, ma quello l'ho trovato da un'altra parte.

martedì 19 ottobre 2010

una voce molto ma molto bella

È da venerdì che ho nelle orecchie la voce di Eros Pagni. È una voce che mi piace molto. La trovo una delle più belle voci maschili che ho mai ascoltato. La sua mi è già capitato di ascoltarla più volte. Dal vivo è ancora meglio che dalla televisione, dalla radio penso di non averla mai sentita. ‘Sta sera mi è venuto in mente che mi piacerebbe fare un esperimento ché in un romanzo ho trovato una teoria che mi è sembrata vera. Sempre ammesso che abbia capito quello che ho letto. Però se la metto così poi non scrivo più il post quindi fingo di aver capito, se non fosse così amen, tanto ognuno è libero di capire quello che capisce quando legge, non c’è un test da fare alla fine del libro (che immagine orribile quella del test nell’ultima pagina del libro). Dovrei sperimentare, mi sto dicendo, ma come posso farlo? Posso mica pedinarlo e chiedergli: mi scusi vorrei fare un esperimento, è un po’ una deformazione professionale la mia, però non sono pericolosa, cioè non mi sembra. Ecco io sono convinta che una cosa bella non può essere detta da una voce brutta, a me sembra che la cosa bella detta da una voce brutta non possa più essere bella, sia un po’ come rovinata da quella voce, mi sembra quasi che se la voce non rispetta la bellezza della cosa la renda brutta e così mi chiedevo se è vero anche il contrario. Sul contrario non sono sicura, è per questo che l’ho fermata. Avrei bisogno di un favore, vuole partecipare alla mia ricerca? Potrebbe dire delle cose brutte che vorrei sentire come suonano dette da lei? Se suonano belle, allora funziona anche il viceversa di una certa teoria, se no mi sa che è valida solo in una direzione. Dall’altro verso sono sicura che è così, ho già fatto tanti esperimenti.

In una voce ci sono già un sacco di cose. Nel suono di una voce, ci sono già tutte le cose che quella voce può dire. Non solo. Una voce, se è brutta, non può dire niente di bello. Una cosa bella detta da una voce brutta, mai successo. E viceversa. (Bassotuba non c’è P. Nori)

venerdì 15 ottobre 2010

20

C’è una parte di me che è rimasta romantica e anche un po’ infantile, una parte che bisogna mettersi lì a cercarla per vederla perché ci sono muri e muretti pronti a difenderla. Alcuni muri sono stati costruiti per convivere con la timidezza, alcuni sono frutto di musate prese contro altri muri, muri di tutt’altra natura, alcuni sono stati costruiti senza quasi che me ne accorgessi, un mattone oggi, uno domani e bon poi ormai erano lì e proteggevano. Brutti erano brutti ma proteggere proteggevano, lasciati lì. Questa parte qui di me, quella che fa di conto come le ragazzine, quella parte lì, quella che oggi sta scavalcando tutti i vari muri e muretti, sta dicendo: son vent’anni. Se si conta dal primo bacio oggi son vent’anni. E sì ci sono stati alti e bassi, e sì all’inizio prima sono andata io a lavorare negli stati uniti e poi ci è andato lui e i primi anni era quasi più il tempo che eravamo in due continenti differenti che il tempo che eravamo insieme ma se si fa il conto alla mia maniera, alla nostra maniera, son vent’anni.
(e ora vado a finire il mio restauro che sta sera usciamo, andiamo a teatro e questo mi sembra un gran bell’inizio di festeggiamento)

giovedì 14 ottobre 2010

come è possibile?

C’è un autore che ho scoperto per caso pescando tra i libri di mia mamma, si chiama Shalom Aleichem (poi in realtà si trova scritto anche in maniera differente, dipende della casa editrice che lo pubblica ché a passare da un alfabeto a un altro mi sono fatta l’idea che ognuno faccia quello che preferisce, e va benissimo così, a me basta che traducano poi possono cambiare lettere del suo nome come più preferiscono, mica è un problema). Dicevo che c’è questo autore e io avevo visto che doveva uscire la traduzione di un libro che non ho ancora letto e dal momento che quelli che ho letto mi sono piaciuti stavo particolarmente attenta. Poi ieri ho trovato un sito dove si può scaricare il pdf dell’intero libro. A me non piace leggere cose lunghe stando al computer così sono indecisa se stamparmelo, ma sono 254 pagine. C’era anche la possibilità di comprarlo, ho cliccato e ho visto che se lo ordino da loro sono 9 euro, se lo prendo da ilmiolibro sono 12, se invece lo prendo dalla feltrinelli sono 16.50. Ma come è possibile?
(p.s. se volete andare è qua, se non avete mai letto niente di suo a me La storia di Tewje il lattivendolo e Racconti della Shtetl. Scene di vita ebraica in un’Europa scomparsa sono piaciuti molto, per quel che vale, ve li consiglio).

mercoledì 13 ottobre 2010

'sta sera invece




'sta sera cercavo una foto da mettere al posto di quella che era a destra nel post di ieri (il Bovolo l'avevo già messo, proprio la stessa foto e sì che ne avevo fatte tre, si vede che le altre due mi piacciono realmente di meno) e così mi sono messa a rivedere le foto di quest'estate e mi è già tornata voglia di mare e di caldo sarà che 'sta mattina c'erano tredici gradi. Eh sì oggi, tredici ottobre, appena uscita di casa c'erano tredici gradi. Ora va meglio, ce ne sono sedici, però io 'sta sera vorrei essere là e 'sta sera vorrei anche che ci fossero un po' di gradi in più (così non faccio gli armadi neppure questo fine settimana).

martedì 12 ottobre 2010

'sta sera








voglia di essere altrove

lunedì 11 ottobre 2010

darsi del tu e sorridersi da lontano

Le anime hanno un loro modo particolar d’intendersi, d’entrare in intimità, fino a darsi del tu, mentre le nostre persone sono tuttavia impacciate nel commercio delle parole comuni, nella schiavitù delle esigenze sociali. Han bisogni loro propri e loro proprie aspirazioni le anime, di cui il corpo non si dà per inteso, quando veda l’impossibilità di soddisfarli e di tradurle in atto. E ogni qualvolta due che comunichino fra lor così, con le anime soltanto, si trovano soli in qualche luogo, provano un turbamento angoscioso e quasi una repulsione violenta d’ogni minimo contatto materiale, una sofferenza che li allontana, e che cessa subito, non appena un terzo intervenga. Allora, passata l’angoscia, le due anime sollevate si ricercano e tornano a sorridersi da lontano.
(Il fu Mattia Pascal Luigi Pirandello)

domenica 10 ottobre 2010

come il collaudo di un’auto

Bon si volta realmente pagina anche a essere pignoli pignoli, e io spesso lo sono, oggi sono passati cinque anni esatti e quindi si volta pagina sul serio. In realtà già alla fine di luglio avevo mezzo girato la pagina, il 23 sempre a essere pignola pignola e poi a me le date stanno in testa che è una meraviglia e non so come mai ché a memoria non sono mica messa tanto bene, dicevo che anche alla fine di luglio avevo già mezzo girato pagina ché quando mi ha detto: il prossimo controllo a maggio io l’avrei baciato quel dottorino che avrà dieci anni meno dei miei, anche se mi sa che se l’avessi fatto sul serio sarebbe sembrata una cosa differente da quella che era. E io quella giornata lì, quella del 23 luglio me la ricordo bene, e mi ricordo bene anche la telefonata con la mia amica C. che quello per me era il primo giorno di ferie e così ci siamo sentite per telefono invece che dircelo a quattr’occhi in laboratorio, magari non proprio in laboratorio, magari fuori dal padiglione con un caffé in una mano e la sigaretta nell’altra. E poi il giorno dopo sono partita per la mia settimana di vacanza a Venezia e per tutto il viaggio d’andata pensavo: maggio, ma maggio è tra tantissimi mesi, maggio è lontanissimo, deve passare l’estate, e poi venire l’autunno e poi deve passare tutto l’inverno e poi c’è ancora del tempo, perché poi deve passare un pezzo di primavera. E oggi ci ripensavo e pensavo che dieci mesi sono un’enormità di tempo e poi pensavo anche che se continuerà a andare tutto bene dal prossimo maggio si passerà a una volta all’anno e una volta all’anno è pochissimo, una volta all’anno è un po’ come il collaudo di un’auto. Una volta all’anno? va benissimo una volta all’anno, siam partiti da ogni tre mesi, una volta all’anno? Una volta all’anno è una pacchia.

venerdì 8 ottobre 2010

gatto bianco




Stavo cercando di far ordine sulla scrivania del mio computer (cercando di compiere un’impresa eroica sarebbe meglio). Buttavo nel cestino cose scaricate e lette ma che non voglio conservare, mettevo nei posti giusti quello che magari mi può venir voglia di rileggere, facevo una cartellina con i programmi vari: teatro, cinema in lingua originale… I film in lingua originale mi sarebbero tanto utili, che poi sarebbero film in inglese quelli che ho segnato ad eccezione di uno che è in spagnolo. Se si tolgono pochi termini scientifici io, in inglese, ho un vocabolario scarsissimo, non che quello italiano sia vasto ma va già un po' meglio. Ogni volta parto con i miei buoni propositi e poi addio propositi, ci rivediamo con l’anno nuovo, forse. Quando ero in Croazia ho provato a far conservazione con una collega tedesca e cippa che riuscivo a risponderle su come stavano i finanziamenti della ricerca in Italia, avrò detto un quinto o forse meno di quello che volevo, è tremendo provare a tenere un ritmo non bradipesco se ti mancano le parole. Si sviluppa la fantasia però, ho fatto dei giri di parole lunghissimi e i giri lunghissimi son già pericolosi quando li faccio nella mia lingua, in una lingua che non conosco sono pienissimi di insidie. Ma io so già come andrà a finire anche questa volta con i miei buoni propositi sull’andar a vedere film in inglese, ché io posso anche confidare sulla mia amica C. ma mi sa che mi tirerà di quei pacchi ma di quei pacchi che quasi quasi conservo le scatole che poi quelle vengon sempre utili. Uno me lo ha già tirato, ho appena controllato: 8/10 cinema Corallo 15.30-18.00-21.15, Whatever Works -Basta che funzioni di Woody Allen con Larry David, Adam Brooks, Evan Rachel Wood Commedia, U.S.A., Francia, 2009, 92'. È lì, bello sottolineato, tanto vale che lo tolga dall’elenco e non perché ci sia andata oggi. Ero lì che mettevo ordine e ho ritrovato quest’immagine e non mi ricordo mica più dove l’avevo trovata, era un posto dove c’erano queste foto di opere fatte utilizzando libri, disponendoli in maniera strana, dipingendo sui dorsi e a me questo gatto era piaciuto molto. Questo lo tengo, lo metto con le foto di Cato, così si fanno compagnia.

giovedì 7 ottobre 2010

in compagnia



Il fine settimana scorso guardavo il casino che abbiamo negli armadi, sono armadi che hanno ancora tutta la roba estiva, ma tutta tutta eh, e notavo che piano piano stavano comparendo dei maglioni. Anche le scarpe eran lì tutte mescolate con le infradito che guardavano male l’arrivo delle scarpe chiuse e mi dicevo: non ne ho voglia, faccio il prossimo fine settimana, e poi mi trovavo delle scuse, mi dicevo: magari arrivano ancora delle belle giornate (e infatti lunedì ah che bel tempo che c’era a Genova lunedì, piovuto niente lunedì). E sempre sabato, tanto per tirarmi su, pensavo che quando arriva questo cambio degli armadi inizia anche la stagione teatrale. E pensavo che mercoledì andavo alla presentazione della stagione della Tosse e che subito dopo la presentazione della stagione c’era Lo show dei tuoi sogni. Ne avevo trovato un pezzetto su YouTube a giugno, o a luglio non ricordo, era un pezzetto solo ma mi aveva incuriosito, parecchio.
Così ieri io e la mia amica Daniela, dopo un bicchiere di vino bianco e dei pezzetti di focaccia, abbiamo scoperto che Genova è la città italiana con il numero maggiore di teatri in proporzione al numero degli abitanti. Genova città dei teatri, ma guarda te! non lo sapevo, ‘sta città mi stupisce ogni tanto. E oggi, adesso, stavo pensando che quello spettacolo è proprio bello, secondo me, e che sono anche contenta che abbiamo richiamato fuori quei tre per tre volte così hanno fatto anche il bis e anche il bis è bello. E poi pensavo che sono contenta di esserci andata con Daniela ché se vado a teatro con un'amica/o è ancora meglio perché così poi ne parlo con chi era lì con me e lo spettacolo dura di più in quella maniera. Ma pensavo che anche andare da sola a teatro mi piace, che anche da sola a teatro ci sto che è una meraviglia, al cinema un po’ mi intristisco a entrare da sola a teatro no, a teatro ci vado spesso anche da sola, ché quando mi siedo là non mi sento mica sola, sono in compagnia, cioè io mi sento in compagnia, in compagnia di sconosciuti ma in compagnia.

martedì 5 ottobre 2010

contro il sonno?



Dal momento che oggi mi sono arrabbiata per ben due volte sul lavoro, dal momento che in questo periodo sto passando in laboratorio più ore dell’orologio, dal momento che alle sei e cinquanta, proprio prima di uscire ero piegata in due dalla colite, che io so benissimo essere da nervoso perché la conosco la colite bastarda, dal momento che arrivata a Brignole a sentire tutti quei clacson che suonavano mi sarei messa a urlare: ma cazzo suonate ché è così tutte le volte che c’è il salone nautico, fatevene una ragione o andatevene a piedi, ecco, considerando tutti questi dal momento che, mentre cerco di parlare con la parte di me ancora rimasta sana per convincermi che un lavoro è un lavoro, che può anche essere bello, interessante, può anche essere che si ha la fortuna di fare il lavoro che si è scelto ma che senza ombra di dubbio alcuno un lavoro rimane sempre comunque un lavoro, mentre cerco di trovare questo punto d’ascolto con me stessa sono entrata nella prima erboristeria incontrata in via San Vincenzo e ho comprato della passiflora (= buttato via undici euro per un concentrato liquido molto amaro).

‘sta sera pizza ché se mi mettevo ai fornelli veniva sicuramente male anche l’uovo al tegamino e poi passiflora e poi ancora caffé. Ora passo dal quel sito là che dovrebbe aver tutto di tutto per cercare una foto della passiflora incarnata, volevo essere precisa e di passiflora ne esistono di differenti, passo da lì e leggo che le sue foglie, quelle della passiflora, sono ricche di flavonoidi e curarine ricche di proprietà sedativa e antispadmodica. E anche che la passiflora è indicata contro la tachicardia, l'ansia e il sonno. Contro il sonno? E mi torna il buon umore (quasi).

domenica 3 ottobre 2010

mi ha conquistato subito

Ieri sono andata a sentire la presentazione di Non è un paese per vecchie. Volevo dare un viso ma soprattutto una voce alla Lipperini. ‘Sta cosa di dare un viso e una voce è una cosa un po’ pericolosa se si è fatti come son fatta io, perché quando ti piace leggere qualcuno e poi decidi che vuoi dare a quelle parole una voce e un volto non sai a priori quello che troverai e così può succedere che trovi qualcosa che ti piace e leggi ancora più volentieri, ma può anche succedere che trovi qualcosa che proprio non ti va e poi fai fatica a dividere quello che leggi da quello che hai visto. Con la Lipperini è andata bene. Quello che più mi ha colpito è il suo sorriso. Pur essendo una che sorride parecchio per i miei gusti ha un gran bel sorriso. Ha un sorriso che non è un sorriso invadente, sfacciato, la Lipperini ha un sorriso che scalda, secondo me. A presentare Non è un paese per vecchie c’erano anche altre due donne, una aveva una runsa tale che facevo fatica a guardarla. Mi urtava da matti. C’è niente da fare, io alla presunzione e all’arroganza sono allergica. Non dico che questa donna sia realmente così, ci mancherebbe, non la conosco come potrei dire una cosa del genere, però quello è quello che mi arrivava: una runsa ma una tale runsa che quando parlava, per riuscire a ascoltarla, dovevo guardare da un’altra parte e anche così avevo le mie difficoltà. L’altra donna invece mi ha conquistato subito. Si chiama Silvia Neonato. Mi piace tutto di quella donna: le idee, la voce, gli occhi, il modo di muovere le mani, le mani. E anche qua ci sarebbe da dirsi che non la conosco, che non posso dire che mi piace tutto di lei. Posso anche dirmelo che non posso, ma rimane il fatto che era così. Tutto quello che mi arrivava mi piaceva, tutto quello che vedevo mi piaceva, il suo saper ascoltare mi piaceva, molto.
Ci stavo ripensando prima mentre stiravo e mi sono venute in mente delle righe molto belle che un po' (forse) raccontano qualcosa di simile a quello che mi è successo ieri. Ci ho messo un po’ a ritrovarle, stranamente non le avevo segnate. Ho iniziato dalla prima pagina, sono metodica se voglio e dato che ci sono non mi fermo lì, a quel punto, a pagina 55, me lo rileggo tutto. Gran bel libro. Molto bello anche alla terza lettura.

sabato 2 ottobre 2010

sarà l'età

In questi giorni sto leggendo Il fu Mattia Pascal e ieri sera mi sono ritrovata a pensare: ma guarda, chi l’avrebbe mai detto che è così bello. Che regalo che mi ha fatto la Fiorellino.
La Fiorellino di nome in realtà fa Margherita, era la mia prof d’italiano del triennio, al liceo. Lei è riuscita a rovinare qualsiasi cosa mi dava da leggere in quegli anni. Succedeva l’opposto di quello che succedeva con la prof di tedesco, quando quella di tedesco ci dava dei brani da leggere poi a me veniva voglia di leggere tutto il libro, mattoni inclusi. Quando quella d’italiano ci dava qualcosa da leggere il mio primo pensiero era dove potevo trovare un riassunto e limitare le pagine lette al minimo sindacabile. A volta ci riuscivo, a volte ero a rischio d’integrazione e non rischiavo, leggevo ma sbuffando e contando quante pagine mancavano alla fine. Così poi è successo che quando da grandina ho ripreso in mano dei libri che la Fiorellino mi aveva già cercato di mettere in mano capitava che pensassi: ma guarda che cosa mi ha rovinato quella donna. Calvino per esempio. Qualche anno fa mi sono riletta Calvino e ero piena di questi pensieri. Mi montava, a distanza di anni, ‘sto risentimento per questa donna. Un risentimento esagerato e a essere sincera anche ingiustificato ché buona parte dell’errore era stato mio e mio soltanto. Ora invece, sarà l’età che fa ‘sti scherzi, mi dicevo, ma ora invece son qua che me lo godo Il fu Mattia Pascal son qua che mi dico che è un gran regalo quello che mi ha fatto perché magari non lo trovavo così bello ora, se già sapevo che era bello ora io non me lo godevo così.