giovedì 26 aprile 2012

jojo

Ci sono delle persone che non riescono proprio a iniziare una frase senza dire Io. Se per caso lo fanno, capita a tutti di sbagliarsi, poi correggono strada facendo e tornano serafiche all’Io. È più forte di loro. Poverette. Non se ne accorgono, o se se ne accorgono son convinte che va bene così. Io prima di tutto, io a metà, e per gradire Io anche alla fine. La coerenza è importante. E per rimaner in tema Io, io quelle persone lì le chiamo jojo. Son bravissime a far tornare tutto nelle loro mani. Un po’ è una dote, un po’ è frutto dell’esercizio. Per tanto che si vada lontano da loro poi fan tornare tutto nelle loro mani. Se son colleghi/e allora si può star certi che ciò che è tuo, frutto del tuo lavoro, diventa nostro, ciò che è loro rimane loro. E i tuoi impegni devono girare in modo da incastrarsi come per miracolo con i loro, i loro invece van tenuti in considerazione da tutti. Voi che non tenga in considerazione i loro impegni, i loro problemi, le loro esigenze? Ma che schifida egoista sarei. E così oggi, che sono in una di quelle giornate che me ne andrei a vivere in un eremo in completa solitudine invece di essere costretta a passare tutte quelle ore circondata da jojo, son tornata a casa con un nervoso tale che è mi difficile spiegarlo. Bisogna andar d’immaginazione. Altro che pensare: poveretta, non ci arriva. Oggi poveretta non ci arriva non funzionava, oggi mi uscivano i fumi dalle orecchie. Mica bello farsi uscire i fumi dalle orecchie per colpa degli jojo. L’unica soluzione possibile era cacciarsi senza cena in una vasca bollente e star lì fino a che mi passava. Adesso va meglio, mi è venuta persino fame. Bon segno.

2 commenti:

Giovy Malfioriu ha detto...

Avevo un'amica così.
Non ci si poteva parlare perché era tutto un Io, Io, Io.
Poi ho smesso... di frequentarla.

latteaigomiti ha detto...

@Giovy: brava, la non frequentazione delle persone-jojo, quando è praticabile, è anche per me la strategia migliore.