venerdì 31 maggio 2013

riciclaggio


Ci sono delle parole che sono abituata a vedere messe dentro in delle frasi e il loro significato è legato a quelle frasi,  così poi, se mi capita di vederle fuori, mi sembrano strane. Oggi ho visto due uomini che aprivano il cassonetto dello Staccapanni e mettevano tutti i sacchetti in dei sacchi più grandi, poi li portavano in un camioncino. Quando sono passata vicino al camioncino ho letto sulla fiancata ...ta (la parola non si leggeva tutta perché il portellone aperto copriva un pezzo della fiancata, penso fosse raccolta), ridistribuzione, riciclaggio.

martedì 28 maggio 2013

sinonimi


comprendere (sarebbe bello)
capire (magari)
abbracciare  (eh)
contenere (no, quello è meglio di no)

domenica 26 maggio 2013

sulla pazienza


C’è un lato del mio carattere che proprio non mi piace. In realtà ce ne sono di cose che non mi vanno però ce ne è una che proprio mi urta ed è il fatto che mi arrabbio facilmente. Poi reagisco apertamente poco ma questo non vuol dire che non mi arrabbi, vuol solo dire che ho imparato, un pochino, a tenerla sotto controllo. Però anche la colite da nervoso non è che possa considerarsi una soluzione del problema. Alla lunga fa arrabbiare anche lei e così si torna indietro invece che andare avanti. È difficile l’allenamento alla pazienza. E poi non è che uno può andare da qualche parte a impararlo o dedicarcisi solo alcune ore, come se fosse un sport, l’allenamento alla pazienza, secondo me, bisogna farlo il più a lungo possibile durante tutta la giornata. Tutte le giornate. Mi son fatta l’idea che per allenarsi alla pazienza imparare ad ascoltare sia un buon esercizio, e ascoltare non è mica sempre facile, bisogna anche imparare a non giudicare e quello è un esercizio ancora più difficile, mica mi vien tanto spontaneo che il limite tra parere e giudizio è sottile, sottilissimo. Questa mattina ho sentito un prete perdere la pazienza, anche domenica scorsa un pochino l’aveva persa ma era stata una cosa moderata (il motivo era sempre lo stesso, la maleducazione e la mancanza di rispetto dei turisti). Domenica scorsa c’era una guida che commentava i quadri in francese a voce molto alta, son stati gentilmente invitati a uscire e tornare quando la messa era finita. Oggi invece ha proprio perso la pazienza. E l’impressione che ho avuto, magari mi sbaglio, è che gli sia dispiaciuto di averla persa, e alla fine della messa ci ha benedetto e se ne è andato. Di solito alla fine ci facciamo un’altra cantatina tutti insieme, oggi, invece, niente canto finale. Sembrava che non vedesse l’ora di andarsene, non ci ha neppure augurato una buona domenica.  Secondo me aveva ragione a perderla, al momento della consacrazione era partita una serie di flash, solo che fa strano sentire un prete dar dello stupido. Ha interro la celebrazione, si è rivolto ai turisti e li ha invitati a sedersi. Ha detto loro che potevano restare, che andava bene se volevano visitare la chiesa durante la messa ma di sedersi e guardarsi in giro in silenzio. E io, dentro di me, ho pensato Ma che bravo, l’altra volta li ha invitati a uscire oggi invece siam coll’accoglienza. Solo che poi, dal momento che mentre parlava loro è partito un altro flash, ha detto che quello che stavano facendo era stupido e che quella fotografia non avrebbe significato nulla per loro perché non stavano né guardando né ascoltando. E appena gli è scappato quello stupido ha smesso di parlare. E ci son stati dei secondi di silenzio che son sembrati lunghissimi. Poi siamo andati avanti. E non so, ma a me, questo prete che ci dà i compiti a casa, a volte anche molto belli come cercare La passeggiata di Chagall  e star un po’ lì a guardarlo, che prega per i suicidi, che gli capita di perdere la pazienza sta simpatico.

sabato 25 maggio 2013

astinenze e alghe


Giovedì Daniele mi ha invitato a prendere un aperitivo solo che io, alle sei, avevo ancora delle cose da fare e non capivo bene quando avrei finito così gli ho detto Che bella idea, però io non ho ancora finito e dopo vorrei passare a prendere un libro. Va bene se ci sentiamo più tardi? Poi, quando sono uscita dalla libreria e dovevo ancora chiamarlo e dovevamo ancora darci un appuntamento e raggiungere il posto dell’appuntamento, io a piedi e lui in moto, sarebbe diventata più ora di cenare che di prender aperitivi così ho fatto una controproposta: l’ho invitato a cena in una trattoria che c’è vicino a casa. Mi sono tenuta l’invito per l’aperitivo in formato buono, per un’altra volta. Abbiam mangiato bene, io ho preso dei totani fritti e dei pomodori di contorno, una fetta di torta alle mele e il caffè. E del bianco in caraffa, naturalmente, il fritto senza il vino è un peccato. Un peccato piccolo, ma pur sempre un peccato (secondo me). Poi, tornati a casa, mi sono messa a leggere, prima sul divano e poi a letto, e quando ho finito di leggere ho guardato l’ora, eran le tre e mezzo. Venerdì mattina avevo addosso un sonno, ma un sonno. Non ho più l’età per saltar, o quasi, le notti. E mi sa che si vedeva proprio bene che avevo sonno perché quando alle nove ho chiesto al barista se mi faceva un caffè doppio lui mi ha guardato e mi ha detto Siamo uscite eh ieri sera? Sì, gli ho risposto, però mi sembrava come di dire una bugia. Tecnicamente, a ben guardare, non era una bugia, ma non era neppure la verità. Oggi ho recuperato, mi sono alzata alle dieci e mentre pulivo i pavimenti pensavo che secondo me ero come un po’ in crisi d’astinenza e sentendomi mi è venuta in mente una cosa che mi era scappata tanti anni fa, dieci a voler fare i conti. Una cosa che avevo detto e subito dopo averla detta mi ero vergognata molto di averla detta e anche oggi, ripensandoci, me ne vergogno molto. Io, dieci anni fa, stavo facendomi firmare un libro, ho chiesto, all’autore, se era vero che ne sarebbe uscito un altro dopo poco e, sentendomi rispondere di sì, mi era scappato Finché son due all’anno non andiamo in astinenza. E sempre oggi, mentre passavo il mocio in compagnia di Mozzarello, che gli faceva gli agguati e ci saltava sopra, mi è venuto in mente anche che, andando ancora più indietro nel tempo, quando avevo letto quello che per me era il suo primo romanzo, che in realtà era il secondo, o il terzo stando a certe voci, avevo messo il suo cognome su google per trovare che cos’altro aveva scritto e, tra le cose che eran saltate fuori, c’era l’alga nori.

giovedì 23 maggio 2013

Unico, il mio neurone


Ieri, al lavoro, mi sono arrabbiata. Tante volte. Poi pensavo Domani è il 23 e un po’ mi passava. Oggi mi son svegliata e dopo il caffè e la sigaretta, quando il mio neurone ha iniziato a stiracchiarsi e provare a far delle connessioni, a decidere se aveva intenzione di lavorare o no, come prima cosa Unico mi ha detto Oggi c’è il sole e poi, poco dopo, Oggi è il 23. E adesso è un continuo di Ci sarebbe da fare, e io dico Va bene mentre penso Oggi è il 23.

mercoledì 22 maggio 2013

indecisa


L’altro giorno una collega mi ha detto che come batto le mani io, muovendo la sinistra verso la destra, è il modo nel quale battono le mani i mancini. Oggi, alla fine di un seminario ci ho fatto caso, eravamo in pochissimi a battere le mani in quel modo. La maggior parte delle persone che erano lì muovevano la destra verso la sinistra. Mah, scrivere scrivo con la destra e nessuno mi ha mai obbligato a usare quella mano, però ci son delle cose che mi vien da farle con la sinistra. Sarò a metà strada, nel gruppo degli indecisi.

animale nobile


In politica, il cinismo è inappropriato; l’elettore desidera essere trattato da animale nobile. E Raymond Détang era uno che sapeva riempirsi abilmente la bocca di paroloni, tipo: «Civiltà fondata sul diritto e la ragione… La Francia, fiaccola dell’umanità… La pace universale… La Scienza e il Progresso…».

I falò dell’autunno – Irene Nemirovsky – trad. L. Frausin Guarino – pag.101

lunedì 20 maggio 2013

nelle sue attività


Ieri pomeriggio, mentre cercavo di studiare, c’era un gatto nero con gli occhi gialli che sembrava dirmi Ma piantala lì che è domenica e vieni qua in terrazzo che ci sono gli armadilli in boccio. Allora io ero un po’ tentata di piantar lì, anche se non sarebbe stata una mossa furbissima. Poi è successo che gli ho chiesto Ma se vengo lì, tu mi spieghi perché se sono a letto vuoi il mio cuscino per te e adesso stai usando un gradino come se fosse un cuscino comodissimo? Lui non mi ha risposto, sembrava pensare Ma che domande fai? Allora io sono andata avanti a fare quello che stavo facendo. Però stavamo bene lì abbastanza vicini ognuno nelle sue attività.

domenica 19 maggio 2013

aggiornamento

 



e adesso ci sono anche le sorelle e son arrivate anche le cugine.

venerdì 17 maggio 2013

indietro


Io oggi volevo prendermi un giorno, avevo anche già fatto firmare il foglietto al capo, venerdì scorso. In bianco. Le avevo detto Sono un po’ stanca, mi prenderei un giorno. Se riesco prendo venerdì prossimo. Ti mando una mail prima di consegnarlo così sai se venerdì manco (il mio capo, quello che mi firma le ferie e i recuperi, lavora in un altro edificio). Va bene, mi aveva detto. E invece niente, non ce l’ho fatta a prendermi oggi di ferie. E pace, è andata così. Però un po’ mi è dispiaciuto e allora per tirarmi su oggi sono andata fuori a pranzo. Sono andata nel bar lì vicino che fan anche primi e secondi. Mi son trattata bene: spiedini di tacchino, patate al forno, ananas e caffè. Bevuto acqua però, quello fa un po’ tristezza ma poi dovevo tornare e quindi non era il caso di bermi un bicchiere. E mentre tornavo in lab pensavo che con tutto quello che è già stato inventato con il teletrasporto siam ancora messi male. Indietro da matti.

coincidenze


Oggi sul fianco di una corriera ho visto un disegno di un coltello. Era lungo quanto la corriera, arancione, disegnato di profilo con la lama rivolta verso il basso. Sopra c’era scritto Non tagliate la strada. Tutto a lettere maiuscole. Poi, sull’autobus, ero seduta messa un po’ storta che la ragazza seduta davanti a me aveva una valigia e le mie gambe non ci stavano, stavo leggendo quando una macchina ha tagliato la strada, l’autista  ha frenato di colpo e io ho preso una craniata, piccina, contro il finestrino.

giovedì 16 maggio 2013

la piccola archeologa


Ieri ho trovato nel giardino dell’ospedale, davanti al padiglione dove lavoro, un coccio. È un pezzettino molto piccolo, ci sono dei fiorellini marroni dipinti su. All’inizio pensavo fosse un pezzetto di una mattonella ma a guardarlo bene ho capito che è un pezzetto di un piatto. Un piatto di quelli che non si vedono più ma che quelli che hanno la mia età o qualche anno in più ha già visto. A volte erano marroni, a volte blu. Chissà come ci è arrivato là. Ogni tanto mi viene in mente e mi diverto a costruire storie.

lunedì 13 maggio 2013

Latte, Flora, Emma


Oggi ho sentito così tante frasi che iniziavano con il mio nome che, anche se alcune andavano avanti con scusa se ti disturbo, non lo voglio più sentire per un po’. E sì che il mio nome mi piace, son contenta della scelta che hanno fatto, ma adesso, per un po’ da adesso, basta. Così sono entrata in casa e gli ho detto Va bene se questa sera mi chiami con un altro nome o proprio non mi chiami tanto dovrei farcela a capire se parli con me o con Mozzarello? Poi mi sono dovuta spiegare che saranno anche tanti anni che viviamo insieme ma non è sempre in grado di decifrarmi (anche perché non è sempre facile capire tutto il mio non detto). E adesso pensavo che sarebbe bello poter usare anche gli altri due nomi che ho, perché io all’anagrafe ne ho uno solo ma son stata battezzata con tre nomi: il mio, quella della mia nonna paterna e quello della mia nonna materna. Che nella famiglia di mia mamma c’è questa tradizione, la prima figlia femmina si porta appresso i nomi delle due nonne e il primo figlio maschio quello dei due nonni. È una tradizione che mi piace, sarà che io mi sento molto parte della famiglia dalla quale provengo. Più quella materna di quella paterna, ma questo perché da quella parte c’è sempre stato il gusto di raccontare.

sabato 11 maggio 2013

sarebbe bellissimo


Questa mattina mi sono alzata presto, molto presto per essere sabato, non erano ancora le sette, ma non così presto da vederlo uscire. Daniele è uscito alle cinque perché aveva (ha) una gara di corsa, son poco più di settanta chilometri, tornerà questa sera. Mi sono svegliata di buon umore, ho fatto tutto con calma e sono andata al mercato che aveva appena aperto. Si stava benissimo, c’era poca gente ai banchi. Poi tornando a casa mi son detta Ma che bella giornata, spetta che mi siedo al sole in questo bar e mi prendo un caffè. Mentre ero lì che aspettavo il barista e pensavo ai fatti miei è passata una mia amica, ci siamo prese il caffè insieme. Elida era uscita perché voleva comprarsi delle mele e così son tornata al mercato con lei, abbiamo prese le sue mele e poi siamo tornate a casa insieme. Abitiamo vicine. A casa mi sono fatta la merendina di metà mattino con un pezzo di focaccia e un bicchiere d’aranciata. Poi io e Mozzarello ci siamo messi sul divano, io leggevo e lui dormiva, dopo un’oretta lo copiavo. Mi son svegliata perché è suonato il telefono, era per una vendita di olio. E adesso pensavo che se i fine settimana fossero sempre fatti tutti di cose così sarebbe proprio bellissimo.

giovedì 9 maggio 2013

i suoni dei nomi


Spesso quando leggo dei libri (con gli articoli non mi succede) sento anche, nella testa, il suono della mia voce che legge, e allora con i nomi propri, quando questi sono in una lingua differente dalla mia, arrivano i casini. Magari all’inizio, prima che inizi a prendermi, basta che guardi la cozzaglia di lettere e che impari a distinguere le cozzaglie tra loro ma poi, se il libro mi piace bisogna che quelle lettere corrispondano a un suono. E quando il suono giusto non lo conosco me lo invento. Ieri ho iniziato La scelta di Reuven. Reuven è un nome che ho già incontrato, non son sicura che sia giusto ma quella eu la leggo oi, come se fosse tedesco. Ieri la v l’ho lasciata v, come ho fatto le altre volte che ho incontrato quel nome, ma adesso mi sta venendo un dubbio. Mah, mi sa che la lascerò v, con la f non mi piace proprio.

mercoledì 8 maggio 2013

una sensazione come di pace


Oggi ero alla Feltrinelli a sentire Erri De Luca e Paolo Sassone-Corsi che presentavano Ti sembra il caso? Io non so perché ma, a me, De Luca, tutte le volte che l’ho visto e l’ho sentito parlare, mi ha messo dentro una sensazione come di pace. È un uomo che, se sto lì ad ascoltarlo, sento proprio che mi arriva ‘sta sensazione di pace, di tranquillità. Ma da dentro e non da fuori. Stranissimo. Sarà il tono di voce, pensavo oggi. Anche quello, non solo quello, mi dicevo. Per poter arrivare lì in tempo son schizzata via dal laboratorio velocissima e la biro è rimasta sulla scrivania. C’erano tante cose che volevo segnarmi, porca miseria. Aver voglia di segnarsi delle cose e non aver una biro o una matita è bruttissimo. È un po’ come quando sei alla fermata dell’autobus alla sera e vorresti proprio fumarti una sigaretta ma ti accorgi che hai le sigarette e non l’accendino. Ecco, una cosa del genere, ma al quadrato. Ravanavo un po’ nella borsa sperando di trovar qualcosa ma non c’era niente di utile per scrivere, mi davo della stupida, ma non mi arrabbiavo mica. Magari c’era un inizio piccolino d’arrabbiatura, ma poi ascoltavo e passava subito.

lunedì 6 maggio 2013

le voci


Resto uno che ha ricevuto più storie dalla velocità del suono che dalla luce. Le voci, più delle lampadine, mi hanno spalancato gli occhi, le orecchie, il naso, i pori e la bocca. Perciò non mi dispiace sapere che lo sfrigolio di stelle remote sopra un balcone di notte, viene di corsa dal passato. Amo il tempo avvenuto, buono se è stato buono, cattivo perché non può tornare.
Erri

Ti sembra il Caso? - Erri De Luca e Paolo Sassone-Corsi – pag.59

venerdì 3 maggio 2013

mutualmente benefica


A volte bisogna aver pazienza, vagonate di pazienza, montagne di pazienza. E contare, contare lentamente, star zitti, che se si parla poi è difficile aver pazienza. A parlare, a volte, la pazienza scappa via. Te te la costruisci piano piano, la conservi, la culli, la nutri, poi, quando sarebbe utile, appena provi a parlare, scappa. Scappa e non rimane lì vicino, lei svanisce. Ma io ormai lo so e la frego. Sto zitta così lei per un po’ batte sui denti, prova a uscire ma poi si rassegna e allora mi aiuta. Alla pazienza bisogna insegnare il valore della simbiosi mutualmente benefica. Io ti nutro e tu scappi non va bene. Io non ti coltivo e tu mi aiuti, neppure. Io ti cullo e tu mi aiuti invece sì.

giovedì 2 maggio 2013

la piccola Heidi


Oggi mi sento l’influenza addosso, molto più di ieri, già ieri me la sentivo ma meno. Ieri mi raccontavo che era stanchezza, senza troppo crederci però. Allora oggi, dopo cena, mi son presa l’aspirina e adesso son sotto la coperta che io non so se sia vero o no quel fatto che poi sudando si suda via anche l’influenza, non mi sembra una cosa molto scientifica ma me la dicevano sia mia nonna che mia mamma quindi, nel caso sia vero, io seguo tutto il protocollo che qua non ci si può mica riprovare cambiando il protocollo. Bisogna che funzioni, bene e subito. E domani ho un casino di cosa da fare, sabato invece vado a fare la figlia e domenica anche la zia.  C’è la prima comunione di mia nipote domenica e dopo andiamo a mangiare in un agriturismo e io voglio essere in forma che vorrei andare a giocare con le caprette fingendo di andar lì per vedere che i bambini non vadano nei pericoli.

mercoledì 1 maggio 2013

sorella maggiore

Ieri ha finito di aprirsi, oggi è bellissima. E lì vicino ci sono quattro sorelline che, mi sembra, han una gran voglia di sbocciare anche loro.