lunedì 30 luglio 2012

13 - comunque


C’è chi mina le mie vacanze con mail di lavoro e chi lo fa prendendo decisioni che non condivido in mia assenza. Ma io, a modo mio, resisto. Poi ogni tanto mi sale il nervoso. Anche. Una mezza resistenza direi. Comunque ‘sta sera a prendersi uno spritz a Rialto e poi a ascoltare un gruppo jazz che suonava lì vicino si stava bene.

domenica 29 luglio 2012

12 - Carpaccio


(le pietre bucate)
Oggi sono stata a San Giorgio degli Schiavoni. Non ci ero mai entrata, non le avevo mai viste. Sarei stata su quelle panche per delle ore. Era tanto che non mi succedeva una cosa del genere. Ma quanto era bravo? Non so se mi piace di più San Giorgio che uccide il drago o San Girolamo che arriva con il leone. Se a qualcuno capita di entrarci parlate con chi vi vende il biglietto d’ingresso che vi racconta un sacco di cose una più interessante dell’altra. Belle son bellissime, tutte, e si sta benissimo lì a guardarsele anche se non si sa niente, se si è ignoranti come me, ma se c’è qualcuno che racconta e spiega, secondo me, è ancora meglio. E pensare che è successo tutto per caso, ché l’altra sera ero al telefono con mia mamma e le avevo detto che non riuscivo più a ricordarmi dov’era una chiesa, San Raffaele mi sembra che si chiami, le ho detto la chiesa con il cane dalle parti delle Zattere e lei ha capito, me lo ha spiegato e mi detto anche che era una delle chiese che il nonno preferiva (nonno per lei, mio bisnonno). E poi, andando di ricordo in ricordo, mi ha raccontato di quando il nonno la portava a San Giorgio degli Schiavoni e le raccontava la storia di San Girolamo, del leone, della spina, che lui poi l’aveva portato in convento e che tutti i frati vedendolo si erano messi a correre e che quello che correva di più era Pistorius che aveva una protesi perché aveva perso una gamba, divorata da un leone. E che a lei piaceva tantissimo andare là e farsi raccontare la storia dal nonno e che lui ogni volta l’allungava, ci metteva un pezzo in più. Il signore gentilissimo, quello che spiegava, a un certo punto eravamo proprio davanti a quella tela lì, ero rimasta dentro solo io, mi ha chiesto se avevo notato le “pietre bucate”. E io non le avevo viste, e poi guardavo ma mica le vedevo, perché sì che avevo capito che dovevo cercare delle pietre con un buco ma guardavo in basso, a livello del suolo e invece dovevo guardare più in su.  Me le ha indicate e mi ha spiegato di come si stendeva, e allora ho viste le due pietre bucate e il bastone e le tonache dei franti stese ad asciugare. Poi quando sono uscita mi ha dato un compito: andare a cercarle nel campo vicino a San Lio. Ci ho messo un po’ ché mi dimentico tutte le volte come fare per arrivarci, ma puoi le ho trovate.
Secondo me oggi mi son presa una cotta, per Carpaccio.

sabato 28 luglio 2012

11- eredoni e genidi


Curiosando in casa ho trovato un libro di mio nonno, quello che non ho conosciuto. Mi hanno detto che era una persona molto spiritosa e molto curiosa. Lui numerava i suoi libri. Quello che ho aperto oggi e che ho letto un po’ è il numero 39. Si intitola Questo è l’uomo, il sottotitolo è Il corporeo – Lo spirituale – L’umanità. L'autore è Antonino Anile. C’è un capitolo sull’ereditarietà che è bellissimo. È un libro del novembre 1943, si parla della nascita di una scienza nuova. La Genetica. A un certo punto del capitolo c’è scritto “Gli individui sono diversi; ed è da questo perpetuarsi e moltiplicarsi di differenze nell’ambito degli aggruppamenti umani che erompe il dinamismo ascendente o discendente delle culture. La scienza si è preso l’assunto di portar lume nell’ardua questione. Consapevole già che ciascuna esistenza, compresa la nostra, non si trasmetta che attraverso corpi minuscoli di cellule, venne di conseguenza sospinta a rivolgere la sua attenzione nei campi dell’infinitamente piccolo. E qui per davvero il minimo non ci largisce minori sorprese che il massimo: è più facile seguire le costellazioni del cielo che quel che succede dentro una cellula. È così che la scienza contemporanea si trova oggi dinanzi alla concezione granulare dell’ereditarietà. C'è forse da sentirsene paghi? Comprendiamo ora meglio che non ieri cosa sia un organismo? /…/ Concezione granulare dell’ereditarietà (eredoni), che fa riscontro a quella medesima alla quale sono convenuti i cultori di fisica indagando la materia (neutroni),  e non è accaduto diversamente per l’elettricità (elettroni), e per la luce (fotoni). Strano questo nostro destino di ricercatori! Partiamo da grandi cose per cadere dentro un turbinio di minimezze invisibili, senza dimensioni: è una punizione forse, anche questa, del nostro orgoglio.” Andando avanti c’è  la proposta di chiamare i geni genidi in modo da non confonderli con il plurale di genio.

venerdì 27 luglio 2012

10 - un parente del violino


‘Sta mattina giretto tranquillo. Strade che conosco, quasi impossibile perdere l’orientamento. Da casa a San Marco da lì per l’Accademia, ho fatto il ponte e sono andata alla Salute rimanendo dalla parte del Canale, Dogana, mi son fatta le Zattere fino alla chiesa dei Gesuati poi ho preso per dentro, un salto alla Toletta,  che sia mai che io ci passo davanti senza entrarci, poi fino a Campo San Polo, e dato che ero lì ho recuperato il programma del cinema all’aperto, Rialto, San Marco, casa. Ci ho messo più del solito ma tanto nessuno e niente mi faceva fretta. Mi fermavo a guardare in giro, sono stata anche in due negozi a curiosare, mi son presa un caffè poco dopo essere uscita e un succo di frutta alla pera, verso l’una. Mi son persa in pensieri. Mi sono anche fermata una ventina di minuti a sentire un signore che suonava uno strumento ( a vederlo sembrava imparentato con un violino) aveva un suono bellissimo. Lui lo suonava stando seduto e lo teneva davanti a se, quasi fosse un violoncello piccolo ma senza cassa, di legno pieno, puntandolo sulle ginocchia, lo suonava abbracciandolo. Quando ha finito gli ho chiesto che strumento era ma ho già dimenticato il nome. Se non scrivo e conto sulla mia memoria vado poco lontano. Quando ero alla Fondamenta degli Incurabili mi sentivo sciogliere. C’è caldo oggi, non so quanti gradi c’erano ma non c’era una bava d’aria e lì il sole batte senza pietà. Qua se non mi metto un po’ all’ombra mi sciolgo come una medusa spiaggiata, mi dicevo, altro che incurabili mi prendo una solana di quelle che non scordo, e sono anche uscita senza darmi la protezione che se lo sa il mio medico mi fa una tiritera di mezz’ora sui danni del sole, la pelle chiara e i rischi inutili che non posso permettermi. Poi, forse perché ero lì, mi son venute in mente delle pagine di Iosif Brodskij e quando sono stata alla Toletta, dal momento che il libro che volevo prendere non l’avevano, mi sono comprata Fondamenta degli Incurabili, non l’avevo, ho letto la copia di mia mamma, mi è venuta voglia di controllare una cosa così poi,  uno di questi giorni, rifaccio una strada che ha descritto e conto quanti ponti ci sono. Non è la prima volta da quando sono qua che mi vengono in mente delle pagine che mi sono piaciute. È un po’ un effetto collaterale del leggere che trovo bellissimo.

giovedì 26 luglio 2012

9 - aver le rane


In casa ho trovato un libro che si intitola El parlar figurato, poi sotto più piccolo c’è scritto 1269 modi di dire antichi e moderni dei Veneziani. Ne ho letto più o meno un terzo e ce ne sono alcuni proprio belli. Ogni tanto, per sbaglio, ne incontravo uno che conoscevo. Uno ho deciso di adottarlo: Aver le rane. Sta per essere malinconici, nella spiegazione c’è scritto le rane danno fastidio ma non fanno paura. A me le rane, oltre a non far paura, non danno neanche fastidio, però l’idea che posso dire Ho le rane quando mi chiedono Cos’hai? e io non ho niente se non che sono malinconica piace. Molto.

8 - piccoli problemi





Ho dei problemi con la frutta. Ci sono frutti che riconosco poi saltan fuori questi che a me non sembrano cocomeri e la scritta là non mi aiuta. 


Anche con gli animali ho dei problemi, chissà come si chiamano.

7 - quattro stelle

Ho trovato un albergo a quattro stelle, bellissimo. È in campo San Lorenzo. Devo ricordarmi di dirlo a Cato.

6 - due posti chiusi


Mi fan mal le gambe. Volevo accendere per farmi un caffè, mi è caduta di mano la scatola dei fiammiferi, mi son chinata a prenderla e mi sono accorta che mi fan mal le gambe. Ma guarda, pensavo. Poi mi sono ricordata di quanto ho camminato ieri e mi son detta che va bene così. È che ci sono dei posti qua che in linea d’aria ci vorrebbe niente, poi sbaglio strada e in linea di terra diventano lontanissimi. Mi succede questa cosa stranissima e curiosa ché questa città è piena di ponti ma a me capita che mi servirebbe un ponte dove invece il ponte non c’è. Tornare indietro? Sia mai. Vado avanti. Mi dico ‘spetta Latte gira di là, basta poi prendere la prima calle che va di là e ci arrivi. A volte ci arrivo, a volte mi allontano ancora di più. Va be’, prima o poi aggiusterò la mia cartina mentale. Ieri mi son messa persino a guardare la numerazione, non lo faccio mai che non son mica buona a usarla. Solo che volevo andare in un posto e non capivo bene dove fosse. San Marco 4939 c’era scritto come indirizzo. Adesso guardo dove sono che non dovrebbe mancar molto, pensavo Alzo la testa e leggo 6280. Benissimo, come minimo sono anche nel sestiere sbagliato. Poi l’ho trovato. Ci ho messo un po’ ma l’ho trovato. Senza chiedere ché a chiedere Mi scusi, vorrei andare al Casino Venier mi sa dire da che parte lo trovo? mi vergognavo, che testa che mi ritrovo. Era chiuso, riaprono il 3 settembre, quindi se a qualcun altro è venuta voglia di andare “uno dei più affascinanti casini veneziani con mobili del 1750-1760” cambi programma o ci vada più in là. Anche la biblioteca San Marco che c’è all’interno dell’ospedale era chiusa. Ho chiesto a chi lavorava allo sportello dei ticket, non c’era nessuno in coda in quel momento, mi ha detto che hanno dovuto chiudere perché manca il personale. Ecco, anche se vi viene voglia di vedere gli atlanti di anatomia e la raccolta di strumenti medico chirurgici di quella biblioteca vi conviene cambiare idea. Non so consigliarvi quando tornare, non me l’hanno saputo dire. Il resto che volevo vedere invece era tutto aperto.

5 - un cuore rosso mattone

la leggenda ricordata da questo cuore è tristissima, almeno, io la trovo tristissima.  Se la gioca con quella del cuore parlante in fatto di tristezza. Però pare che se qualcuno vedendolo esprime un desiderio e lo tocca, il desiderio si avveri entro l’anno. Io ho oggi son stata lì lì per toccarlo. Poi mi son detta Cosa stai pensando di fare tu? E bon, ho fatto la foto e sono andata avanti.

mercoledì 25 luglio 2012

4 - cuore di mamma

Pare che uno scalpellino, ormai vecchio e con disturbi del sonno, abbia assistito una notte ad un omicidio e poi abbia inciso parte di quello che aveva visto su una parete.  L’assassino era un ragazzo, figlio di una veneziana cristiana e di un ebreo levantino diventato cittadino turco. Questo ragazzo viveva con il padre alla Giudecca e andava spesso a trovare la madre che lo adorava. Il giovane si sentiva rifiutato da tutte e due le comunità e questo lo faceva stare molto male. Una sera, in un eccesso d’ira, uccise la madre e le strappò il cuore. Resosi conto di quello che aveva fatto si mise a correre con ancora il cuore della mamma in mano. Correndo inciampò e si narra che alla caduta il cuore disse Figlio mio ti sei fatto male? e che sentendo questo il ragazzo si sia buttato in laguna e sia morto annegato.

3 - compromesso


(compromesso tra potere temporale e potere spirituale)

Proprio sulla panchina dove nella foto c’è il cane mi sono letta la storia di quella pietra bianca che è stata messa là perché là si incontravano il Doge e il Patriarca in campo San Pietro. E io me li immaginavo quei due. Uno che diceva Senti io son venuto fino a qua a trovarti vorrai mica che arrivi fino alla porta della chiesa vero? Sono il Doge io. E l’altro che gli rispondeva Senti vorrai mica che venga fin là quando arrivi in barca a trovarmi? Sono il Patriarca io.

(domani provo a vedere se trovo due cuori)

martedì 24 luglio 2012

2 - mercato del pesce (Rialto)




Due hanno lo stesso errore, il fuoco è troppo avanti. Pace. Quella di destra aveva anche un taglio decente. È che è un casino provare a fare certe foto. Non si ha tanto tempo a disposizione per scegliere e pensare. L’altra invece di errori ne ha da far la siepe all’orto da tanti che ce ne sono. Però, nella sua bruttezza, mi piace. Forse in certe occasioni sarebbe utile che io mi ricordassi come si fa a attivare quella cosa che tu schiacci una volta e lei fa più scatti uno dietro l’altro. Forse, mica detto. Comunque, risultato a parte, era uno spettacolo bellissimo star lì a vederli e a sentirli mentre si litigavano gli scarti del pesce che un pescivendolo buttava loro dopo aver smontato il banco.


lunedì 23 luglio 2012

1 - oggi


Oggi davanti a me sulle scale che portavano al binario 8 c’era una ragazza che raccontava ad una sua amica che lei, da bambina, giocava sul terrazzo di sua cugina con i Cicciobelli. Non avevo mai riflettuto su quali fosse il plurale di Cicciobello.

Oggi il Genova Milano delle 12.10 aveva dieci minuti di ritardo e dal momento che io ne avevo quindici per prendere la coincidenza ho chiesto al controllore se secondo lui si riusciva a recuperare qualche minuto. Lui ha guardato il biglietto, era di quelli che compri con il computer e poi ti fai la stampa, ha fatto due conti e mi ha risposto Lei vada avanti avanti poi corra e lo prende. Aveva ragione, sono andata avanti avanti, ho corso e l’ho preso. Il fatto che le frecce si riconoscono senza perder tempo a guardare il numero del binario ha aiutato.

Oggi sul vaporetto c’era una al timone, si chiamano capitani anche quelli dei vaporetti? penso di sì ma non lo so, che doveva essere alle prime armi. C’era vento, non riusciva ad accostare all’imbarcadero di Rialto e la corda era troppo corta per lanciarla da dove riusciva a stare, non ci arrivava. Ci ha provato cinque volte poi ha deciso di saltare la fermata. Alla terza volta è andata nel pallone e ha fatto la retromarcia senza suonare. Si son sentite delle parole non troppo belle in risposta a quella manovra. Capisco che è stata una manovra pericolosa per la barca che era subito dietro però pativo per lei e per il gran vociare di tutti i passeggeri. Le altre fermate le ha fatte più meno senza problemi. Ero vicino alla cabina e ho sentito la telefonata che ha fatto per denunciare l’errore commesso e la fermata saltata. Mi faceva tenerezza, sarei andata lì a farle coraggio.

Oggi sempre sul vaporetto vicino a me c’era un signore con i pantaloni rosa e la maglia a righe bianche e rosa. Uno che ha urlato Malli subito la corda! a un turista che da terra per aiutare aveva preso la corda in mano all’imbarcadero di Rialto. Poi più piano aveva detto Ci manca solo uno in canale adesso. Quando stava per scendere mi ha detto Vuol venire a sentire un concerto in Piazza? No, grazie è stata la mia risposta, poi ho aggiunto Ho la valigia. Quando è andato ci siamo salutati. Chissà che concerto era, non gliel’ho chiesto, chissà come è stato.

sabato 21 luglio 2012

offeso


Mi sono svegliata con un crampo al polpaccio destro. Sono riuscita a farmelo passare rimanendo distesa e mi sono riaddormentata. È tornato dopo pochissimo, non se andava, allora mi sono alzata e ho caricato tutto il peso del mio corpicino sulle dita del piede del polpaccio crampato. È una cosa che avevo imparato a fare quando giocavo a pallacanestro, secoli fa, stai lì per qualche secondo in bilico sulla punta di un piede solo, è un movimento che fa male ma poi passa il crampo e di solito non torna. ‘Sta volta, tempo di distendermi nuovamente, cercare una buona posizione per continuare a dormire ed era tornato. Mi sono alzata, ho rifatto il movimento magico, tirato giù dei porconi mentali, ché a manca dieci alle sette di sabato non è il caso di svegliare anche Daniele e Cato e sono andata a fare colazione. Si stava benissimo in sala nel silenzio del sabato mattina. Adesso si sono svegliati tutti, posso anche far rumore, metter su la lavatrice. E  vado in giro per casa portandomi appresso un polpaccio offeso.

venerdì 20 luglio 2012

respira


Oggi la mia amica Apez si è specializzata e io sono molto contenta. Sono due anni, due anni e mezzo a essere precisa, che non lavoriamo più insieme, che lei va per la sua strada, con le sue gambe, con le sue forze, e in perfetta autonomia sta facendo un ottimo lavoro. E io lo so che è grande, però, tant’è, in me rimane questo spirito protettivo nei suoi confronti. Uno spirito nato quando è arrivata in laboratorio, era un quarto anno e cercava un posto per fare la tesi, cresciuto lavorando fianco a fianco per anni, diventando amiche, condividendo tanto. E questa mattina quando mi è arrivato un suo SMS, poco prima che discutesse la tesi, io ho aggiunto alla risposta un Non stressarti, respira. Subito dopo aver inviato mi son detta Ma ti pare il caso? È grande ormai. Poi ho ricevuto uno smile di risposta e mi son detta Sì, posso ancora dirglielo. Anche se è grande posso ancora andare avanti a fare anche un po’ la mamma Apez. Non c'è niente di male.

giovedì 19 luglio 2012

terapie


Ieri sera ho ascoltato una cosa scaricata da internet, poi volevo risentirne un pezzetto e l'ho iniziato da capo. Passato quel pezzetto lì mi son distratta e mi è venuto in mente che ci sono delle voci che io, non so perché, le sento e sto subito bene. Son terapeutiche su di me. Non c’è niente da fare se non riconoscere il loro potere. Poi mi son ricordata una cosa che non so se è vera (e non ho nessuna intenzione di scoprirlo),  pare che se si accarezza un coccodrillo tra gli occhi lui si calma e se si continua si addormenta. Ecco, con certe voci a me succede una cosa simile, io le sento e poi sto bene. Son così terapeutiche che se per caso son arrabbiata e le ascolto poi mi passa.

martedì 17 luglio 2012

un rumore


 ‘Sta sera non trovavo le chiavi di casa. Turna, mi dicevo, ma allora non impari mai. Non c’è verso, quante volte devi rimanere ancora chiusa fuori? Poi ho citofonato a una vicina, mi sono fatta aprire il portone, ho fatto due rampe di scale e mi sono seduta sui gradini del pianerottolo ad aspettare il ritorno del corridore. Per prendere La famiglia Moskat, ho dovuto tirar fuori anche altro dalla borsa. Belle le borse grandi. Ho tirato fuori il sacchetto del macellaio con dentro due fettine di lonza e quanto ho tirato fuori anche quello del fruttivendolo con dentro tre pomodori son cadute le chiavi. Sdlon, ha fatto la palla blu del portachiavi che mi ha regalato la mia amica C. battendo sul marmo. Un rumore bellissimo.

controluce


domenica 15 luglio 2012

non solo geni


Martedì scorso mi son presa un giorno e sono andata a Bergamo, a casa dei miei. Le piante di velluto della mia mamma sono piene zeppe di fiori. Questa mattina, mentre innaffiavo le mie, mi è scappato un Guardate che le vostre zie sono tutte fiorite. Fate voi. E poi mi veniva da ridere perché da quando sono grandina mia mamma, se mi vuol fare un culo, non ha più coraggio di fare come quando ero nanetta, dice quello che pensa e poi per essere sicura che io abbia capito che cosa vuol dirmi finisce con un Fai tu.

sabato 14 luglio 2012

bella convinta


Quando mia mamma ha svuotato la casa di mia nonna per venderla ha trovato in cantina due mie bambole. Adesso sono su uno scaffale della libreria. Una è un bambolotto, un infante e si chiama Pepi, va tu a ricordare perché l’avevo chiamato così, l’altra è una bambola con i capelli rossi lunghi, racconti in due trecce. Si chiama Erica. ‘Sta mattina mi sono accorta che Erica aveva ancora il golf di lana e l’ho cambiata, le ho messo il vestito estivo. Bianco e rosso. Mentre la cambiavo la mia testa mi chiedeva Ma te, che stai per finire il quarantottesimo anno di vita, non ti vergogni a giocare ancora con le bambole? No, le ho risposto bella convinta. 

venerdì 13 luglio 2012

‘sta sera


 passi avanti da gigante. Bastava trovare il consiglio giusto che là fuori, nel mondo di internet, ci sono anche dei consigli sbagliati, c’è chi ti dice trascina nella cartella e invece trascina ‘sta cippa, poi mica fare tutto per trascinamento. O forse si può anche, e ero io a sbagliare qualcosa, fatto sta che a trascinare sembrava che ci andasse, lo vedevo, ma  poi non leggevo nulla. Comunque la cosa importante è che adesso i dizionari hanno dei compagni di scaffale. Stavan lì da soli, si annoiavano. Ora va meglio. Passin passetto si va avanti. Basta non perdersi d’animo.

un grande successo


Sono veramente una donna portata per l’uso della tecnologia, anche quella che è ormai paleontologia. Chi mi conosce lo sa, eh sì, son proprio dotata. Sì sì. Non uso il microonde (se non in laboratorio ché a prepararsi un gel sul fornellino da campeggio ci si mette una vita), detesto anche la pentola a pressione (che mi ricorda da matti un autoclave in miniatura, quella però la uso se no poi crescono batteri indesiderati qua, là e altrove). Da pochi mesi mi sono messa a usare T9, prima per scrivere un messaggino dei quarti d’ora. Ecco, son fatta così che ci posso fare? Cercare di convivere con questo limite, di farmene una ragione. Poi ci sono le volte che mi incaponisco e non ce ne è per nessuno, devo farcela. Costi quel che costi. È come una sfida. Mi dico Senti, riesci a usare il sequenziatore che ormai cambi anche i capillari da sola vorrai mica spaventarti per una cosa del genere? Spaventarmi no, perdere la pazienza un po’ sì. Ho ricevuto in regalo un kindle e in due sere son riuscita a trovare il vocabolario. Adesso, dopo aver raggiunto questo grande successo, sono stanchissima. Me ne vado a leggere due paginette in maniera comoda e tradizionale. Mi sembra di meritarmelo questo premio.
(se qualcuno passa da qui ora ‘Notte, se passa domani Buona giornata)

martedì 10 luglio 2012

umile e affettuoso


Uno dei nomi della divinità in ebraico vuol dire: “Ciò che basta”. Mi è sempre sembrato un titolo umile e affettuoso. Non sono di nessuna fede, ma potersi rivolgere a Ciò che basta dev’essere una buona risorsa.
Il torto del soldato – Erri De Luca – pag. 62.

domenica 8 luglio 2012

adesso


fa così caldo che a grattugiare quattro carote  e spremere un limone avevo le goccioline che andavan giù lungo la schiena. E pensare che ‘sta mattina a giocare con la terra sul mio micro terrazzo si stava benissimo. C’era perfino una bava di vento (vento? facciamo aria che è meglio). Adesso invece ci sono trenta gradi, in cucina, sul terrazzo al sole non guardo. Solo l’idea di andarci mi fa sudare. Bon, venendo qua, davanti al ventilatore mi sono ripresa, vado a spremere un altro limone. Per i mirtilli.

sabato 7 luglio 2012

mi manca



HH se ne è tornato in Belgio e si sente già la sua mancanza in lab. Era bello averlo in giro, è un tipo allegro, gentile, poco espansivo.  Mi mancano anche le connessioni skype con il suo lab e i dialoghi in quella lingua incomprensibile piena di u. Mi manca anche il mio sforzarmi di parlare inglese e l’inventare nomi quando gli chiedevo se prendeva un caffè con noi. Quando lo chiamavo hard worker o virus man se la rideva. Gli ultimi giorni abbiamo scoperto che il suo italiano era messo molto meglio di quanto lui sosteneva, sapevamo che aveva iniziato a studiarlo prima di arrivare perché è una lingua che gli piace ma poi con noi non lo parlava (ma capiva molto bene quando parlavamo tra noi). L’ultimo giorno di lab gli abbiamo dato un regalino, non se lo aspettava, è stato molto contento. Quando siamo tornate lunedì abbiamo trovato tre tessere per il caffè al bar dell’ospedale, ognuna ne aveva una sulla sua scrivania e un bigliettino.
Anche l’italiano scritto è messo bene.

venerdì 6 luglio 2012

spine spinose



In un anno* è crescita tanto, mi sembra contenta. L’inverno l’ha passato a casa con noi poi quando è arrivata la primavera l’ho messa fuori. Sta facendo tanti fiori. Ma tanti tanti. Anche le spine mi sembrano belle spinose.




una libertà bellissima e ridicola


Sono tornata ad essere padrona dei miei fine settimana e la cosa mi fa molto contenta. Non  so bene come occuperò il mio tempo libero, due giorni interi, mi sembrano un’enormità. Lo so che ci sono sempre stati, lavoravo cinque giorni e poi c’era il fine settimana, non è che qualcuno me lo avesse rubato o nascosto o che so, preso in prestito, è che avevo ‘sta scadenza sopra la testa e se non lavoravo a quella cosa ci pensavo. Adesso invece niente. Da qualche ora ho addosso questo senso di libertà bellissimo e ridicolo (perché lo so, è anche ridicolo che mi senta più libera, però è così, liberissimi di prendermi in giro). E dovrebbe rimanermi per un mesetto perché per un mesetto non so mica se quello che ho fatto ha del sentimento o no, e nel dubbio secondo me ci starò benissimo. Poi, poi dopo inizierò a guardare la posta ma adesso no. Cioè, anche adesso guardo la posta e la guarderò nei prossimi giorni ma la guardo, e la guarderò,  in maniera differente. E io ‘sta sera festeggio il mio essermi liberata di questa scadenza e secondo me anche Daniele festeggerà perché anche lui non ne poteva più. Non parlavo d’altro. Poveretto. Ha pazienza il ragazzo.

mercoledì 4 luglio 2012

andiam bene, benissimo


‘sta mattina quando sono uscita Daniele mi ha detto Oggi torno dopo le nove, mangia pure senza aspettarmi. Così tornando a casa sono passata davanti a trattoria/rosticceria, un posto dove se vuoi ti siedi e ceni se vuoi compri e te lo porti a casa e mi sono comprata dei ripieni. Peperoni, cipolle e zucchine, che oggi mi voglio bene. Poi sono arrivata a casa ho acceso il forno, li ho messi dentro, mi sono versata un bicchiere di bianco, ho preso il Parmigiano dal frigo e mi sono messa lì bella comoda a bere e mangiare tocchi di formaggio. Bon, dovrebbero essersi caldi, pensavo dopo un po’. Sono andata per prenderli e invece niente. Eran freddi. Ho guardato la rotella che è sul forno e la temperatura era giusta solo che la rotella vicina, invece che essere sul simbolo con le due righette, che dovrebbe stare per: per favore scalda sia sopra che sotto, era sul simbolo con la lampadina. Andiam bene, ho detto al mio forno, benissimo.

martedì 3 luglio 2012

mi sa di sì


Oggi stavamo mangiando (ognuno era davanti al suo computer e mentre si masticava si navigava per diletto) quando la mia nuova socia mi ha detto Ti ho mandato un link. Così ho aperto la posta, ho cliccato e mi è venuto da ridere. 


‘sta sera ho fatto un giro sul sito, ci sono delle strisce molto belle e tante sono molto vere (per chi vuole l’indirizzo è quello là sotto).

domenica 1 luglio 2012