domenica 13 marzo 2011

a capo

Sono andata a capo, per la prima volta sono andata a capo. Io il giorno, o meglio la sera, che ho riorganizzato i libri degli autori italiani me la ricordo bene. Anche se sono passati degli anni. Tre anni e quattro mesi, a voler essere precisa. Era la volta che avevo fatto un’esame e l’infermiera quando ero uscita mi aveva detto: A casa si ricordi di bere molto. Io le avevo chiesto se un litro andava bene e lei mi aveva risposto: Meglio tre. Tre litri d’acqua da bere partendo alle sei e mezzo di sera sono tantissimi, almeno per me. Così per far passare il tempo e per tenere la mente occupata tra un bicchiere e l’altro, ché quel bere riportava il mio pensiero in una direzione che non volevo prendere, ho tirato giù un po’ di libri e mi sono messa a metterli in ordine dividendo gli autori per regione. Vediamo se riesco a capire quella frase che ciclicamente mi torna in mente, mi dicevo. E così ho passato il tempo, prendendo in mano anche libri che non toccavo dal trasloco, consultato spesso internet perché non sempre in quarta c’era dove era nato l’autore e anche perché non sempre sapevo la regione delle città che incontravo. Oggi ho messo a posto gli ultimi libri letti e mi sono accorta che in Emilia non c’era più posto, anche lo spazio dei libri messi di piatto, sdraiati su quelli messi di costa, era occupato. È l’unica regione che occupava uno scaffale intero ma non bastava. Sono dovuta andare a capo. Prima avevo fatto uno spostamento minimo, giusto per fare posto a quei due, poi mi è venuto in mente che tra poco ne arriverà un altro e che ieri alle poste ho fatto quella carta che serve per comprare le cose in internet senza mettere la carta di credito e che quindi saranno due a arrivare per la fine del mese. Tanto valeva fare qualcosa che durasse un po’ di più. Le raccolte AAVV sono finite da un’altra parte, ho creato spazio, ho spostato regioni. Non c’è quasi nulla in orizzontale ora. Per un po’ dovrebbe durare.

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