venerdì 26 novembre 2010

uno zio vero

Mia mamma è figlia unica, mio papà no, mio papà è un secondo figlio. E così io ho avuto uno zio. Un solo zio di sangue, anche sua moglie la chiamavo zia, e anche i prozii li ho sempre chiamati zii, e anche degli amici dei miei, anche loro li chiamavo zii, ma loro li chiamavo zii solo da bambina.

Giovedì andando prima a Bergamo e poi a Legnano mi venivano in mente immagini di mio zio. Non erano ricordi, erano un po' come delle fotografie, e ogni fotografia muoveva dei ricordi, ma dopo, prima c'era la fotografia. Alcune erano legate all’infanzia, altre agli ultimi anni. Mio zio me lo ricordo come una persona molto seria e poco incline a esternare quello che prova. Non ho mai capito se era pudore o incapacità, ma la cosa è poco importante. Una persona con un forte senso della famiglia e del dovere. Oggi mentre tornavo a Genova mi sono tornati in mente ricordi di quando eravamo al mare, tutti di pochi anni fa. In uno eravamo in spiaggia ad Alassio. Lui, da quando era rimasto vedovo, aveva diminuito al massimo il dialogo con gli altri frequentatori dei bagni. Aveva trovato un modo bellissimo, teneva i tappi per le orecchie che usava quando andava a nuotare anche quando sedeva sulla sdraio. Dei tappi giallo polenta che si vedevano benissimo anche da lontano. A me, togliendosene uno, aveva detto: se vuoi dirmi qualcosa picchiami su una spalla, che li tolgo.

Nessun commento: