giovedì 30 settembre 2010

aggiornamento

Ieri ho saputo che Troll ha strappato una penna a Trill, dal collo. Mi è stato anche spiegato che un po' è successo perché non si conoscevano bene, in negozio non erano mai stati insieme perché i maschi e le femmine erano in due gabbie differenti. Abbiamo pensato che, dal momento che amor senza baruffa fa la muffa, ci sono ancora speranze. Magari un giorno arrivano anche i pulcini di canarino.
Noi aspettiamo, chissà come andrà avanti la Trxll storia.

mercoledì 29 settembre 2010

non il gavetto

Cose che avevo in borsa ‘sta mattina verso le dieci, cioè non appena uscita di casa ma dopo essermi trasformata in una DHL vivente:
- portafoglio
- sigarette e accendino
- due mazzi di chiavi (casa e lavoro)
- un fazzoletto da naso (di stoffa, lo so non li usa più nessuno ma a me piacciono e il trovo decisamente migliori di quelli di carta)
- telefonino (quasi scarico, infatti alle 12 mi ha detto: ciao belina, dovevi ricaricarmi)
- un sacchetto con dentro un gavetto (ricotta e un pomodoro) e uno yogurt (in laboratorio c’era la scorta di Michetti, ché senza pane non si può mangiare)
- un libro
- una biro e una matita
- un sacchetto con sei provette, ognuna conteneva una bulk NK (delle cellule che cerco di studiare, non da sola è un lavoro di gruppo)
- un sacchetto contenente quattro provettine di sangue
- fogli di accompagnamento dei vari campioni

Ero sull’autobus per andare al lavoro, anche se a essere sincera io considero lavoro pure andare a prendere i campioni ma lasciamo perdere questo mio personalissimo punto di vista per il momento ché non è importante al fine del racconto, quando mi è venuto in mente: e se si apre qualcosa i sacchetti terranno? Ho messo in salvo il libro. L’ho tolto dalla mia Mary Poppins borsa e anche se non mancavano molte fermate mi sentivo meglio con il libro in mano. Non il gavetto. Il libro.

lunedì 27 settembre 2010

i difetti del normale

Il normale è un buon equilibrio di difetti.

Sentito oggi a un seminario sugli SNP (Polimorfismo di Singoli Nucleotidi), secondo me fa pensare, non mi sembra una brutta definizione anche perché: che cosa è il normale?

domenica 26 settembre 2010

un gran bene

Ci son dei fine settimana che mi tratto proprio bene, faccio le cose che mi piace fare (come leggere o mangiare) e magari riesco anche a incastrare cose che non mi piacciono tanto ma che se poi non le faccio inizio male la settimana (come lavar i panni o pulire i pavimenti)

Sabato: Operette ipotetiche + porcini e polenta
Domenica: L’amore non si dice + spezzatino con carote e patate

‘sta volta mi sono voluta un gran bene. Mi sono anche regalata: un profumo, un paio di scarpe e cinque libri :D, inizierò la settimana nel migliore dei modi possibili.

venerdì 24 settembre 2010

fontana splatter



'sta sera sono andata a prendere un aperitivo con Daniele e Ettore. L'appuntamento era in piazza Matteotti alle sei e mezza e quando sono arrivata in piazza De Ferrari, prima di fare l'angolo e arrivare dove volevo arrivare, ho visto la fontana splatter.
Un po' mi faceva impressione ma un po' mi faceva ridere.

giovedì 23 settembre 2010

Dubrovnik-Cavtat (6)


Una volta imbarcata sono andata su, al piano più alto (si chiamano piani quelli delle navi? forse sono livelli, mi sa che son ponti, sì mi sa che son ponti), e son andata su un po’ per vedere meglio, un po’ perché speravo che ci fosse una bava d’aria ché avevo caldo e furbescamente ero vestita di nero. So essere una volpe quando m’impegno. Va bene che il nero smagra però dovrei anche tener conto del periodo dell’anno, almeno penso sarebbe furbo farlo. Comunque, tornando alla gita-tutti-insieme, quando arrivi a Dubrovnik dal mare e vedi le mura dal mare, quello è un gran bel vedere. Una volta sbarcata la mandria è stata suddivisa in gruppetti di circa 40 persone e ogni gruppo aveva una guida. La nostra guida era simpatica e naturalmente io ne ho fatto subito una delle mie così poi son diventata la macchietta del gruppo. Già alla seconda tappa ci eravamo dimezzati, lei poverina c’era rimasta male e così ha detto: mi sa che quello che sto raccontando non è interessante, vi sto perdendo. Ne ho già persi metà. A me dispiaceva e così ho risposto, ma a bassa voce e poi in italiano, me non mi perde, a me interessa. Lei ha sorriso, ha tradotto, così gli altri mi hanno guardato e memorizzato per bene e da quel momento se io mi allontanavo un attimo per fare una foto lei smetteva di parlare e diceva: Where is the italian lady? E giù che gli altri iniziavano a fissarmi e sentivo gli occhi nella schiena e poi mi facevano segni come di tornare nel gruppo (ché a una gita-tutti-insieme poi mica andare a fare le foto e poi ritornare nel gruppo a tuo piacimento). Tra me e un tedesco è anche iniziata una specie di gara a chi rispondeva alle domande della guida. Pareggio. Lei cercava di mettercela tutta per farci interessare. Io di solito non faccio gite guidate, l’ultima risale a due anni fa che siamo stati a fare il giro del ducale, qui a Genova, ché vivo qua dall’88 e non avevo ancora visto le prigioni. Non sono esperta di gite con guida ma a me piaceva star lì a sentire. Mi pareva di aver il lavoro più facile, non dovevo prender la guida, che poi è la guida dei miei, io in Croazia non ci ero mai stata così quando ero stata da loro per il compleanno di mia nonna l’avevo presa su. Iugoslavia c’è scritto sulla copertina. Dicevo, che mi sembrava di aver il lavoro più semplice, che non dovevo cercare la pagina, leggere, guardare, mettere la guida nella borsa, tirai fuori la macchina, rimettere la macchina nella custodia riprendere la guida, cercare di nuovo il segno. Però, ad essere sincera, c’erano anche delle cose un po’ così-così: anche usando tutta la mia buona volontà, ma tutta tutta eh, i miei occhi e il mio cuore non potevano proprio vedere la torre dell’orologio di Dubrovnik uguale a quella di piazza S. Marco. Una campana e due (pseudo) mori non è sufficiente, quelle due torri non sono uguali.
Dopo averci portato un po’ in giro ha dichiarato la parte guidata finita ci ha fatto vedere dove sarebbero arrivati gli autobus per riportarci all’hotel e… e quindi liberi tutti per un’ora. Son finita con tre italiani, due spagnoli e un’americana in un bar, a bere una birra. All’aperto, all’ombra. Sull’autobus mentre tornavamo indietro si vedeva questa palla arancione che scendeva sul mare, sembrava fin finta da tanto arancione che era. Mi sembrava un colore così forte, così innaturale che, se invece di vederlo con i miei occhi dal vivo lo avessi visto, sempre con i miei occhi, ma in foto avrei pensato: guarda come hanno ritoccato male i colori.

mercoledì 22 settembre 2010

Dubrovnik-Cavtat (5)



calcio e alta marea
o
pallanuoto e bassa marea?

martedì 21 settembre 2010

Dubrovnik-Cavtat (4)




Lunedì pomeriggio era libero da ogni impegno congressuale e così hanno pensato di organizzarci una gita in barca a Dubrovnik, tutti insieme. Caricarci tutti, dividerci in gruppi e ricaricarci tutti per tornare indietro. Io quando ho visto che c’era la gita-tutti-insieme mica l’ho segnata, ho barrato l’iscrizione e la gita non l’ho barrata, poi ho messo i dati della mia carta (ché i rimborsi li fanno solo quando porti tutto, certificati di presenza, biglietto aereo ecc...). Questo a febbraio. Poi è saltato tutto e poi ancora, dopo un giro di mail, hanno trovato la nuova data e l’iscrizione la tenevano valida quindi non son stata lì a farmi ridare i soldi e poi a iscrivermi di nuovo e su quella pagina del sito non sono più tornata e la gita me la ero proprio dimenticata. Domenica sera ho scoperto che io ero tra le pochissime persone che non avevan barrato la gita. Stiam sempre insieme pensavo, siam chiusi nello stesso albergo, facciamo colazione tra noi, andiamo a sentire le presentazioni tra noi, pranziamo tra noi, riandiamo a sentire le presentazioni tra noi, ceniamo tra noi, anche la gita-tutti-insieme mi sembra esagerato. Poi però mi son detta: non fare l’animale asociale, vai alla gita-tutti-insieme che a star da sola hai sempre tempo, così lunedì prima di andare a pranzo l’ho comprata. Quella dell’organizzazione mi ha detto che poteva farmi una seconda ricevuta con il logo del congresso e mi ha chiesto: a chi devo intestare la ricevuta? Io le ho risposto: va bene così, la pago io, non chiedo i soldi della gita all’ospedale. C'è venuto da ridere, mi ha chiesto da dove venivo, le ho risposto e bon me sono andata a mangiare con in borsa il mio bigliettino per la gita-tutti-insieme.
La gita-tutti-inseme era bella, mi son dovuta ricredere. Mi son divertita alla gita-tutti-insieme, ho fatto bene a non fare l’animale asociale anche se inizialmente dentro la testa sentivo una voce che mi diceva: prenderti un autobus per conto tuo e vedere quello che vuoi no vero? Così quando eravamo lì, tutti-insieme, davanti all’albergo e poi uno ha alzato la mano e noi tutti-insieme ci siamo incamminati verso il porto a me è scappato a bassa voce un: Alé, andiamo, la mandria si muove. A mio fianco c’era JT (le iniziali le metto per C. e Apez che se passano da qua capiscono chi è) e mi ha sorriso. È la seconda volta che mi pare che capisca l’italiano, devo star attenta che io se non vedo italiani in giro son sicura di non essere capita e parlo tra me e me a bassa voce e invece mi sa proprio che il sosia inglese di Mick Jagger vecchio sappia l’italiano. Quando la mandria è arrivata in paese, anch’io ero lì in docile fila e ho visto una nave, tipo nave dei pirati. Ma guarda che bella che è ‘sta nave dei pirati pensavo, sarà un po' finta ma è bella. Poi ho capito che era la nostra, che stava aspettando noi, ci avrebbero imbarcato nella nave dei pirati e portati a Dubrovnik con quella.
(gita-tutti-insieme continua)

lunedì 20 settembre 2010

analfabetismo di ritorno

Premessa:
Pochi giorni fa ho avuto dei dubbi su come si scrivesse il plurale di ciliegia, dopo due tre giorni ho scritto in un commento a un post un impressione, proprio così senza l’apostrofo, e l’altro giorno ho scritto qua peccato venale invece di peccato veniale (non andate a controllare, quando me ne sono accorta l’ho corretto, e dato che sono in argomento ringrazio pubblicamente chi ha commentato per non averlo sottolineato, che io lo so che l’ha visto ma ha fatto finta di niente e gliene sono grata).
Ieri:
Ho telefonato a mia nipote, era il suo compleanno, e mentre ero al telefono e parlavamo e mi raccontava che aveva ricevuto in regalo due canarini e che il aveva chiamati Troll (il maschio) e Trill (la femmina), e poi mi facevo raccontare come era andare in seconda, se era come la andare in prima o era diverso, e poi le chiedevo com’era la sua macchina fotografica nuova e se poi dava a suo papà una foto dei suoi canarini che così me la mandava con il computer e li vedo anch’io, mi è venuto in mente che non sarebbe mica sbagliato se frequentassi anch’io la seconda, magari con lei che son timida è meglio se conosco qualcuno.

domenica 19 settembre 2010

Dubrovnik-Cavtat (3)

Il giorno di domenica è stato intenso (che brutta parola intenso). Metto anche gli orari così poi non vi fate l’idea che sia stata solo al mare anche se al mare ci sono andata ma non durante il congresso, ci sono andata mercoledì che avevamo il volo alle cinque quindi fino alle tre eravamo liberi di far tutto quello che volevamo, ché il congresso era finito martedì sera con tanto di cena e balli. Allora gli orari di domenica erano 8.30-10.30, 11.00-13.00, 14.30-16.30, 17.00-19.00 e 21.00-23.30. Proprio così anche 21.00-23.00, quello era il tempo che, chi aveva il poster con il numero dispari doveva stare davanti al poster per rispondere alle domande, sempre ammesso che qualcuno lo leggesse, fosse interessato e gli facesse delle domande. Il mio poster era il numero 251. Quindi io dalle 21.15 (ho sforato di un po’) alle 22.45 (ho tagliato un po’) sono stata davanti al mio poster e l’hanno letto in tanti e qualcuno mi ha anche fatto delle domande e sono anche riuscita a rispondere che vuol anche dire che sono riuscita capire le domande (cosa fondamentale per rispondere, una cosa che a volte si dimentica quindi la metto: per avere una anche minima possibilità di rispondere bisogna capire che cosa ti stanno chiedendo). Le domande me le hanno fatte due che lavorano insieme in un ospedale olandese, una del Bambin Gesù (RM), uno che non si è presentato, dall’accento era americano, molto simpatico e molto bello, anche, tant’è che quando è arrivato mi son chiesta: sì che siamo più di trecento ma tu dove ti nascondevi che io in sala non ti ho mai visto? La media degli immunologi è bassina e vi assicuro che meritava, aveva anche il femore abbastanza lungo che io per i femori lunghi ho un debole. E le mie amiche lo sanno e mi prendono in giro per questa casa. Fanno bene, è così, si dice altezza mezza bellezza ma secondo me è il femore che è importante ché se uno/una è alto ma ha la gamba corta non è mica la stessa cosa. Comunque son contenta di come me la sono cavata lì davanti al mio poster a discutere i risultati. Vi interessa sapere il colore del mio poster? Per chi è interessato lo sfondo era azzurro. E poi il giorno dopo mi sono fermata a parlare con Mario Capitello e eravamo solo noi due e mi ha detto che mi trovava bene, che non era solo che ero in forma era anche che era più sorridente del solito e io sono stata contenta anche di quello che sono cinque anni che lavoro a questa cosa qua: trovare il lato positivo alle cose che capitano, ogni sera mettermi lì a pensare che cosa di bello mi è capitato nella giornata, e cercare di non immusonirmi, di non crogiolarmi sulle cose che non vanno. Son state soddisfazioni.

venerdì 17 settembre 2010

Dubrovnik - Cavtat (2)



Poi, dopo la passeggiata, siamo andati a mangiare. Prima di iniziare la cena ci hanno portato un bicchierino di un superalcolico (il nome non me lo ricordo, loro hanno detto che in italiano era grappa ma per me non è mica vero, la gradazione era quella della grappa ma non era rotonda come una grappa era spigolosa, buona, molto buona ma spigolosa). Ecco, questa cosa qui di bere un bicchierino sui quaranta gradi, a stomaco vuoto, subito prima di cenare è una cosa che mi ha messo l’animo e il corpo nello spirito giusto per godermi la serata. Quella è stata una cosa che mi ha reso i Croati molto simpatici fin dalla prima sera.

giovedì 16 settembre 2010

Dubrovnik - Cavtat (1)



Siam partiti in cinque da Genova e i voli, avevamo scalo a Monaco, sono andati bene. Anche i trasporti bagagli son andati bene. Io e Massimo avevamo la valigia da imbarcare, io perché sono una tonna e avevo un liquido che superava i 100 ml, Massimo perché aveva la valigia grande (e poi dicono che sono le donne che si portano la casa appresso quando si muovono). Gli altri tre ci hanno gufato tutto il viaggio d’andata, raccontato tutti gli smarrimenti bagagli possibili e immaginabili, però poi noi a Dubrovnik la nostra valigia l’abbiamo trovata e oltre a ritrovare le nostre valigie abbiamo trovato anche un signore con un cartello, Genoa c’era scritto sul cartello, e ci ha caricato e portato in albergo a Cavtat. In camera ho cercato di chiamare Daniele per dirgli che ero arrivata ma il mio telefonino si era arrabbiato del cambio di nazione. Comparivano due rettangoli con gli angoli smussati e delle frecce che andavano da un rettangolo all’altro. Quando sono scomparsi e apparsa una scritta: Afghanistan, e non scompariva più. Ho tolto la pila, l’ho rimessa e finalmente sono riuscita nel mio intento.
Il congresso iniziava nel primo pomeriggio del giorno dopo, e dal momento che erano le cinque ci siamo fatti una passeggiata lungo la costa. Si stava molto bene anche se poi si è messo un po' a piovere e poi dopo ancora si è alzato anche un po' di vento. Ma si stava bene, io stavo bene. E anche se non si dovrebbe dire perché eravamo lì per il congresso, anche se non sta bene dirlo io lo dico lo stesso: a me sembrava di essere un po' in vacanza.

venerdì 10 settembre 2010

partenza

domani, cioè oggi, parto per la Croazia. Il congresso che era saltato causa vulcano ora si fa. Son contenta di andarci, ne ho voglia, anche perché non parlo, ascolto :D che è molto meglio. Selezionata per il poster, che naturalmente ho finito ieri perché portarsi avanti mai, è un peccato, veniale ma sempre peccato.
A giovedì mattina, vado a finire la valigia.

giovedì 9 settembre 2010

sterilizzare

Oggi mentre ero a fumarmi la sigaretta dopo il caffé mattutino seduta su una banchina che c’è subito fuori dal bar dell’ospedale ho visto un papà con una bambina di dieci, undici anni al massimo, e dal momento che ero sola soletta (modo quasi gentile per poi poter confessare una curiosità che rasenta il patologico) mi sono messa a ascoltare.
Bambina guardando un piccione che non godeva di buona salute: perché non li sterilizzano?
Papà: ma cosa ti viene in mente?
Bambina: ma non sterilizzare come la mamma che prende la pastiglia per non avere bambini, sterilizzare come pulire. Non vedi che è tutto sporco?

(le idee e i ragionamenti di certi bambini sono incredibili)

martedì 7 settembre 2010

“La casetta della rumenta”



Ho deciso di mostrarvi il mio posto di lavoro. Inizio con questa.
(secondo me lo zio Sigmund, partendo da questa mia scelta, ci farebbe un trattato)

domenica 5 settembre 2010

auguri (ma tanti tanti tanti)

Ieri era il compleanno della mia nonna. Sulla torta c’era scritto: la carica dei 101.
(:DDDD)

mercoledì 1 settembre 2010

come le ciliege

Il mio fido ibook non collabora più, se voglio accenderlo parte la ventola e lo schermo rimane nero. Ci si è messo anche Daniele, niente da fare. Ne ha constato la morte. Poi si è attaccato a internet, microfratture di non so che ca@@o di pezzo, insomma per farla breve se si preme in un determinato punto si riesce a farlo ripartire la ma la cosa dura da un minimo di tre minuti a un massimo di dieci. Da ‘sta sera non parte neppure così. Ora sono cinque giorni che uso uno dei suoi due portatili, quello che normalmente ‘sta al lavoro e a casa non passa quasi mai. Mi sto rendendo conto di tutto ciò che non ho salvato, ogni giorno mi viene in mente qualcosa. È una sensazione bruttissima. Domani vado un po’ a vedere, non riesco a fare il mio solito ca@@eggio serale con il suo computer di lavoro, mi sento ospite. Sono un ospite. E poi non vedo l’ora di recuperare tutta la mia roba.
È proprio vero che le sfighe, anche quelle piccole, non vengono mai da sole. Sono un po’ come le ciliege, una tira l’altra.