lunedì 31 ottobre 2011

Marzullo insegna

Oggi ho visto due signore, tutte e due avevano un cane. Una aveva un cane nero, tranquillo, ormai di una certa età, l’altra aveva un cagnetto giovane, bianco e marrone, un cane di quelli che hanno ancora voglia di giocare e si entusiasmano e si stupiscono per qualsiasi cosa (come facciamo noi da piccoli, poi passa, alla maggior parte delle persone passa, purtroppo). Il cane giovane aveva le zampe anteriori sulla coscia della signora che aveva in cane più vecchio. Cercava, e otteneva, carezze. La sua proprietaria gli (o le, non so) dato una cinghiata. Piano, ma gliela data. L’altra signora sorpresa le ha detto: Non importa, per me non è un problema. Allora, la prima signora, quella del cane giovane che poi è anche quella della cinghiata ha detto: Fa così con tutte le padrone di cane. Con gli altri no. Mi dà fastidio, sembra che cerchi qualcun altro con cui andare.

Fatti una domanda, datti una risposta. Ascolta la tua risposta.

domenica 30 ottobre 2011

belle sorprese


Ho trovato delle belle sorprese e mi sono divertita, molto. C’erano libri che conoscevo e che non avevo, libri dei quali conoscevo l’esistenza e che non ho mai letto e tanti libri per me nuovi. ‘Sta mattina mi sono svegliata presto (anche per via dell’ora riportata a quella solare) e ho aperto piano la prima cassetta mentre veniva su il caffè. Dopo colazione io e Cato ci siamo messi a leggere delle favole che mia mamma aveva ricevuto per Natale quando aveva dieci anni. Ho letto le prime quattro. Mi piace molto leggere la mattina presto, quando c'è silenzio in casa.
Una delle cose più belle di questo gioco, secondo me, è sfogliare le pagine e cercare se ci sono segni lasciati da chi l’ha letto prima di te. Vedere a chi era appartenuto. Ho trovato anche libri di mio nonno materno. Non l’ho conosciuto, è morto che mia mamma era bambina; quando ricevo un libro con il suo nome in prima pagina mi sembra di ricevere un regalo doppio.

Di pomeriggio invece ho letto dei racconti di Carver. Molto belli, penso che domani continuerò con quelli.

sabato 29 ottobre 2011

chissà che cosa troverò

La stanchezza fisica è una stanchezza molto bella. Tra ieri (ho preso ferie) e oggi ho smontato una libreria per rimontarla da un’altra parte, e ne ho spostata una sulla parete opposta. Sono due librerie leggere di quelle di metallo che fanno molto ufficio, le avevamo prese quando siamo andati a vivere insieme. Eravamo in un appartamento in affitto, ammobiliato ma senza una libreria. Quando siamo venuti a vivere qua ce le siamo portate con noi e Daniele le ha dipinte di viola, due viola differenti (la scelta dei colori è mia, l’opera sua). Adesso, sulla parete dove c’era una di queste due librerie c’è posto per quella che era la libreria di mia mamma da ragazza. È arrivata sta mattina e l’abbiamo montata insieme. E così sono due giorni che sposto (e spolvero) libri e fumetti. Una cosa che mi piace molto ma che stanca, parecchio. Domani mi aspetta un gioco molto divertente. Oggi sono arrivate anche tre cassette della frutta piene di libri e, se ne escludo quattro che ho chiesto se potevo averli io, gli altri non so che libri siano. Erano a casa della mia nonna materna, mia mamma l’ha venduta. Quando mi ha detto che non aveva posto per tutti i libri che voleva tenere le ho proposto di mandarne qua al mare un po’ ché a me pensare che dei libri vengano buttati mi sembra una cosa brutta, se poi penso al buttar via dei libri che si vogliono tenere mi sembra una cosa orribile. Chissà che cosa troverò.

giovedì 27 ottobre 2011

vi presento




Qui, Quo e Qua

un messaggio sul bancone



Ieri ho fatto una soluzione e non ho guardato sul quaderno la ricetta, ho fatto a memoria. Ho sbagliato di brutto. Io ormai ho un’età che a memoria dovrei fare solo la pasta frolla il resto, con il quaderno in mano dovrei farlo. È una soluzione che si conserva in frigo solo che era così sbagliata che è precipitato tutto. E la mia amica C. l’ha trovata, ha aperto la porta del frigo e ha visto due bei mezzi litri si sbobba precipitata.
(però, dal momento che è una amica e ha visto che stavo parlando con un collega non è venuta lì a prendermi in giro con le bottiglie in mano, mi ha lasciato un messaggio sul bancone).

martedì 25 ottobre 2011

è tutto relativo

Io oggi non reggo il vento, son proprio stufa del vento e così ho detto Vento vattene da un’altra parte perché mi hai stufato, ma parecchio, parecchioparecchio. Non è possibile arrivare a casa marci solo per fare quindici minuti di strada a piedi. Poncho bagnato, cappotto bagnato, jeans bagnati (dalla fine degli stivali all’inizio del cappotto). Non è possibile tornare a casa e star lì a mettere sedie davanti ai caloriferi, che per fortuna un po’ stanno scaldando, e stendere un pezzetto per stanza. Non è possibile sentire un spiffero freddo che passa da sotto le finestre e doversi mettere i doppi calzini. Ma neppure quando nevica sono a casa con i doppi calzini, dicevo. Poi mi veniva in mente che dovrei far rifare gli infissi, ormai è tardi ci penserò la prossima primavera, dicevo. Quest'ultima cosa non ad alta voce, dentro di me la dicevo. Poi ho continuato, Io ‘sta sera se qualcuno mi dice Genova? Vivi a Genova che bello. Io gli rispondo a quell’ipotetico qualcuno Eh, fai un po’ una prova quando c’è vento poi ne riparliamo.

Ero tutto un lamento. Poi mentre mangiavamo abbiamo guardato il telegiornale. Non mi lamento più.

lunedì 24 ottobre 2011

sul tacere

Oggi sono stata a un simposio in memoria di un ricercatore che è mancato da poco, ho deciso di andarci perché ho un gran bel ricordo di lui anche se non ho avuto la fortuna di conoscerlo bene, non ho studiato a Genova, non l’ho avuto come docente, non ho neppure lavorato nel suo laboratorio. Ho lavorato nel suo stesso istituto per un po’ di anni e è capitato che parlassimo, di scienza e di libri (ne aveva sempre uno in tasca) a volte finendoci la sigaretta prima di entrare a lavorare. Un uomo sempre sorridente. Mi è spiaciuto molto sapere che stava male, mi è dispiaciuto molto sapere che non ce l’aveva fatta. All’apertura del simposio c’era sua figlia, una ragazzina del liceo che ha ricordato suo padre in maniera molto tenera. È riuscita a trovare parole per raccontarci di lui papà, del suo amore per il suo lavoro e della curiosità che lei aveva per il lavoro del padre, del microscopio che le ha regalato quando aveva nove anni e di quando le ha dato Il gene egoista da leggere anche se lei aveva solo dodici anni. Poi ha preso la parola il direttore scientifico dell’istituto e nel suo discorso ha detto che la sua morte se l’era comprata giorno per giorno. Io non so come si possano dire certe cose, non so come si faccia a non distinguere una giornata come questa da una campagna contro il fumo. Ci sono volte che si deve tacere, si può avere tutte le ragioni del mondo, si può avere tutte le prove dell’universo per sostenere che siano cose vere ma non cambia nulla. Si deve tacere.

domenica 23 ottobre 2011

presupposti ideali

All’epoca Emilia era una studentessa modello che frequentava l’ultimo anno di lettere, e per dimostrarlo mi fece l’elenco scritto di tutti i miei difetti. Un trattato di una ventina di pagine in cui elencò tutte le mie imperfezioni, da quelle fisiche - pancia gonfia, spalle curve, naso a patata, orecchie a sventola, seno più grande del suo – a quelle morali: tanto per cominciare, ero la persona più inutile del mondo.
I presupposti ideali per un fidanzamento c’erano tutti: iniziai a corteggiarla seriamente, tutti i giorni mattino e sera, finché da lì a un paio d’anno, durante una festa di carnevale offuscata dai vapori dell’alcool, le chiesi di sposarmi, e Emilia che era ubriaca quanto me, disse sì.

Se son rose – Massimo Vitali – pag. 69

sabato 22 ottobre 2011

un complimento insolito

Questo pomeriggio Daniele, stavam parlando, mi ha detto Sei una donna buffa. Io non so, sarà stato il tono, ma a me è sembrato un gran bel complimento.

venerdì 21 ottobre 2011

un modo molto bello



Ero già bella seduta comoda, non avevo voglia di scendere, attraversare la strada e farla meglio. A guardarla adesso si vede anche lo sporco del vetro dell’autobus. Io quel tramonto lo vedevo così e lo trovavo molto bello. Lo trovavo un modo molto bello per finire la settimana e iniziare il fine settimana.

giovedì 20 ottobre 2011

per due

secondo me lui è molto ma molto bravo
questo è il suo ultimo filmato
se vi va andate a guordarvelo
vi consiglio di lasciare il sonoro attivo

buona visione

mercoledì 19 ottobre 2011

non so rispondere

Oggi sull’autobus c’erano tre ragazzi giovani che parlavano tra loro, saran stati delle medie, della prima media. Sono saliti alla fermata della piscina e son scesi a Brignole come me. All’inizio non prestavo caso a quello che dicevano poi ho iniziato ad ascoltare, a un certo punto è partita una discussione che doveva portare alla classifica dei compagni di classe. Su chi era il più bravo erano d’accordo, anche sui più asini avevano la stessa idea, il problema era nel centro della classifica. È meglio uno che fa i compiti ma non si lava i denti o uno che si lava i denti ma non fa i compiti?
Adesso lo so che rimarrò con questa domanda in testa per mezza serata. Lo so. Magari me lo sogno anche, mi sogno che uno mi interroga e mi dice Rispondi Latte: è meglio uno che fa i compiti ma non si lava i denti o uno che si lava i denti ma non fa i compiti? E io non so la risposta.

lunedì 17 ottobre 2011

un bel regalo

Ieri ho ricevuto un bel regalo.



Antefatto: Un po’ di tempo fa ho regalato un libro di favole a una bambina e le ho detto: leggilo solo se ti va e solo se una volta iniziato hai voglia di andare avanti. Poi se per caso capita che hai letto una storia e ti è piaciuta mi fai un disegno e me lo regali?

domenica 16 ottobre 2011

sul comportamento di una zia


Oggi è il compleanno della mia mamma e tra le cose che ho fatto c’è stata anche una partita a un gioco molto divertente. Non so, forse mi sbaglio, ma eravamo in sette, sei adulti, almeno dal punto di vista della data di nascita, e una bambina, e io ho avuto l’impressione che non fosse solo la bambina a divertirsi molto. Lo scopo del gioco era riuscire ad avere nella propria fattoria almeno un coniglio, una pecora, un maiale, una vacca e un cavallo. Con sei conigli compravi una pecora, con due pecore un maiale, con tre maiali una vacca, con due vacche un cavallo. Però, se tirando i dadi ti veniva una volpe la volpe si mangiava tutti i conigli e se veniva un lupo il lupo ti portava via tutte le pecore, i maiali e le vacche che avevi. Potevi comprarti anche un cane piccino che ti difendeva dall’arrivo della volpe, e costava sei pecore, o un cane grosso, che ti proteggeva dall’arrivo del lupo e costava ben due vacche. La zia della bambina quando la bambina le gufava chiamando il lupo, che le avrebbe mangiato pecore, maiali e vacche, e tirava il dado e vedeva che il lupo non usciva e che era vicina a potersi comprare anche un cavallo, mica si dispiaceva molto che non era la nipote quella con l’allevamento più ricco di bestie. La zia non si è comportata molto da zia, bisogna ammetterlo. Poi la zia, che più vado avanti a scrivere il post più mi sta antipatica ma che, bisogna riconoscerlo, in questi giochi ha abbastanza fortuna, ha vinto e tutta contenta ha regalato tutto il suo bottino ai vari giocatori e se ne andata in terrazzo a fumarsi una sigaretta. Il cavallo, il pezzo più importante della sua piccola azienda l’ha dato alla festeggiata mentre alla nipote ha regalato il cane da guardia (quello più grande, quello che protegge dal lupo non quello più piccolo che protegge solo dalla volpe).

venerdì 14 ottobre 2011

soddisfazioni

poi c'è chi dice che le piante grasse crescon poco
mica vero
san dare delle gran belle soddisfazioni

27 aprile 2011


14 ottobre 2011


giovedì 13 ottobre 2011

maschili e femminili



È arrivato l’autunno e sono ricomparsi gli zoccoli da laboratorio sui miei piedi. D’estate tengo su i sandali tutto il giorno ma appena cambia la stagione no. Se ho le scarpe chiuse mi metto gli zoccoli, le scarpe chiuse tutto il giorno sono una sofferenza. Quelli dell’anno scorso (che mi sa che erano dell’anno prima ancora) erano blu. Ormai avevano un buco, anzi due, uno era un buco buco, un buco senza ombra di dubbio, l’altro era un buco non ancora buco, qualcosa che stava per diventare un buco. Ho pensato che fosse giunto il momento di prendermi un paio di zoccoli nuovi e li ho scelti violetto. Li trovo allegri. Pacchiani il giusto e allegri.
E adesso mi è venuto in mente che la prima persona con la quale ho diviso casa qua a Genova usava un paio di zoccoli come ciabatte ma non diceva gli zoccoli diceva le zoccole e a me, ogni volta che mi chiedeva: hai visto le mie zoccole?, veniva da ridere.

mercoledì 12 ottobre 2011

scappato fuori da un quadro



Ieri sera nella sala del Minor Consiglio, al Ducale, c’era Stefano Benni. Incontro con Stefano Benni h. 21.00 c’era scritto sul volantino. E io avevo voglia di incontrarlo e così sono andata. Sono arrivata in anticipo, ho messo giù la giacca a tenere un posto e sono uscita a fumarmi una sigaretta e a guardare il cortile del palazzo dall’alto. Si stava bene ieri, era caldo e non c’era vento. Io al vento di Genova non mi abituerò mai. Ora torno a ieri sera, che non ho voglia di perdermi via a parlar del tempo. Benni a me fa molta soggezione e mi spaventa anche, un po’. Non so perché però è così. Mi sembra uno scappato fuori da un quadro. È una sensazione strana, non riesco a spiegarla, rimane però il fatto che mi piacerebbe andare alle sue presentazioni ma essere invisibile, o essere una mosca. Lo so che non sono vista, son mica (così) scema. Lo so, però ogni volta che passa per Genova, e per fortuna passa spesso, c’è come una doppia forza in me. Una che mi spinge ad andare e una che mi farebbe rimanere a casa. Vince sempre la prima, almeno, per ora ha sempre vinto la prima. Anche ieri. Ieri una forza che mi diceva: sta qua, ormai è buio, hai il raffreddore, prendi l’aspirina e ti metti sotto la coperta, l’altra forza diceva: vorrai mica rimanere a casa vero? Pigra, infilati le scarpe e vai che muori dalla curiosità, se non vai poi passi tutta la serata a pensarci e domani ti dai della scema perché non sei andata e non conosci neppure qualcuno che ci va per farti raccontare qualcosa. E bon, sono andata, ma solo dopo aver preso l’aspirina. Durante la presentazione ho respirato sempre di bocca, ho cercato di soffiarmi il naso unicamente se c’erano delle pause (e nascondendomi per bene dietro la schiena di chi era seduto davanti a me). Va tu a sapere come reagiscono gli uomini scappati dai quadri se qualcuno si soffia il naso mentre parlano o leggono, mi dicevo. Ma intanto ascoltavo e stavo bene, lì, seduta sulla seggiola. Ha veramente una bella testa, si sta bene ad ascoltarlo. Anche quando legge si sta bene, ieri sera ha letto poco però. Tra le cose che mi sono più piaciute di quello che ha detto ci sono: Il contrario di comico non è tragico ma indifferente, e Io diffido da chi non ride mai. Sono abbastanza sicura di riportare giusto perché avevo carta e penna con me. Quella cosa lì che la comicità e la tragicità stanno dalla stessa parte l’ho letta più volte, l’ho pensata più volte, ma che dall’altra parte ci sta l’indifferenza no. O almeno non mi sembra proprio. Oggi non so quante volte mi è tornata in mente quella frase. Tante comunque.
E adesso, mentre scrivo questo post, mi viene in mente che Benni non è il primo uomo che mi sembra scappato fuori da un quadro, è il secondo. Il primo è stato il professore di filosofia che ho avuto in terza liceo, uno degli insegnanti più bravi che avuto. Altro uomo che mi metteva una soggezione difficilmente sostenibile. Lui mi faceva proprio paura. La prima volta che mi ha interrogata ho preso sei, era il primo sei che dava dall’inizio dell’anno, sono scoppiata a piangere. Lui mi ha fulminato e mi ha detto: spero che lei stia piangendo per la morte della verità. Io ho fatto sì con la testa e poi ho chiesto se potevo andare in bagno. Son passati più di trent’anni ma ricordo quell’ora benissimo.

martedì 11 ottobre 2011

solo il tempo

Non è vero che un getto d’acqua bollente può lavarti tutto, anche dentro. Solo il tempo può lavare, e anche questo non sempre. L’acqua può calmare. Per un po’. Finché ci stai immerso.

Racconti intorno alla felicità ebraica – Anatolij Krym – pag.156.

lunedì 10 ottobre 2011

stufoso

Passare la serata a soffiarsi il naso è stufoso,
speriamo che l'aspirina faccia il suo lavoro.

son tornate


Son tornate le rose alla Coop. Durante l’estate eran sparite. È tornato l’autunno, son tornate le rose. Son rose che a volte durano tanto perché son rose con il gambo bello spesso. Non son di quelle che dopo un giorno, due al massimo, han già giù la testa. Però anche quando buttan giù la testa c’è un rimedio che spesso funziona: il bagno. Quelle arancioni son di sabato, quelle rosse della domenica prima. Ieri le rosse avevano un po’ il capino chino, ma io, astuta come una volpe, ho messo nella vasca tre dita d’acqua e le ho lasciate lì tutta la notte, a farsi il bagno (son bellissime le rose quando galleggiano). ‘Sta mattina eran tutte con la testa su, belle pimpanti. Più pimpanti di me. Anche ‘sta sera son più pimpanti di me. Chissà magari dovrei provare anch’io a fare una notte nella vasca.

domenica 9 ottobre 2011

sull'aggressività


Oggi ho ammazzato due volte e adesso mi dispiace. Va beh, erano due animali posizionati abbastanza in basso nella scala evolutiva però rimane il fatto che se non mi incontravano a quest’ora erano ancora vivi. Il primo è sbucato da sotto un tronco. Ora bisogna sapere che sul nostro micro terrazzo c’è un pezzo di tronco (ce lo ha portato il papà di Daniele) e Cato lo ama molto e va là a farsi le unghie (non solo là, ma fa niente, faccio parte di quelli che pensano che se tieni un gatto in casa vuol dire che certe cose, come il divano, ti vanno bene anche se ci sono dei punti un po’ rovinati). E allora è successo che prima ho tirato giù un po’ dei miei porconi perché il vento stava facendo entrare la terra in sala (e avevo appena passato il mocio) e poi, una volta sfogata, mi son detta: bon, puliamo anche il terrazzo che se no è tutto lavoro inutile. Ecco, ero lì che scopavo il terrazzo, ho scostato il tronco per prender su anche i trucioli fatti da Cato e è sbucato uno scorpioncino nero (piccolo piccolo) e io l’ho sciacato con la pantofola. Volontariamente. E dal momento che la prima sciacata l’aveva lasciato mezzo vivo l’ho sciacato di nuovo, con più forza. E questo è il primo morto. Poi mi sono messa di buzzo buono per portare in casa un po’ delle mie piante grasse e su una ci ho trovato su un bruchino che stava facendo i buchi nelle foglie. E non so che mi ha preso ma ho ammazzato anche lui. Ecco. Speriamo che mi sia passata ‘sta aggressività verso altri esseri viventi perché non mi piace molto.

giovedì 6 ottobre 2011

come i rapaci

Come i rapaci delle favole, per giornate intere le due donne spiavano il nipote dalle finestrelle semicieche, si avventavano su di lui, lo trascinavano nei loro nidi e là davano sfogo alle proprie passioni: lo nutrivano di marmellata e di frutta, lo stringevano, lo baciavano e, chissà perché, piangevano silenziosamente. Fra loro era d’uso che colei che non riusciva ad agguantare il nipote si ritirasse nel proprio territorio, sperando di essere più svelta la volta successiva.

Racconti intorno alla felicità ebraica – Anatolij Krym- pag. 61

mercoledì 5 ottobre 2011

piccole cose sonore

Tre piccole cose sonore che quando le sento mi danno sui nervi
- quando qualcuno mi dice: stai serena
- quando per dire che il peggio è passato sento: ora è tutta discesa
- quando per dire che è successa una brutta cosa vien detto: è una rogna

(lo so non son normale, ma pace, ormai me ne sono fatta una ragione)

martedì 4 ottobre 2011

consistenza

Un uomo deve dare l’impressione di essere solo.. Secondo me. Voglio dire, di poter essere solo… /…/ Un uomo che non dà l’impressione di essere un solitario non ha consistenza…

Il dio del massacro - Yasmina Reza - pag. 79-80

lunedì 3 ottobre 2011

un pensierino

questa mattina avevo da fare, sul lavoro, una cosa che era piena di pause piccole. Metti la soluzione A, c’era scritto sul protocollo, aspetta un minuto e poi centrifuga per due minuti. Metti la soluzione B, aspetta un minuto e centrifuga per uno. Una cosa abbastanza noiosa. Le pause non superavano mai i tre minuti, poco anche per cambiar stanza e controllare la posta, che poi se c’era qualcosa poteva veniva voglia di rispondere. Il bello, sempre che sia bello per chiunque, arrivava dopo la prima ora. Quando ho a che fare con questi protocolli e li conosco già riesco a pensare ad altro senza fare (grossi) casini. E così ripensavo all’ultimo romanzo letto, poi mi è tornata in mente un’intervista, anche quella letta da poco, così è saltato fuori un pensierino:

meno male che nessuno ha intercettato quel proiettile magico, meno male che stava passando di là, meno male che l’elfo ha scelto quel proiettile, meno male che nessuno è tornato dal passato cambiando qualcosa, anche una piccolissima cosa che non avrebbe fatto arrivare quel proiettile in quella testa. Proprio quel proiettile, proprio in quella testa, proprio in quel momento.

e niente, tutto qua. Il pensierino è questo.

del gran bene

È un periodo che mi voglio del bene.
Ieri sera finferli e patate
Questa sera salsiccia e insalata, poi, dal momento che l’insalata è un contorno sano, mi son mangiata due pastine, una con le fragole e l’altra al cioccolato.
(stranamente Daniele ha apprezzato le mie scelte, ha mangiato volentieri le stesse cose, forse anche lui si vuole del bene in questo periodo)

sabato 1 ottobre 2011

punto critico



Oggi siamo stati al mare. Si stava molto ma molta bene, sotto l’ombrellone. Alle quattro ho capito che si stava bene anche fuori, al sole. E alle cinque mi sono decisa a entrare in acqua. Era un po’ ghiaccio sciolto ma era così pulita che lo trovavo un peccato non provarci neppure. È la pancia il mio punto critico. Uno può pensare: e no, se hai la pancia, le ciccezze della pancia ti proteggeranno ben dal freddo. E invece no. Non è così, anche noi che non apparteniamo alla schiera dei ventri piatti (particolarmente ricca di adepte) possiamo avere freddo alla pancia. Solo che io patisco anche a fare come fanno altre che sono nella mia condizione (quella di persone che entrando in acqua hanno freddo alla pancia) e non mi spalmo acqua sulla pancia per iniziare a prepararla allo shock termico. Io faccio parte di quelli che stan lì, con l’acqua che arriva al cavallo e non si decidono a fare il passo successivo. Magari si mettono anche in punta di piedi se il mare non è piatto piatto. Poi, di colpo, vanno o tornano a riva, dipende.
Comunque non avevo mai fatto un bagno a ottobre. Bello. Anche a far solo due bracciate. Anche a nuotare con la testa fuori dall’acqua. Ché tornare a casa stissa non mi sembra il caso, sì che fa caldo ma per essere ottobre fa caldo. Sempre ottobre è e poi, oltre alla pancia, ho anche una certa età e la cervicale è là pronta, aspetta solo i miei casini.