venerdì 30 settembre 2011

sulla stupidera (2)

Ci conosciamo da molti anni ma da quando non lavoriamo più nello stesso posto ci vediamo pochissimo. Questa sera ci siamo incontrate per caso in centro, lei era con sua figlia, è una ragazza ormai (porco belino se passa il tempo). Eravamo lì che chiacchieravamo e lei mi ha chiesto: lavori sempre nello stesso posto? Sì, le ho risposto, ormai son sette anni che sono lì. Poi lei mi ha detto: sai che ieri ho visto la segretaria del tuo capo, non mi viene il nome, come si chiama? Cinzia, le ho risposto. No, non Cinzia, l’altra, quella … quella più porcellina. Ah, Rosa. Avevo capito subito di chi stava parlando. E poi, io non so, sarà che ogni tanto arriva la stupidera e se arriva non c’è niente da fare ma, a pensare a quello che mi aveva detto per farmi capire di chi stava parlando e al nome proprio, ci veniva proprio da ridere. E allora siam scoppiate a ridere.

sulla felicità

Tempo fa mi hai chiesto che cos’era per me la felicità. Quando Michal aveva dodici anni, un giorno mi face:”Nonna, perché non accendiamo tutti i candelieri insieme?” Come sai, ho una collezione dei più svariati candelieri per una sola candela. A quel tempo ne possedevo ormai settanta. In ciascuno si ergeva la sua candela, perché i candelieri vuoti non mi sono mai piaciuti. Un candeliere vuoto è un candeliere inappagato. E così, quando scese la sera, li accendemmo tutti insieme. Ecco, per me questa era felicità, quell’istante con i candelieri accesi e mio nipote raggiante.

Reality - M. Szczygiel pag.145

giovedì 29 settembre 2011

S. Leche

Oggi ho mandato una mail a un collega spagnolo, stiamo facendo una cosa insieme. Io a lui scrivo quasi sempre in italiano (lo sa benissimo) le frasi non lavorative e in inglese quelle di lavoro. Oggi la volgia di scrivere in inglese era pochissima a dal momento che erano solo due frasette una di saluto e una del tipo: se mi mandi 20 ml di anticorpo sarei contentissima, le ho scritte nella mia lingua. Poi, dato che anche lui si chiama Latte, e oggi è S. Latte, gli ho aggiunto gli auguri di buon onomastico nella sua lingua (due parole e sono riuscita a scriverne una sbagliata, ah come sono portata per le lingue io, difficile trovare una portata come me).
Ora mi è arrivata la risposta.

Querida Latte,
Grazie, Latte. ¡Muchas Felicidades!. Hoy tambie´n es el dia de tu santo (santo onomástica). Te mandaré el anticuerpo la semana próxima.
Ciao
Leche

Come mi piacciono queste mail.
Ora torno al bancone che 'sta sera voglio andarmene al cinema ed è il caso che mi dia una mossa.

mercoledì 28 settembre 2011

galleggini



Un galleggino serio e due allegri.
(il coniglio verde è il mio preferito)

martedì 27 settembre 2011

sulle mancanze

Mi manca qualcosa che stento persino a capire e a esprimere a parole.

Reality - Mariusz Szczygierl - pag. 34

messa così

Oggi è stata decisamente una giornata no. I miei giochi in laboratorio sono andati bene, ma a volte mi montano dei nervosi tali che il lavoro che va per il verso giusto non basta a raddrizzare la giornata. Allora ero qua a pensare a cosa salvare da quando sono uscita di casa a quando sono rientrata. Mi son messa a cercare, perché lo so che se mi metto a cercare poi qualcosa lo trovo (la maggior parte delle volte).

Salvo:
- il saluto che ci siamo scambiati il fisarmonicista di Brignole e io
- un caffè al bar con la mia amica Cinzia prima di entrare in ospedale
- il voltarmi sovrappensiero in tabaccheria e vedere due occhi che mi ricordano tantissimo altri due occhi
- la lettura di alcune pagine del libro che ho iniziato oggi e che mi ha consigliato Marco, uno dei mei due amici librai

Messa così non sembra neppure una giornata pessima.

lunedì 26 settembre 2011

e Cato?

‘Sta sera nella cassetta delle lettere ho trovato la busta con le domande del censimento e mi è venuto in mente che quando abbiamo preso casa siamo andati a spostare la residenza e in quell’ufficio lì, quello dove bisogna andare per spostare la residenza (e io ero molto contenta di farlo perché finalmente potevo prendere un medico della mutua nella stessa città dove abitavo e votare dove abitavo), c’era uno che ci ha chiesto: chi è il capo famiglia? A me, sempre a causa del mio carattere, è venuto da rispondergli Non c’è una famiglia e quindi non c’è neppure un capo famiglia, ci sono due persone che hanno preso casa insieme e che ci vogliono vivere insieme. L’individuo di quell’ufficio mi aveva guardato malissimo Questa riga è da compilare, mi aveva risposto, io qua devo mettere un nome. Abbiamo fatto scrivere quello di Daniele. Se la riga è da compilare che cosa vuoi fare? la compili.
Però ora io mi stavo domandando: e Cato? Se, per l’anagrafe, siamo una famiglia allora secondo me anche Cato fa parte della famiglia.

piccole cose

Una piccola cosa bella
Tornare in laboratorio, vedere le pastiglie per il mal di testa sulla scrivania e dir loro: vi ricaccio nel cassetto, rimanete lì che è un bel posto e poi lì avete anche una probabilità di sopravvivenza più alta.

Una piccola cosa strana
Se si mettono in gavetto dei chicchi d’uva e dei mirtilli verso le otto del mattino, poi, verso l’una e mezzo, l’uva sa di mirtillo ma il mirtillo non sa d’uva. Mirtillo batte uva 1:0.
Magari succede anche prima, bisognerebbe fare l’esperimento. E dopo? Magari dopo vince l’uva. Va tu a sapere.

domenica 25 settembre 2011

delle volte

Delle volte essere figlia è difficile
delle volte essere sorella è difficile
delle volte essere sia figlia che sorella è difficilissimo.

Delle volte vivere a duecento chilometri dalla propria famiglia d’origine è brutto
delle volte vivere a duecento chilometri dalla propria famiglia d’origine è bello
delle volte vivere a duecento chilometri dalla propria famiglia d’origine è sia brutto che bello.

Delle volte non riesco a sopportare le persone che urlano
neppure se voglio loro del bene ci riesco
o forse proprio perché voglio loro bene.

sabato 24 settembre 2011

anche da scappato

Il libro che mi ha fatto compagnia fino a qualche ora fa finisce così:

Se qualcuno vuol farmi scappare, io scappo.

E adesso sono qui che ci penso. Un po’ penso al libro, un po’ penso all’ultima frase. E tra un pensiero e l’altro mi son trovata a chiedermi: ma chi ti vuole far scappare? sei tu che vuoi scappare? ma scappare da cosa? da chi? Fosse così, fosse che sei tu che voi scappare, potrei anche vedere se riesco a darti una mano. Io una mano te la do volentieri ma tu mi prometti che, se ne avrai voglia, continuerai a scrivere anche da scappato?

venerdì 23 settembre 2011

creazionismo

‘Sta mattina mi sono svegliata con il mal di testa, un mal di testa di quelli che poi dà fastidio anche la luce del sole, di quelli che ti mandi giù delle pastiglie e speri nel miracolo chimico con tutte le energie residue. Però non potevo mica andare a lavorare e fare solo atto di presenza perché poi mi toccava andare domani a fare quello che non facevo oggi e allora ho cercato di combinare qualcosa di sensato lo stesso. Tra le cose che volevo fare c’erano delle amplificazioni (per i non addetti ai lavori che magari fanno un salto da queste parti: volevo vedere se dei campioni trascrivevano o no dei geni, in esperimenti del genere si mettono dei controlli positivi, campioni venuti positivi in precedenza, e dei controlli negativi, tra i negativi si mette anche dell’acqua al posto del campione). Poi ho corso il gel per vedere che cos’era venuto e mi son trovata con il campione dell’acqua positivo. Andiam bene, mi son detta, andiamo proprio bene. Hai proprio lavorato da Dio. Complimenti. E poi l’ho rifatto, è andata un po’ meglio, ma l’acqua non è mica negativa negativa, basta sovraesporre la fotografia e una banda sottile sottile vien fuori ancora. Lunedì ci riproverò però son sulla via di ritorno all’essere umano. Meno male.

giovedì 22 settembre 2011

Ughi

Oggi cercavo un oligo, ero convinta di averne ancora un po’ alla mia diluizione e invece l’avevo finito. Va beh, poco male, lo ridiluisco, pensavo, mi ricorderò sbagliato, son anni che non lo uso. Sono andata sul quaderno per cercare dov’era la mamma, il tubo di partenza, quello dal quale peschiamo tutti, e ho visto che era stato sintetizzato nel 1998 (cioè non era stato sintetizzato il tubo ma l’oligo che è nel tubo). Porca la miseria nera se passa il tempo, mi è scappato. Ho cercato la scatola, vicino a quel tubo c’erano altri oligo che avevo fatto sintetizzare per un progetto vecchissimo. In quel periodo cercavo di capire che cos’era una sequenza che avevo trovato (poi non era nulla di interessante) e quando non si sapeva che cosa si aveva in mano i nomi agli oligo si inventavano. E lì in quella scatola, vicino all'oligo che mi serviva oggi, c’è una serie di oligo che si chiamano tutti Ugo: Ugo 1, Ugo 2, Ugo 3, e via di seguito fino a Ugo 9. I tempi pre sequenziamento di tutto il genoma avevano il loro fascino mi son sentita pensare.

Pensieri del genere si fanno solo da una certa età e poi, quando si sentono certe cose nella propria testa, può capitare che ci si vergogni anche un po’, ma non troppo.

martedì 20 settembre 2011

coccolopenia e furbizia

‘sta sera arrivata a casa mi ha accolto Cato con una serie di miu. Era decisamente coccolopenico. Gli ho fatto un po’ di carezze poi pensavo che bon, basta, invece lui, appena mi alzavo mi dava delle testate sulle caviglie per farmi capire che no, ancora. Siamo andati avanti un bel po’ prima di arrivare a pensarla uguale. A quel punto in ingresso c’era pelo di gatto ovunque, allora gli ho detto: sta arrivando il freddo, dovresti tenertelo ‘sto pelo invece che perderlo via per casa. Ti può servire.
E lui mi guardava e io non so, mi sembrava quasi che ridesse sotto i baffi. Secondo me Cato è furbo e ha capito che cosa stavo dicendo nascosto, molto male, da consiglio altruistico.

lunedì 19 settembre 2011

143 blocchi cattivi

Centoquarantatre bad blocks. É quello che ha sentenziato un programma che Daniele ha usato per cercare di capire come mai avevo così tanti problemi con il mio computer. Ogni tanto, sia che usassi word sia che usassi iPhoto o che navigassi mi si chiudeva tutto (e io imprecavo e quando mi metto a tirar giù porconi non è proprio un bel sentire). Questa cosa dei blocchi cattivi me l'ha detta giovedì sera, da venedì sera non è che si chiude all’improvviso, non si accende più. Non c’è molto da fare, mi ha spiegato, se non cambiare il disco rigido (e l’anno di garanzia è finito il cinque settembre, va beh non commento la data qui in parentesi che è meglio). Ha recuperato più o meno tutto e mi ha lasciato il suo portatile da lavoro a disposizione. E adesso aspettiamo il pezzo di ricambio. Pazienza, ci vuole pazienza, tanta pazienza. Bisognerebbe trovare dei posti dove l’affittano o dove la si può comprare. Sarebbe bello, uno va lì e quando gli chiedono: Desidera? Risponde: mi dà un etto e mezzo di pazienza tagliata sottile per favore? E poi se ne torna a casa e si fa dei piatti di pazienza condita olio, limone e scaglie di grana. Magari ci aggiunge anche della rucola così, non solo sta calmo ma sembra ancora che ci sia l’estate e invece la mattina fa fresco e di sera alle otto è già scuro.

domenica 18 settembre 2011

l'utilità degli insiemi

Capita che una, una a caso, pensi: preferisco leggere romanzi che racconti e poi capita anche che la stessa una pensi: ma che cosa mi salta in mente di pensare. Dipende, si dice tra sé e sé, dipende perché se tutti i racconti mi piacessero come mi piacciono quelli che sto leggendo ora allora non sono mica tanto sicura che mi piacciono più i romanzi dei racconti. Dipende da che romanzo è e da che racconto è. Bisognerebbe stare attinte a quello che si pensa, mettere nei pensieri delle cose che lascino poi spazio al dubbio o magari fare come degli insiemi. Con gli insiemi forse può funzionare. Tra quello che per ora ho letto sono di più i romanzi che mi sono piaciuti dei racconti. Sì, a far degli insiemi può funzionare, rimane posto anche per i cambi d’idea. Anche se, se la storia è bella, rimanere in compagnia della stessa storia per almeno duecento, meglio ancora trecento, pagine è una gran bella cosa.

sabato 17 settembre 2011

gli abici

Io, se penso ai miei maestri, a chi mi ha insegnato gli abici del lavoro che provo a fare, penso che sono stata fortunata. Se penso a loro tre, a Daniela che mi ha insegnato l’abici della biologia cellulare, a Marcelo che mi ha insegnato l’abici della biologia molecolare e a Marco che mi ha insegnato l’abici del leggere e dello scrivere, penso che sono stata proprio fortunata. L'imprinting l'hanno lasciato loro tre. Poi sono arrivati altri maestri (e altri ancora magari arriveranno) ma a loro sono toccate (o toccheranno) altre lettere. Ieri c’era una cosa che è durata tutto il giorno e poi è continuata anche la sera perché c’era una cena, per chi aveva piacere a continuare a stare insieme in un modo diverso. A cena Daniela e io ci siamo messe allo stesso tavolo e dal momento che tornava a Pavia oggi con il treno delle undici ci siamo viste anche ‘sta mattina. Ci siamo prese un caffé insieme, abbiamo chiaccherato un altro po’. Magari si riesce a fare qualcosa insieme anche in futuro. Speriamo, la voglia c’è, poi si vedrà.

giovedì 15 settembre 2011

ma

- Ma papà ha paura dei granchi?
- No.
- Ma come fa a non avere paura?
- Non lo so, questa sera glielo chiediamo.
- Ma se va in acqua e c’è un granchio poi lo punge?
- Se lo pesta sì,
- Ma se lo punge perché il papà non ha paura dei granchi?

poi sono scese dall’autobus ma mi è venuta la tentazione di seguirle e sentire altri ma.

gemello

aggiornamento
Sul retro del tappo dello yogurt gemello c’è scritto:
Danone per l’ambiente
Dal 1° gennaio 2009 lo stabilimento Danone di Casale Cremaasco (CR) è interamente alimentato da fonti di energia rinnovabile.

(e anche oggi ho iniziato ad avere fame alle dodici e mezza, starò mica ospitando un verme solitario?)

mercoledì 14 settembre 2011

pagina a caso

Io ho il vizio di aprire i libri che mi incuriosiscono più o meno a metà e leggere delle facciate a caso. A volte funziona e mi faccio un’idea se può piacermi o no, a volte prendo delle cantonate ma è una cosa che mi piace e mi diverte così tanto che continuo a farlo. Oggi sono passata a ritirare due libri che avevo ordinato e poi mi sono messa a chiacchierare con il libraio. Quando arrivava un cliente tornavo agli scaffali e facevo il gioco della pagina a caso. Aprendo un libro ho letto una lettera che inizia così:

Caro compagno Dio!
Scusa se ti disturbo di nuovo con stupidaggini. Cioè, volevo dire che per me non sono affatto stupidaggini, tutt’altro.

e che finisce così:

Con i migliori saluti la tua creatura Jankel’ Lemares. Ah sì. Dì ai miei che ho grande nostalgia di loro e che li bacio mille volte. Adesso è proprio tutto.

Ora quel libro è sul divano, chissà, magari passa avanti a altri. Va tu a saperlo.

una curiosità piccina

Ero lì che facevo un giro in casa di altri e intanto mangiavo. Era un po’ presto per me ma oggi è dalle dodici e mezza che ho fame così ho anticipato un pochino, che alle due meno un quarto non ci arrivavo (o ci arrivavo dopo aver preso a morsi il bancone che non è bello e poi oggi sto giocando con dei batteri, non è neppure sano). Ero lì che polivo per benino il tappo dello yogurt ma guardando lo schermo del computer quando è comparsa una scritta: Danone per l’ambiente era il titolo. È comparso sotto il mio naso, non a casa degli altri. Poi sotto c’era scritto Negli ultimi 5 anni lo stabilimento di Casale Cremasco ha ridotto i consumi di acqua del 25%.
Il 25% mi sembra tanto, mi sembra che ne sprecavano tanta di acqua se sono riusciti a ridurne il consumo del 25%. Sempre ammesso che sia vero. E ora mi sto chiedendo: chissà se sull’altro yogurt, sullo yogurt gemello di questo, quello che adesso è nel frigo a casa, c’è la stessa frase sotto il tappo o una differente o non c’è scritto nulla.

martedì 13 settembre 2011

latte al ginocchio (sinistro)

'sta mattina al bar un signore, mi ha rovesciato addosso mezzo bricco del latte. Io lo so che non l’ha fatto apposta, eravamo in tanti e lui si è mosso in maniera maldestra però, secondo me, almeno scusa poteva dirlo. Invece no, ha detto: colpa del barista che li ha riempiti troppo. A volte mi sembra che ci siano in giro persone che scusa non lo sappiano proprio dire. Ma non è una cosa difficile, non è neppure una parola insolita o lunga. Basta esercitarsi e poi si riesce. Se non si riesce a dire scusa per delle ca@@ate del genere quando le scuse sono per altro che cosa si fa? Tornando al latte mi è venuto in mente che, se ricordo giusto, Cleopatra si faceva il bagno nel latte. Mi sembra fosse latte di asina, dovrei controllare ma adesso non ne ho voglia. Però adesso posso controllare se la gamba sinistra è meno peggio della destra.
E poi mi sa che dovevo un po’ aspettarmelo con il nome che mi sono scelta.

lunedì 12 settembre 2011

una che pensa sbagliato

Una magari pensa che alle nove e quaranta la giornata sia ormai finita. Magari pensa di distendersi sul divano e andare avanti a leggere il libro che ha iniziato in autobus la mattina. Magari prima è lì che pensa, ‘spetta, fammi vedere se mi sono dimenticata qualcosa. No, fatto tutto. Mi sono anche ricordata che oggi era il primo giorno di terza di mia nipote e me lo sono fatta raccontare. E invece pensa sbagliato, lei pensa sbagliato perché suona il cellulare, è il capo che dice che ci sono i pompieri davanti al laboratorio e che non hanno le chiavi. E a quella lì che pensava: bon per oggi basta, tocca rivestirsi, chiedere al fidanzato se la accompagna, che a quell’ora gli autobus sono pochissimi, e andare di nuovo lì. E mentre va pensa: quanti litri di etanolo abbiamo in laboratorio? E di metanolo? Quante bombolette da campeggio del gas? E poi, arrivano e c’è l’allarme che suona ma per fortuna non brucia niente e i pompieri non ci sono più, se ne sono andati. E deve andare in portineria, far chiamare di nuovo i pompieri (quelli interni dell’ospedale) e entrare con loro (due pompieri davanti e lei dietro), e aprire tutte le stanze. Siamo entrati e c’era ‘sta sirena assordante che da fuori era forte ma da dentro era proprio assordante e che cos’era? Un sensore impazzito. L’hanno svitato, ci hanno soffiato dentro e l’hanno riavvitato. Fine della storia.

Domani faccio una copia delle chiavi e la lascio in portineria. Anche se secondo me è l’ospedale che dovrebbe prendersi carico di queste cose organizzative io non rischio, faccio una copia e la lascio lì e farò così tutte le volte che, per un motivo o per l’altro, si cambieranno le chiavi dell’ingresso.

domenica 11 settembre 2011

tutto bene

In questi giorni sono andata in ospedale più volte. Tutte le volte, tornata a casa, ancora prima di mettermi le pantofole o di accarezzare i gatti, andavo in bagno a lavarmi le mani. Io andavo in un bagno e mia mamma nell’altro. Senza dirci niente. Poi no, poi parlavamo. Ci sembrava di avere le mani sporchissime anche se non prendevamo ascensori e non toccavamo i corrimano delle scale. E mentre per mia mamma la cosa è normale per me è stranissimo perché io in ospedale ci lavoro e lì tocco un po’ ovunque e poi mi mangio i Michetti che sono sulla scrivania senza pormi alcun problema.

(comunicazione: tutto bene, l’ex malato verrà dimesso martedì, poi bisognerà convincerlo di fare la convalescenza come si deve ma quello è un altro problema)

venerdì 9 settembre 2011

baracca e burattini

buon fine settimana a chi passa da qua (ma pure a chi non lo fa)
io ora chiudo baracca e burattini e me ne vado in stazione
questo fine settimana sarò figlia al cento per cento

ci si rivede (per chi lo vuole) lunedì

mercoledì 7 settembre 2011

imbarazzante



L’altro giorno, da brava genovese d’adozione, mi stavo lamentando. Mi lamentavo del fatto che le giornate si stanno accorciando. Oggi invece no. Oggi mentre davo da bere alle piante stava tramontando e c’erano dei colori che sembrava che qualcuno avesse preso il cielo a secchiate. E quello che vedevo dal terrazzo era di una bellezza imbarazzante.

martedì 6 settembre 2011

microchip

Sono andata a ritirare la nuova tessera dell’autobus. Quando mi hanno chiamato per dirmelo mi sono meravigliata perché l’ho fatta a febbraio e ha validità di un anno. Poi ho scoperto che la nuova tessera ha un microchip. A me queste cose qua, come il rifare le tessere dell’autobus per aggiungere il microchip, son cose che fan pensare. Vengon fuori dei pensieri mica tanto allegri però.

sincerità per sincerità

Ha chiamato la sorella di Daniele proponendoci di andare a pranzo insieme tra due domeniche (è il suo compleanno quel giorno) ma solo se c’è brutto tempo perché se è bello loro fanno dell’altro. Io non so, forse non sono in grado di apprezzare la sincerità in tutte le sue forme ma io, per come sono fatta io, questa non la riesco a chiamare sincerità. Non dico che abbia mentito, non dico questo. Io sono sicurissima che ha detto quello che pensava. Se lo si guarda con attenzione sotto un certo angolo, può essere definito anche un invito sincero, ma, secondo me, quel invito ha un altro nome. La prima cosa che mi viene in mente non è: sincerità. A casa mia quel invito si chiama in maniera diversa. E allora a me vien da rispondere: guarda tu fai quello che vuoi ma io non vengo, qualsiasi sia il tempo di domenica 18. E poi decido che a lui, che mi sta riassumendo la telefonata dopo averla finita, lo dico quello che mi vien da rispondere. E non mi sembra che ci sia da dover dare delle spiegazioni alla mia risposta. Mi sembra chiara, e sincera.

domenica 4 settembre 2011

lui è (un grande guaritore)

Il mondo è un enorme ospedale.
Tutti cerchiamo di guarire, di non soffrire troppo, di uscire vivi ancora una volta, di cambiare qualcosa per sempre.

Se tu, anche nella pena, potrai dare una goccia di sollievo agli altri, fallo. Oppure lamentati. Oppure grida che è ingiusto. Invidia ogni persona che nel tuo animo credi viva meglio di te.

Ricorda Moby Dick, van Gogh e i suoi Girasoli. Ricorda tutto quello che hai scritto, ogni tuo sacrificio. Il momento in cui ci accorgiamo che lasceremo qualcosa dietro di noi, gioia per gli altri, sollievo, un quadro, un seme, un sacrificio, una risata. Non siamo passati invano.
Abbiamo guarito.


La traccia dell'angelo - Stefano Benni (pag.74, 76, 91-92)

sabato 3 settembre 2011

mollettone

Oggi ho comprato un mollettone. Io, fino a poco tempo fa, pensavo che il mollettone fosse solo quello per i capelli, quella specie di pinza, molto utile quando si hanno i capelli lunghi e non li si vogliono sugli occhi. Abbastanza antiestetica, per il mio gusto, ma utile. E invece no. Non si finisce mai di imparare. Anche la propria lingua è piena di sorprese, basta essere ignoranti. Il mollettone è anche un panno che può essere utilizzato per coprire il tavolo (da mettere sotto la tovaglia o la cerata) e che serve a proteggere il tavolo dal calore e dagli urti. È proprio quella cosa là della protezione dal calore che m’interessa. Il sottopentola lo usiamo sempre ma il piatto di minestra o di minestrone alla lunga può rovinare il tavolo e mi dispiacerebbe. È così che sono venuta a conoscenza del fatto che quel panno si chiama mollettone, ero andata a cercarlo durante le vacanze ma un negozio era chiuso per ferie e l’altro l’aveva finito e lo stava aspettando. Oggi mi è tornato in mente e così sono tornata all’attacco. Quello che lo stava aspettando lo stava ancora aspettando ma quello che era chiuso per ferie era aperto e l’aveva. Ecco, adesso abbiamo un mollettone e la casalinga che è in me è molto soddisfatta dell’acquisto. (poi dal momento che ero in giro mi sono presa anche un libro ma, dal momento che non è sull'uso del mollettone, lo metto tra parentesi)

venerdì 2 settembre 2011

404

C’è un posto dove vado volentieri e ogni tanto, ogni tanto tanto, raramente si potrebbe dire, spariscon delle cose che avrei voglia di rileggere. Allora cerco di rileggerle lo stesso, anche se andare contro la volontà del padrone di casa non è una cosa carina da fare. Se le toglie avrà i suoi buoni motivi mi dico cercando di ritrovarle. E succede che quando son quasi convinta di esserci riuscita ne leggo una riga scarsa e poi, invece di poter andare avanti, mi trovo a leggere “Error 404 - Che vuol dire che quel che cercavi non c'è. Magari c'era e non c'è più. Chissà dov'è finito.” E così mi tocca rassegnarmi.
Ormai è un po’ che passo di lì e se mi mettessi a far della statistica direi che la maggior parte delle cose che spariscono a me dispiace che spariscano, che mi è capitato solo poche volte (quattro direi, cinque al massimo) di dirmi: secondo me ‘sto post non ha vita lunga e di indovinare e una sola volta di dirmi: se lo toglie fa una gran bella scelta, e invece è rimasto lì.