giovedì 4 novembre 2010

sicurezza

Oggi ho fatto un corso obbligatorio di primo soccorso. All’inizio della mattina c’erano tre ore scarse di teoria, tutto il resto era pratica. Adesso ho dei segni sul polso destro. Io all’inizio mi vergognavo come una ladra. Io fondamentalmente sono timida, poi se conosco le persone con le quali sono è un’altra cosa, cioè si nota meno, ma mettermi lì a fare le esercitazioni con un manichino, che poi non era uno erano due, uno di un lattante e uno di un bambino, io mi vergognavo. Non è mica facile fare queste esercitazioni. Anche solo l’inizio, all’inizio devi guardare se l’ambiente è rischioso (c’era la docente che ti diceva dov’eri: per la strada, al bar dell’ospedale, in un supermercato…) e poi devi andare lì vicino al bambino chinarti e capire come stava e ti dicevano come dovevi toccarlo e che cosa gli dovevi dire. Ti dicevano di chiamarlo, di dirgli: bambino bambino (il manichino del bambino era maschio, il lattante non si capiva, però il lattante potevi anche non chiamarlo). Io all’inizio mi sentivo molto a disagio e stavo come fuori da quello che dovevo fare, mi veniva da chiedere: ma non c’è una mamma o un papà vicino a questo bambino da chiedergli come si chiama? Che a me chiamarlo bambino bambino mi sento ridicola. Io ci ho messo un bel po’ a capire. Faccio parte di una generazione che con la sicurezza non è a suo agio. Io lo capisco che sono cose che servono, ci mancherebbe, non sono così stupida ma faccio fatica mentalmente, tanta fatica. Ho fatto fatica anche con l’obbligo del casco. Ora non faccio due metri senza. Ho fatto fatica quando mi hanno nominato responsabile della sicurezza in laboratorio. Il primo pensiero che ho avuto è stato: che palle, perché io? Ho fatto fatica a organizzare tutte le schede di sicurezza della varie sostanze che usiamo, a capire che cosa bisognava fare se ci si faceva male. Adesso a distanza di anni sono contenta di sapere quello che bisogna fare e quello che non bisogna fare, ché è molto importante anche quello, quello che non bisogna fare. Ora che ci penso anche del mio corsetto da finto pompiere sono contenta, ci hanno insegnato a usare un estintore, abbiamo provato a usare un idrante. Ma all’inizio faccio fatica, tanta. E anche oggi ho fatto fatica e mi dispiaceva provare a fare la respirazione bocca bocca e vedere che il torace del mio manichino se ne stava fermo e mi sentivo stupida e una parte della mia testa mi diceva: ma che ci fai tu qua? E c’era questa infermiera che era molto brava e paziente con noi, che ci diceva: non si nasce imparati e ci diceva come mettere la bocca, come tenere la testa. Però poi dai e dai le cose sono andate meglio. E abbiamo anche provato a fare quella manovra lì che si fa se hai qualcosa di traverso e non respiri e poi abbiamo provato anche tra noi e con un adulto sembra più facile, che almeno non ti sembra di spaccarlo, ma ci vuole forza, anche a dare le pacche sulla schiena ci vuole forza se no non serve a nulla. E il pomeriggio abbiamo anche fatto delle prove con un finto defibrillatore, finto così se uno toccava il manichino mentre c’era la scarica non ci facevamo male. E alla fine abbiamo fatto una spece d’esame. Delle domande con le crocette e una simulazione a due, e una delle due faceva il leader e poi si rifaceva cambiando i ruoli. E a fare il massaggio cardiaco se hai un orologio con il cinturino largo e provi per metà pomeriggio perché non hai idea di dove vanno le mani, di quanto premere, di che ritmo tenere, se hai un orologio così allora è meglio toglierselo e metterselo in tasca perché se no alla sera sul polso destro hai i segni. E adesso sono stanchissima, di testa, spero di non dover mai mettere in pratica nulla di quello che ho visto e fatto ma sono contenta di averlo visto fare e di aver provato a farlo e conoscendomi sono anche contenta che quel corso fosse obbligatorio per tutto il personale dell’ospedale.

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