sabato 31 dicembre 2011

del filo nero

A me piacerebbe tanto sapere come fanno delle cose a tornarmi in mente così all’improvviso, senza che io riesca a vedere come ci sono arrivate. Ero lì a pensare ai fatti miei, qualcosa simile al tirare le somme dell’anno che sta finendo, quando mi è tornata in mente una favola che mia mamma ci raccontava quando eravamo piccole. E non è tornata intera, no, solo un pezzo e adesso mi toccherà chiedere a mia mamma se se la ricorda ché la cosa che non me la ricordo bene mi innervosisce. In questa storia c’era un fagiolo che rideva e rideva così tanto che era scoppiato dal ridere. Ma non per modo di dire, che si dice: mi fai scoppiare dal ridere, proprio nel senso di quelle parole. Si era spaccato in due a forza di ridere. In due per il lato lungo, come si dividono i fagioli quando da bambina la maestra di scienze li fa mettere nel cotone bagnato e poi, dopo un po’ di giorni, si son divisi in due e compare la piantina. Dicevo che questo fagiolo era scoppiato dal ridere e poi, nella favola, era passato un sarto e gli aveva dato un punto per rimetterlo insieme, ma il sarto con e sé aveva solo del filo nero e così i fagioli avevano tutti il segno del filo nero del sarto. E io me li ricordo che i fagioli che c’erano in casa dei miei, quelli che mia mamma usava per fare la pasta e fagioli avevano sul serio un puntino nero come quello della favola. Pensavo che fossero i Borlotti, poi ho cercato su google immagini e invece non son loro. Chissà che fagioli sono quelli che son marroni, di media dimensione e con il punto nero ma soprattutto: che cosa aveva fatto ridere così tanto il fagiolo?

venerdì 30 dicembre 2011

un consiglio

Cato mi ha consigliato di non star qua con il computer sulle gambe, di chiuderlo e riaprire il libro che si stava molto più comodi come prima di cena. Ha sopportato che controllassi la posta, poi era contento che avessi ricevuto una mail dalla mia amica Ange (è un gatto altruistico ed è contento se i suoi umani domestici sono contenti e poi è meglio che dimostri la sua gratitudine fingendo di non essere disturbato dal mio battere sulla tastiera dal momento che mentre cucinavo gli ho dato una fetta di cotto), ha sopportato che rimanessi in questa posizione mentre le rispondevo ma ora reclama le mie gambe. E bon, la pianto qua e gli do retta.

giovedì 29 dicembre 2011

una specie di sentimento

C’è un che di gradevole nel cibo casalingo, è difficile spigarlo, ma è un qualcosa di unico, una specie di sentimento. Come se lo stomaco potesse distinguere il cibo che non hai pagato e che qualcuno ha preparato con un certo amore. E il mio stomaco, dopo tutte le pizze, i piatti cinesi e i take away che ha ingollato da che sono arrivato qui, sapeva apprezzare quel dono e lo ricambiava con rigurgiti di calore che di tanto in tanto risalivano dal petto.

Pizzeria Kamikaze – Dalla raccolta “Il centro di vacanze di Kneller” - Etgar Keret - pag. 34

(anche il mio stomaco sa distinguere il cibo preparato con un certo amore, è per quello che dopo le feste, dopo aver festeggiato tutti insieme il 24, essermi fermata il 25 e averli aiutati a finire gli avanzi il 26 e bene non farsi venire idee del tipo: salire su una bilancia che ha la pila)

mercoledì 28 dicembre 2011

sulla funzione dell'ugola

… chiese al rabbino della sinagoga sefardita /…/ quale fosse la funzione dell’ugola secondo la tradizione ebraica. Sapeva che i rabbini, al contrario dei medici, avevano sempre una risposta per qualunque cosa.
“/../ L’ugola è la barriera tra l’anima e la voce che esce dall’uomo. È una barriera che dice all’uomo: rifletti su ogni parola che esce dalla tua bocca. Perché nel momento che esce dalla bocca, lei non è più tua. Appartiene a tutti. ”

Ogni casa ha bisogno di un balcone – Rina Frank – pag. 189

martedì 27 dicembre 2011

tornata



Ieri pomeriggio sul tardi mi son fatta un giretto fino in stazione e mi son comprata il biglietto del treno per tornare alla base. Mi son piaciuti questi tre giorni e qualcosina, son stata bene. Mangiato troppo ma questo l’avevo messo in conto dal momento che sono andata a casa e alle mamme, si sa, piace nutrire le figlie. Anche ai papà però (almeno al mio).
Arrivata qua, proprio appena uscita dalla stazione di Brignole ho sentito caldo, ho guardato in alto, sopra quella specie di grattacielo che c’è di fronte a Brignole, segnava sedici gradi. Quando son partita da Bergamo ce ne erano sei, sfido che sento caldo, mi son detta. Poi sul terrazzo di casa ho visto che non è più uno, son tre i tulipani che hanno messo fuori dalla terra una puntina verde. Chissà se ce la faranno. Vedremo.

sabato 24 dicembre 2011

giovedì 22 dicembre 2011

una bambina bergamasca

Non so bene come mai ma quest’anno Natale mi ha preso male. E questo è strano, non è da me. Perché io di solito faccio l’albero l’8 dicembre, metà dei regali fatti da me (e a volte questo vuol dire iniziare realmente molto prima), canticchio canzoncine stupide per quasi tutto il mese di dicembre e inforno teglie di biscotti dalle forme assurde (ma che dovrebbero sembrare abeti). E quest’anno invece niente albero, solo tre regali sono fatti da me (nel senso di con le mie manine) e il forno non l’ho acceso se non per scaldare. Va be’ starò invecchiando o forse a volte capita e bon, bisogna farsene una ragione. Però a cercar regali mi sono divertita. Questo almeno sì. Anche l’ultimo della lista che mi ero fatta. È un telaio per lavorare con le perline di Hello Kitty, mi piace molto e penso piacerà anche a chi lo riceverà. È per una bambina che l’altra sera ha detto a sua nonna: guarda che io lo so che Babbo Natale non esiste. E poi, rispondendo alla nonna che le chiedeva se era proprio sicura ha aggiunto: sì, i regali veri li porta S. Lucia. Quelli di Babbo Natale sono i regali dei nonni, dei cugini, degli amici.

lunedì 19 dicembre 2011

una foto

Sto guardando una foto che è stata scattata a luglio del ’67. Ci siamo io, mia sorella e mia zia, la sorella di mia nonna. In quella foto Latte bimba non ha ancora compiuto i tre anni, le manca poco però. Ho chiesto a Daniele se me la scansiva così potevo farla ristampare e metterla nella cornice che voglio regalare a mia zia. Vedere quella foto mi mette allegria e tristezza insieme. Mi sa che qua invece che perdermi nei ricordi che, bello è bello, ma si sa dove si inizia e non dove si arriva, sarà meglio che vada a vedermi la puntata dedicata a Jannacci e a cucire uno scalda collo (ribattezzato copri gola) che ho fatto.

domenica 18 dicembre 2011

raffinato

Oggi sono andata a comprare un CD. Adesso Ricordi e Feltrinelli sono in unico negozio e passando per andare a cercare il CD ho sentito un aggettivo che messo lì, in quella frase lì, era realmente curioso. Mi stava fin venendo voglia di fermarmi, fingere di cercare qualcosa a quel piano e sentire come andava avanti quel dialogo.

Commessa: Ha bisogno?
Cliente: Sì. Mi consiglia un libro?
Commessa: Per chi?
Cliente: Per un bambino di cinque anni.
Commessa: Un illustrato.
Cliente: No, avrei bisogno di un libro raffinato. È un regalo.

lotteria

Oggi ho fatto un bancomat, ero rimasta con meno di due euro e volevo comprarmi un pezzo di pizza. Sono andata allo sportello e mi è comparsa una scritta che mi avvertiva che non potevo prelevare. Io ero sicura sicura che invece potevo, però nella strada che ho fatto per cercare un altro sportello ero lì a dirmi: e se non potessi sul serio prelevare fino alla fine del mese? È un casino. Poi allo sportello dopo invece non mi è comparso scritto che non potevo. Ti sei preoccupata per niente, dicevo a me stessa, lì avevan finito i soldi è per quello che ti han messo quel messaggio. Ho prelevato, ho contato i soldi e c’eran venti euro in meno. Li ho contati una seconda volta, ne mancavano sempre venti. Chissà se mi crederanno quando lunedì andrò a vedere se riesco a recuperare i venti che mi mancano.
Poi arrivata a casa c’erano, due banconote stavan appiccicate tra loro ma eran due. Ora, mentre aspetto che la pizza si scaldi nel forno, mi sembra di aver vinto alla lotteria. Venti euro.

sabato 17 dicembre 2011

si fatica, a volte

Avevo segnato su un pezzetto di carta dei titoli e così ‘sta mattina, che ero in giro a cercar regali ho provato a vedere se li trovavo. Anche gli autoregali sono contemplati quando si va in giro a cercar regali. Ecco, di otto titoli ne ho trovato uno. Il mio amico librario quando ha visto il foglietto mi ha sorriso. Secondo me si diverte quando arrivo con le mie liste. Senti, mi ha detto dopo avermi avvertito che non c’era speranza di trovare due libri perché sono ormai fuori catalogo, provo a cercarti gli altri e ti faccio sapere. Questi due secondo me te li trovo di sicuro. Lui fa sempre così: parte dalle brutte notizie e poi ti lascia con quelle belle. A leggere autori israeliani a volte si fatica, se si escludono alcuni autori gli altri devi star attentissima e cercare i loro libri appena escono che già dopo pochi anni sono introvabili.

fioriscono




(anche quella che da mesi era senza fiori)

venerdì 16 dicembre 2011

una cosa nuova

Dopo pranzo sono andata a prendere un caffè alla macchinetta e mentre aspettavo che la bevanda gusto caffè piovesse nel bicchierino sentivo un rumore strano. Ma che cos’è ‘sto rumore? pensavo. Mi sembrava il rumore di una lucidatrice. Strano che passino la cera qua, dietro quella porta c’è fisioterapia, mi par proprio strano che si mettano a cerare un pavimento dove poi passa gente che usa le stampelle, pensavo. Poi ho capito: era il vento che si infilava nel cassonetto della tapparella.
Oggi ho imparato una cosa nuova: il vento che si infila nei cassonetti delle tapparelle, a volte, può fare un rumore del tutto simile a quello della mia lucidatrice.

giovedì 15 dicembre 2011

non due ma uno

Le letture e l’esperienza di vita non sono due universi ma uno. Ogni esperienza di vita per essere interpretata chiama certe letture e si fonde con esse. Che i libri nascano sempre da altri libri è una verità solo apparentemente in contraddizione con l’altra: che i libri nascano dalla vita pratica e dai rapporti tra gli uomini.
(Presentazione di Italo Calvino a Il sentiero dei nidi di ragno pag. XVI)

mercoledì 14 dicembre 2011

Furioso




Oggi ho portato a casa Furioso. Il primo cactus che è arrivato in laboratorio si chiamava Furio. Durato poco, un’estate è rimasto sotto le cure di un ospite tedesco che ha passato un periodo da noi in laboratorio e al ritorno delle ferie l’abbiamo trovato morto. Quando la mia amica C. è partita per andare a lavorare a Barcellona (era aprile 2008) ci ha regalato un cactus nuovo (anche il primo l’aveva portato lei). È così che Furioso è arrivato da noi. Furioso inizialmente era felice, cresceva, metteva spine nuove. È stato persino rinvasato perché nel suo vaso originale non ci stava più (inutile dirlo ma lo scrivo lo stesso, l’ha rinvasato C.). Quest’estate è cresciuto pochissimo, e quel poco anche storto. Poi con il primo freddo l’ho portato dentro, sul bancone vicino al mio. Poverino, sta malissimo ha persino perso clorofilla dalle coste. Secondo me è depresso. C. non ha attraversato un bel periodo e lui si è ammalato, preoccupato nel vederla preoccupata, ha iniziato a deperire per simpatia. Io, a Furioso, gli parlato, glielo detto che adesso C. sta meglio, che cambia lavoro che da gennaio non sarà più in lab e che da quando ha preso questa decisione sta rinascendo, giorno dopo giorno. Io glielo detto che andrà tutto bene, che continueremo a vederla, che passerà ogni tanto. Gli ho anche detto che se vuole lo porterò fuori a prendere degli aperitivi quando ci vedremo nell’anno nuovo in modo differente ma lui rimane lì, sbiadisce, sta storto, non mette spine nuove. È veramente cocciuto come un cactus. Allora mi sono decisa e, dopo aver consultato C., l’ho portato a casa. Ora è lì, vicino alle mie piante grasse, alle orchidee. Gli ho dato un po’ di concime liquido, di quelli fatti apposta per le piante grasse, me lo tengo un po’ a casa. Speriamo si ambienti, speriamo si riprenda presto.

martedì 13 dicembre 2011

per ora

aggiornamento: per ora tiene, poi si vedrà nel pomeriggio ma per ora tiene
(della serie: strano ma vero)

lunedì 12 dicembre 2011

ipotesi-esperimento-nuova ipotesi

Per quattro giorni non ho pensato a nulla che riguardasse il mio lavoro e ho riempito il mio tempo in maniera completamente differente. Così poi oggi è capitato che tornata ho fatto fatica. Poi le cose le ho fatte, non è che non le ho fatte. Un po’ lentamente ma pace, meglio così che niente, ringraziando l’agenda e la mia mano che ci ha scritto su delle robe che mi han aiutato a ritrovare il filo, che male c’è? l’agenda serve (anche) a quello. Sembra impossibile perdere il filo in quattro giorni, però è successo. È un dato di fatto e se è un dato di fatto, proprio perché è un dato di fatto, è possibile. La giornata di oggi mi ricorda un po’ quegli esperimenti che faccio convinta di aver capito e di saper già cosa deve venire, che faccio per aver la prova di aver capito giusto. Oggi è stato un po’ così, ero convinta, mentre andavo a lavorare, che avrei fatto tantissimo dopo la mia vacanzina di quattro giorni e invece a guardar i risultati, mentre tornavo a casa, ho dovuto rivedere la mia ipotesi. Adesso ho fatto una nuova ipotesi: domani, dopo la mia vacanzina di quattro giorni e avendo già iniziato oggi a riprendere il filo, sarà una giornata di quelle che mi rendono e tornando a casa sarò felice e contenta per quello che sarò riuscita a fare. Domani faccio il nuovo esperimento, chissà magari ‘sta volta l’ipotesi tiene.

sabato 10 dicembre 2011

progetti

Ho architettato tanti progetti – che, è vero, sono irrealizzabili – ma che non sono tuttavia votati a un fallimento totale.
Vincent a Theo, 2 gennaio 1883.

(Ieri sono andata a vedere la mostra: Van Gogh e il viaggio di Gauguin che c’è al Ducale. Bella, molto bella.)

mercoledì 7 dicembre 2011

mangiare (non nutrirsi)

Mi piace cucinare, a conoscermi non si direbbe. Faccio più o meno sempre le stesse cose e cucinare è, per me, un verbo da sabato e domenica, il resto della settimana ci si nutre con quel che c’è e quel che si fa in poco tempo. Però, al di là delle impressioni che uno può avere conoscendomi, rimane il fatto che mi piace cucinare, guardar ricette, comprare le cose, sperimentare. Forse è perché mi piace mangiare. Non nutrirsi, mangiare. Mi piace la tavola apparecchiata bene, le chiacchiere tra un boccone e l’altro. Mi piace e bon, è così. E così poi ci sono le sere come queste che passo delle orate a leggere ricette e curiosare nei blog di ricette. E così ceno due, tre, quattro, cinque volte. E guardo foto una più bella dell’altra e cerco di capire come si possono fare quei piatti, se sono alla mia portata o meno, se sono adattabili a due persone (tenendo presente anche che una delle due mangia pochissimo, dolci a parte).

martedì 6 dicembre 2011

riciclo

C’è un gioco molto bello, almeno secondo me, l’ho scoperto su Fahrenheit qualche anno fa. Per giocare s’impilano dei libri e si cerca di fare delle poesie con i titoli. Adesso, cioè non adesso adesso, adesso nel senso di da poco, c’è un gruppo su aNobii dove si possono lasciare delle poesie dorsali, e allora oggi, che non so bene che cosa scrivere, ho deciso che copio qua sotto quelle che ho fatto.

Non so (Lorenzo Licalzi)
Cosa ci faccio seduto qui per terra (Joël Egloff)
A ovest di Roma (John Fante)

Ingannevole è il cuore più di ogni cosa (J.T. Leroy)
Sono pazza di te (Rosanna Campo)
L’uomo che non ho sposato (Rosanna Campo)
Dio la benedica, Mr. Rosewater (Kurt Vonnegut)

Marcovaldo (Italo Calvino)
Un amico (Jakob Arjouni)
Qualcuno con cui correre (David Grossman)
Velocemente da nessuna parte (Grazia Verasani)

Il tuffatore (AA.VV)
Buttarsi (Dan Fante)
Alla grande (Cristiano Cavina)

Dov'eri tu quando le stelle del mattino gioivano in coro? (Christian Raimo)
Mi ricordo (Matteo B Bianchi)
In fondo alla palude (Joe R. Lansdale)

domenica 4 dicembre 2011

domani

Domani BS* day. Il capo dei capi aprirà le danze alle 8 e 25 e le chiuderà alle 19 e 20. La mattina non è prevista un’interruzione, ci saranno tre quarti d’ora di pausa pranzo e nel pomeriggio mezz’ora di pausa (che nel programma è indicata come tea break ma che spero vivamente comprenda una tazza di caffè). La sera tutti a cena insieme. Io sono in scaletta alle 18 e 20, in che stato ci arriverò meglio non pensarlo.
Avevo proposto di organizzarci e scopiazzando Fiorello metterci a cantare Il più grande spettacolo dopo il week-end ma la cosa non è stata accolta con entusiasmo. Ho dei colleghi con pochissimo senso dell’umorismo. Secondo me era una bella idea, si poteva anche fare una coreografia. Siam tanti, sarebbe stata una cosa carina e avrebbe sdrammatizzato la giornata, a mio avviso troppo ma troppo-troppo piena.

* brain(less)storming

sabato 3 dicembre 2011

sull'arrivo inatteso delle pagine

Oggi mi è successo che avevo più o meno finito di mettere l’acqua nel secchio quando mi sono accorta che avevo aperto l’acqua calda. Ma guarda, ho pensato, sono ricca, uso l’acqua calda per lavare i pavimenti. Altro che guardare se i ristoranti sono pieni e se la gente esce, dovrebbero guardare come vengon lavati i pavimenti.
E poi è tornata velocissima una pagina. Dovrei andare a rileggermela per essere sicura ma, se mi ricordo giusto, là l'acqua era minerale.

venerdì 2 dicembre 2011

giovedì 1 dicembre 2011

AA VV

Quando si va a visitare la libreria aNobii di qualcuno, sempre che si abbia una libreria propria e non si vada nascondendosi che io non sapevo che si poteva fare e invece si può e quando l’ho scoperto ho pensato: ma guarda, c’è anche chi vuole andare a spasso per gli scaffali degli altri e non ha neppure coraggio di farsi vedere, quando si va, dicevo prima di perdermi via, compare un numerino in alto a sinistra che dovrebbe indicare la compatibilità tra le proprie letture e quelle del proprietario della libreria. Poi, se si è curiosi, e io sono molto curiosa, e si clicca dove c’è scritto: dettagli, compaiono i libri che si hanno in comune e i nomi degli autori dei quali tutti e due si ha dei libri. Ecco, oggi sono andate a curiosare un po’ in giro e facendo tutto quello che ho appena scritto è venuto fuori che a me e una persona che ha ricevuto la mia visita piacciono i libri di AA VV.