mercoledì 27 luglio 2011

8 - sul suono dei nomi


Questa casa ha un buco nel centro e così dalla finestra davanti al bagno si vedono due finestre del corridoio e quella della cucina. Dalla cucina non si può arrivare davanti al bagno però, non è una casa con la forma di una ciambella quadrata ma quasi. La casa di sopra invece sì. Lì ci abitavano i miei bisnonni e quando venivamo a trovarli una cosa che piaceva tantissimo, a me e a mia sorella, era rincorrersi in quella casa perché c’era sempre una via di fuga. Quella cosa lì di rincorrersi però non piaceva molto alla mia bisnonna, Maria si chiamava. Quando lei diceva: bambine! capivamo subito che era il caso di smettere. Bastava sentire il tono, bastava sentire l’uso dell’italiano. Il mio bisnonno invece, lui si chiamava Emilio, ci lasciava fare più o meno tutto. Era sempre molto contento quando arrivavamo. Davanti alla loro camera da letto c’era un mobile con la vetrina e su un ripiano c’era una serie di campanelli. Quando arrivavamo una delle prime cose che facevamo era andare a guardare i campanelli, e lui apriva la vetrina e li suonava. A volte li faceva suonare a noi. Io non so perché, o forse lo so benissimo, ma se incontro uno che si chiama Emilio, beh, quello parte già con dei punti. Solo che è un nome che non si usa più, se ne incontrano pochi di Emili. Una volta ho detto a una mia amica che è un nome che mi piace e che secondo me uno che si chiama Emilio deve per forza essere buono, come il mio bisnonno. Lei mi ha fatto notare che è il nome di una sottospecie di giornalista e io le ho risposto che no, sembra lo stesso nome ma è un nome diverso quello di quello lì. Emilio, Emilio detto con il suono che sento io, è un nome bellissimo.

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