Questa sera alla fermata dell’autobus c’erano anche una nonna e suo nipote. Il nipote, che a occhiometro aveva quattro-cinque anni, si chiama Eduardo. Molto simpatico. Ci siamo messi a parlare e anche un po’ a giocare insieme. È stato lui a iniziare chiedendomi che cosa leggevo. Poi mi ha mostrato il santino che gli aveva regalato il frate dell’ospedale e da lì bon, siamo andati avanti. Io gli ho chiesto se il frate aveva i sandali e a lui veniva da ridere, mi ha risposto che non gli aveva guardato i piedi, poi gli ho domandato se aveva la barba e lui ridendo mi ha risposto che non se lo ricordava perché saranno già passati dieci minuti. E così io mi sono distratta e anche sua nonna si è distratta (secondo me mi stava controllando, mi sa che non le ispiravo molta fiducia), abbiamo fatto passare l’autobus senza fermarlo e poi ne abbiamo preso uno che fa un giro più lungo ma era sempre meglio che aspettare quello dopo. Edoardo ha un sorriso bellissimo di quelli che partono dagli occhi e solo dopo arrivano alla bocca. A me esser chiamata signora e poi sentire il tu piaceva molto. “Signora, come ti chiami?” “Signora, facciamo il gioco che faccio con il mio papà?” poi me lo ha più o meno spiegato, non ho capito molto, ma facevo quello che mi diceva e la cosa sembrava funzionare.
2 commenti:
Lo voglio anche il dolce Eduardo.
Me lo lanci a Modena? Grazie.
@Calzino: ;P se lo incontro di nuovo proverò a chiederglielo,
buona giornata
(ps a che punto è il conto alla rovescia?)
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