Quella notte, a letto, Ronel decise di
scrivere un libro. Una via di mezzo tra un racconto allegorico e un trattato
filosofico. Sarebbe stata la storia di un re molto amato dai suoi sudditi che
perde qualcosa di caro. Non denaro, forse un figlio, un fratello o magari un
usignolo, se nessun altro aveva ancora avuto quell’idea. Dopo circa cento
pagine il libro si sarebbe trasformato in un testo meno simbolico e più
moderno, sul senso di alienazione dell’uomo nella società contemporanea, ma con
la promessa di un po’ di consolazione. Verso pagina centosessanta o
centosettanta si sarebbe tramutato in una sorta di romanzo più leggero, di
facile lettura ma di buona qualità. E a pagina trecento sarebbe diventato un
animaletto piccolo e morbido che i lettori avrebbero potuto accarezzare e
coccolare per riuscire a sopportare meglio la solitudine. Non aveva ancora
deciso che tipo di tecnologia avrebbe potuto utilizzare per trasformare il
libro in un animaletto morbido, ma prima di addormentarsi si disse che negli
ultimi anni la biologia molecolare e l’editoria avevano fatto passi da gigante,
ed era inevitabile che unissero le forze.
All’improvviso bussano alla porta – Etgar Keret
– trad. A. Shomroni - pag.58
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