mercoledì 28 novembre 2012

dlin-goccia


Nell’autobus che ho preso ‘sta sera ci pioveva dentro. Ero lì seduta e ho sentito una goccia in testa, ho guardato d'istinto il finestrino ma era chiuso. Mi sarò sbagliata, ho pensato. Dopo poco un’altra goccia. Mi sono toccata la testa, non mi ero sbagliata, avevo i capelli bagnati. Poi ho visto, dall’alto cadeva ogni tanto una goccia. Si staccava da quella cosa che c’è sopra i sedili, quella cosa che assomiglia al cassonetto della finestra, quello dove di solito ci attaccano le pubblicità. Ho studiato il fenomeno e ho è capito quando arrivava la goccia. Andava così: dlin (richiesta di chiamata), frenata dell’autobus, goccia che si staccava. Il tragitto lavoro casa è stato tutto un susseguirsi di dlin-goccia, sembrava che il dlin al posto di chiamare la fermata liberasse la goccia. Una cosa stranissima.

martedì 27 novembre 2012

faccio così anch'io


Quante calorie ho ingurgitato oggi è meglio che vada nel dimenticatoio. Ci son dei giorni che proprio non riesco a tenermi. Va be’ ormai è fatta, mi rimetterò in carreggiata domani. Mi ripeto: gli strappi alle regole servono, sviluppano l’elasticità mentale. Ci credo poco ma me lo dico lo stesso. Questa sera, proprio poco fa, non paga e avendo già preso coscienza che ‘sta giornata proprio non ci siamo, Strappo alla regola per strappo alla regola, mi son detta, mi mangio anche un Cucciolone. E su un lato del biscotto c’era la vignetta di uno studente alla lavagna, la maestra chiedeva Perché scrivi così piccolo? Così anche gli errori sono più piccoli, era la risposta dello studente. E allora ho pensato che faccio così anch’io, quando mi capita di dover parlare in inglese mi si abbassa subito il tono della voce.

domenica 25 novembre 2012

il verso del picchio


Sono anni che abbiamo un orologio che ha i versi di alcuni uccelli e così ormai associo il verso all’ora. Sento il merlo so che sono le otto, sento il picchio so che sono le quattro. Il merlo lo sento cantare spesso, sia alla mattina che alla sera, il picchio invece solo il fine settimana. Questa mattina sul tardi Daniele è andato a correre, Mangia pure che faccio tardi mi ha detto uscendo e io mi sono messa a fare una cosa, il tempo passava e non me ne accorgevo poi ha cantato il picchio (più che un canto è quel rumore del becco del picchio sul legno) Porca miseria non ho ancora mangiato è stata la prima reazione, Porca miseria non è ancora tornato, dove è finito? la seconda. C’è stato proprio un momento di agito, quasi agitone. Poi niente, poi era che i versi non tornavano più con gli uccelli, aveva cambiato la pila. Eran solo le due. Meno male.

da spettatrice


Se c’è una cosa che proprio non riesco a sopportare è la presunzione unita all’ignoranza. Anche la presunzione da sola la reggo poco, unita all’ignoranza però mi manda proprio il sangue agli occhi. Ieri sera eravamo a cena dai genitori di Daniele e c’era anche sua sorella. A un certo punto della cena è iniziato 'sto discorso, che poi in realtà era un monologo, e ho dovuto ripetermi nella testa Non sei in un ristorante, sei ospite a casa dei suoi, lascia perdere, non è il caso, è la loro figlia, è sua sorella. Niente, non mi passava. Mi saliva il nervoso. Poi però è successo che mi sono come estraniata, vedevo la scena come se fossi uno spettatore, una spettatrice ad essere precisa, e mi è venuto da ridere. Mi è passato il nervoso e mi sono gustata l’arrosto.

giovedì 22 novembre 2012

piuttosto


Oggi sono andata a sentire un seminario e lì, prima che iniziasse il seminario vero e proprio, c’era un collega che presentava chi poi avrebbe parlato dei suoi dati e tra le altre cose che ha detto c’è stato Pina (non si chiama Pina la persona che doveva fare il seminario, Pina è un nome inventato e secondo me si capiva benissimo anche senza questa parentesi però ormai l’ho aperta e allora ci scrivo dentro e la chiudo) la conosco da anni, è una ricercatrice piuttosto brava. Al piuttosto c’è stato un brusio in sala allora lui ha aggiunto Forse è una delle parole che dico e che per me vogliono dire una cosa e per gli altri un’altra. È iniziato così una specie di dialogo sul significato della parola piuttosto e sulle parole che avrebbe potuto usare al posto di piuttosto. A me più che un dialogo sembrava un attacco, anche chi doveva presentare i suoi dati gli ha detto Grazie per il piuttosto e dal tono si capiva che un po’ se l’era presa per quel piuttosto. Non so, sarà che a me chi presentava sta parecchio simpatico, sarà che son convinta che sia molto bravo, sarà che quando lavoravamo nello stesso laboratorio e capitava di parlare insieme il suo aprire mille parentesi (dimenticandosi spesso di chiuderle) è sempre piaciuto molto ma io l’avevo capito che quello era un complimento. Poi lui per uscire da quella cosa che stava capitando ha fatto una delle sue parentesi e ci ha raccontato che quando aveva fatto un colloquio per avere un bambino in affido gli avevano chiesto Se morisse sua moglie come si sentirebbe? E al suo Sarei dispiaciuto avevano avuto qualcosa da ridire, come se Sarei dispiaciuto fosse un po’ poco per l’ipotetica morte della moglie. Poi, la sera di quel giorno, era andato a cercare sul vocabolario il significato di dispiacersi e aveva trovato che aveva ragione, che il sinonimo di dispiacersi è addolorarsi e che quindi dispiacersi era quella cosa lì dello strapparsi i capelli dal dolore, che forse poi era la risposta che volevano sentire.
E adesso ci ripensavo e così sono andata a prendere il vocabolario e ho cercato la P e poi Piuttosto e ho trovato che piuttosto vuol dire alquanto. E alquanto è proprio la parola che, in tanti, oggi gli hanno detto avrebbe dovuto usare.

lunedì 19 novembre 2012

persa via dietro il pesto


Io ‘sta sera mi sono persa via a pensare quanto curiosa e fantasiosa doveva essere la persona che ha inventato il pesto. Perché capita che una mangia felice un piatto di gnocchi al pesto e non ci pensa che c’è qualcuno che ha avuto quell’idea lì, quella di unire basilico, olio, aglio, parmigiano, pecorino e pinoli. Però è proprio grazie a quella persona lì che io ‘sta sera in pochissimo ho preparato una cena buonissima e, dal momento che sono andata nel negozio di pasta fresca preferito a comprare gnocchi e pesto, anche facile da preparare. È bastato poi andare a casa, metter su una pentola d’acqua, salarla e buttare gli gnocchi. Loro son venuti su quasi subito, ho aspettato due minuti, assaggiato, eran cotti, li ho presi con la schiumarola e bon. Andata a tavola, condito e mangiato. Benissimo. Però non mi ero mai persa a pensare alla genialata di unire quegli ingredienti e inventare il pesto perché, secondo me, anche quella è un’invenzione. Magari mi capita di perdermi a pensare a chi ha inventato il telefono, la luce elettrica, cose che mi sembrano, non so come dire, cose più cose. Mi vien da ringraziare chi ha inventato la stampa o il materasso. Mi viene meno in mente di pensare di ringraziare chi ha inventato il prosciutto o, tornando a questa sera, il pesto. E allora oggi io dico Grazie inventore del pesto.

venerdì 16 novembre 2012

un limite


In questa città c’è spesso vento. Sarà che non riesco ad abituarmici, sarà che son nata dove di vento se ne vede poco, sarà anche vero che ci sono città che hanno  più vento però, onestamente, è impossibile che esista qualcuno che dica che a Genova non c’è vento. Meno male che c’è, piacermi continua a non piacermi, ma bastano due giorni senza vento e l’aria puzza, e molto. È una città con l’aria cattiva questa. Una città con l’aria puzzolente. Il vento toglie la puzza. Se viene dal mare porta anche il profumo del mare. È bello scendere dall’autobus e sentire l’odore del mare. È meno bello vedere le mani che si crepano, ma non si può avere tutto dalla vita. Io però mi sto preoccupando perché la casa dove vivo, dove viviamo, sta venendo giù a pezzi e nessuno si preoccupa più di tanto. Per me non è normale che davanti a casa ci sia un pezzo del palazzo e non si faccia niente. Non è una mattonellina, non si può non fare niente. Se cade in testa a una persona un pezzo del genere quella ci rimane secca. E m’importa poco che probabilmente non è un pezzo del nostro palazzo ma di quello vicino perché il problema è lo stesso. Lo stesso identico e non solo perché io ci passo sotto quel palazzo ogni volta che esco e ogni volta che entro. E io pensavo che alla riunione condominiale tutti sarebbero stati dell’idea di fare qualcosa subito e invece no. Si farà qualcosa con calma, adesso si sta pensando di mettere delle reti per tener su i pezzi dei terrazzi che potrebbero staccarsi. E io penso Mettere le reti come quelle che si vedono qua il giro sui monti per evitare le frane? Ma non sarebbe meglio vedere come fare per mettere a posto la facciata? Anzi, le facciate? Son tre palazzi costruiti nello stesso anno. Ora è caduto un pezzo di uno cosa succederà andando avanti? Spero proprio che alla prossima riunione si quagli qualcosa in più. Che io capisco che qua i tapulli* vanno per la maggiore, capisco che qua i braccini son corti, però c’è un limite, un limite che non si può superare.

*rattoppi

giovedì 15 novembre 2012

del sentimento


Non so. No, lo so, so benissimo che ci sono tantissime cose che non so fare e tantissime cose che faccio male però se una cosa la devo fare, non sempre eh, spesso, se la devo fare, cerco di farla con del sentimento. Magari poco ma un minimo di sentimento cerco di mettercelo. Più o meno sentimento a seconda di che cos’è che devo fare, però, secondo me, quando si decide di fare una cosa un po’ di sentimento bisogna mettercelo. Non so, Come si fa a chiedere un’offerta di un kit e chiedere la garanzia? Proprio se non hai idea di che cos’è quello che stai chiedendo ti poni il problema della data di scadenza, ma la garanzia? E poi pensare anche di aver ragione, di poter rispondere Ma nell’ultima richiesta d’offerta avevo chiesto anche la garanzia. E io non so chi mi ha tenuto e mi ha fatto rispondere Scusa un attimo, se compri un frigorifero chiedi la garanzia, e fai bene a farlo, ma se compri un chilo di mele tu chiedi la garanzia? 

mercoledì 14 novembre 2012

effetto benefico


Ci sono persone che fanno così bene il loro mestiere che mi vien voglia di mettercela tutta per poter fare al meglio il mio. E queste persone son delle persone che spesso non si rendono neppure conto che il loro mestiere lo sanno fare benissimo e che non si rendono neppure conto dell’effetto benefico che hanno su chi ha la fortuna di incontrarle.

lunedì 12 novembre 2012

bianco, rosa e azzurro

(gatto corso e crisantemi liguri)

domenica 11 novembre 2012

un valzer


I libri che mi piacciono poi saltan su nella mia testa nei modi più imprevedibili. ‘Sta mattina mi sono svegliata, ho guardato l’orologio, eran solo le sette. Che bello, è ancora presto per alzarsi, mi son detta, mi sono girata dall’altra parte e mi sono riaddormentata. Ho sognato che ballavo con Benni. Ho proprio preso le pagine del suo ultimo romanzo e ci sono finita dentro. E io ero io, anche se una io più giovane, e il professor assomigliava tantissimo a Benni e nel sogno non si limitava a pensare Scri-ve-rai per tenere il ritmo del valzer lo diceva proprio ad alta voce, ché la io del sogno, proprio come la io vera, e il valzer non siamo mica un’unica cosa e (anche) nel sogno avevo bisogno d’aiuto. Però a differenza del libro non eravamo a una festa ma il un campo di MariaGiovanna che era piantata costruendo una specie di labirinto. Un labirinto che assomigliava tantissimo a quello che c’è a San Giorgio. E con noi c’era un gatto nero che si chiamava Notte (chiedo umilmente perdono a Ombra per non averlo incluso nel sogno). Un sogno stranissimo, di quelli che rimangono ben impressi quando ci si sveglia e che quando finiscono svegliano con il buon umore. E anche nel sogno c’era all’inizio di questo ballo un momento nel quale pensavo Ma non dovremmo esser messi al contrario*? E poi me ne fregavo e andavo avanti perché avevo voglia di ballare.

*Io e Michelle eravamo uno davanti all’altra, io impettito, lei con l’aria della scolara che prepara una marachella.

Posai la mano sinistra sul suo fianco.
Lei posò la mano destra sulla mia spalla. /…/

La mia mano destra si unì alla mano sinistra di Michelle.

Di tutte le ricchezze – Stefano Benni – pag.166

sabato 10 novembre 2012

lo stesso


Questo lo faceva non perché pensasse troppo alla fede e alla religione, piuttosto perché dimorava fra persone giunte alla conclusione che la fede e tutto il resto non contavano, e perciò non sentivano il bisogno della religione e dei suoi precetti. Anzi, in quanto persone serie, ritenendo che sarebbe stato ipocrita da parte loro comportarsi secondo i dettami della religione, visto che spiritualmente ne erano ben lontani. E tuttavia, Isacco si sentiva ancora vagamente guidato da un’idea, da una parvenza di dirittura difficile da definire, ma che in qualche modo dettava i suoi comportamenti. /…/ Comunque, benché molte sue idee fossero cambiate, a questo proposito Isacco era rimasto lo stesso. E benché fosse rimasto lo stesso a questo proposito, ciò non gli impediva di nutrire nostalgie per il passato, per la casa paterna, il Sabato e le feste come si celebravano allora. Ma non andava in sinagoga: restava seduto in silenzio a mormorare una vecchia melodia, lasciando che la triste realtà trascolorasse con i suoi guai.

Appena ieri – Shemuel Yosef Agnon – pag.101

giovedì 8 novembre 2012

Gent.


È successo che cambiano il sistema informatico per fare ordini all’Università e questo vorrà dire che dal quindici di questo mese al quindici di marzo non si potranno più far ordini. È una cosa che prima girava per i corridoi ma nessuno ci credeva, adesso invece è certa. E noi abbiamo dei fondi gestiti dall’Università  e così son dei giorni che pensiamo a cosa ci potrà servire da qui a metà marzo ma non è facile. Io non riesco neppure a fare la spesa al sabato pensando a tutta la settimana, mi vien difficilissimo pensare a cosa mi servirà da qua a marzo. E poi c’è anche il problema dello stoccaggio. Non c’è così tanto posto. E secondo me ha dell’incredibile questa cosa che per cambiare un sistema operativo ci si blocchi per così tanto tempo. Già il blocco di fine anno che c’è tutti gli anni, ché bisogna redicontare tutto e per un mese non c’è verso di fare un ordine, mi sembra strano, ma almeno quello lo conosco. Questo blocco invece è una cosa nuova e lo trovo stranissimo. E allora son giorni questi che chiediamo offerte, ci siam divise le ditte, e a me a leggere le mail che hanno le offerte allegate fa strano. Iniziano tutte con Gent. Dott.ssa Latteaigomiti. Ma io son gentile? Mi vien da chiedermi. A volte, mi rispondo. Poi oggi ne ho aperta una che iniziava con Gent.ma però quella viene da uno dei miei rappresentanti preferiti. Uno che prima di fare il rappresentante lavorava anche lui al bancone e che quando mi vede circondata da provette mi saluta e dice Ripasso in un altro momento. E io mi commuovo davanti a tanta gentilezza e con lui, con lui, lo so che chi si loda si imbroda, ma io con lui, son gentilissima.

mercoledì 7 novembre 2012

insalata, di pollo


Ho mangiato l’insalata di pollo e io quando mangio l’insalata di pollo, non succede spesso, piace solo a me così la faccio poco, ma quando succede a me viene in mente che il giorno che son nata la mia mamma aveva mangiato l’insalata di pollo. Si è creato questo circuito quasi obbligato insalata di pollo – mia mamma che mi racconta che quando son nata io lei quel giorno aveva mangiato l’insalata di pollo che a me, non so perché, fa venir su il buon umore.

(era buona, anche se è solo pollo bollito,sedano e carote era buona)

martedì 6 novembre 2012

sorrisi


Io le ho portate in casa e loro son felici. E la felicità a volte è contagiosa così anche le altre tre si son messe a sorridere. Una ha fatto dei sorrisi di fiori bianchi, una di fiori arancione e un’altra di fiori bianchi con i bordini rosa intenso.

lunedì 5 novembre 2012

una preghiera


Signore dammi la pazienza che se mi dai la forza faccio una strage. Grazie.
(me l’ha insegnata la mia nuova socia d’avventura)

domenica 4 novembre 2012

un sistema infallibile


Ero lì alla fermata dell’autobus. Ero andata a nutrire le mie cellule, non le mie mie, mie nel senso di quelle che ho in coltura in questo periodo, ché i ponti si possono anche fare però loro, le cellule, quattro giorni senza mangiare niente di nuovo non ce la fanno. Tornata qua ieri non ne avevo proprio voglia, sono andata oggi. Ero lì alla fermata, aspettavo, non passano tanti autobus la domenica e così aspettando ho visto una pubblicità. Ma guarda, mi son detta, ma poi subito dopo ho pensato Ma ne ho bisogno? Cosa mi serve sapere La previsione dei transiti in tempo reale? Tanto son qua, devo aspettarlo, anche se arriva tra venti minuti che cosa mi cambia saperlo? A piedi ci metterei molto di più, c’è un’oretta abbondante da qua a casa e non ho voglia di camminare per un’oretta. Facciamo che rimango con la sorpresa. Potrei provare il mio sistema infallibile e accendermi una sigaretta. Ha funzionato. È ormai scientificamente provato, è di gran lunga il migliore dei modi per far arrivare l’autobus che si aspetta.

un'altra cosa


Un’altra cosa che ho fatto in questi giorni che son stata a casa dei mei è stato giocare con i gatti della mia mamma. Era tanto che non lo facevo. Poi è successo che ieri sera quando l’ho chiamata lei mi ha detto Sai che secondo me  ti stan cercando?

sabato 3 novembre 2012

a volte la terza


Ieri mi sono divertita molto, mi sono messa a fare dei ciondoli con mia nipote. C’erano delle specie di formine piccoline di plastica trasparente e poi c’erano delle scatoline con dei colori e un pennello. Si doveva pennellare il colore dentro le formine stando attente a non uscire dalla formina che era divisa in settori piccolini. Ne abbiamo fatti due. Quello che ci è piaciuto di più è un fiorellino. Un fiorellino con sei petali, due son diventati rossi, due blu e due verdi e poi il polline l’abbiamo fatto giallo. L’abbiamo colorato due volte perché dopo la prima colorata a guardarlo contro la lampadina si vedeva che il colore non era dato bene. Alla seconda passata invece eravamo soddisfatte, un gran bel effetto vetrata. Poi dopo cena era asciutto e allora abbiamo provato anche i glitter, che poi sarebbero i brillantini ma le bambine di oggi non dicono brillantini dicono glitter e allora, dato che ieri li chiamavo glitter anch’io, scrivo glitter anche se glitter mi piace molto meno di brillantini. Così al centro di ogni petalo adesso ci sono dei brillantini color violetto. Il mio compito era quello di aprire (e chiudere) i barattolini, lavare (e asciugare) il pennello al cambio di colore e controllare che la decoratrice di ciondoli rimanesse sopra il giornale. A volte mi rendo conto di tutto quello che vivendo in un’altra città mi perdo e mi dispiace, a volte mi rendo conto di quanto sia bello fare delle cose con lei e mi rallegro. A volte tutte e due le cose insieme.