mercoledì 12 gennaio 2011

L’indice della lettera muta

Oggi sono andata a sentire un seminario che in realtà avrei saltato a piè pari dal momento che avevo già il mio da fare e ero anche poco curiosa dell’argomento, però, dal momento che l’ospite era stato invitato dal capo e io conosco i miei capi, sono andata. ‘Sto signore qua, sempre che abbia capito giusto, quest’estate non sapeva bene come occupare il tempo libero e così gli è venuto in mente di fare dei calcoli e di trovare nuovi modi per calcolare ‘sto belin di indice che si chiama indice seguito dalla maiuscola della lettera muta. (Si chiama così perché prende il nome dalla prima lettera del cognome di chi nel 2005 si è preso la briga di trovare un modo per quantificare il valore di uno scienziato basandosi sulla sua prolificità e sull’impatto del suo lavoro. Insomma basandosi sul numero delle pubblicazioni e sul numero delle citazioni ricevute) E così oggi, giù diapo con le classifiche dei migliori scienziati italiani (tra i quali c’era il mio capo, saliva o scendeva, ma di poco, a secondo del calcolo). E poi, sempre ‘sto signore qua, non pago ha ampliato il suo studio alle università italiane, agli ospedali, ai centri di ricerca, proiettando una quantità infinita di diapo con conti e classifiche simili. E io, dal momento che c’è gente che fa ‘sti conti e poi va anche in giro a spiegare i modelli per farli e che cosa cambia in classifica a secondo del modello usato, io per star a sentire qual è il metodo migliore per decidere chi l’ha più lungo (lo so, ho lasciato libera la contessa che abita in me, ora le rimetto la museruola), io, dicevo, io sono uscita alle otto.

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