martedì 26 gennaio 2010

mai spedita

‘sta sera stavo mettendo un po’ d’ordine nel mio computer (che poi vuol dire per lo più buttare via dei file) e ho trovato una lettera, mai spedita, che ho scritto il 27 ottobre 2007. L’ho riletta. Ero realmente molto arrabbiata quando l’ho scritta. Mi ricordo benissimo dov’ero quando l’ho buttata giù (su uno scoglio a Nervi, erano le due o le tre del pomeriggio e c’era un bel sole caldo), perché l’ho scritta (riuscire a dire a una persona che è un pezzo di merda ma in maniera educata e molto circostanziata), perché non l’ho spedita (il destinatario è un amico del mio fidanzato). Mi ricordo la fatica tornata a casa per trascriverla al computer, rileggerla, correggerla, rileggerla di nuovo, ricambiarla, rileggerla.
Sono contenta di non averla mai buttata, di non averla spedita, ma soprattutto che il pezzo di merda si sia trasferito a Milano e che quindi non ci sia più occasione di incontrarci per sbaglio. Io poi la lettera non l’ho buttata nel cestino, è ancora lì dov'era.

3 commenti:

Arcureo ha detto...

...e come mai un pezzo di merda si merita anche l'onore dell'educazione nell'esposizione? Tanto...!

Velvet ha detto...

Mi sembra che e arrivato il tempo
di tirare giu l' acqua
Cosa ne dici

Buonasera latte....

latteaigomiti ha detto...

@ Arcureo: è un po’ difficile da spiegare ma, semplificando, io trovo molta differenza tra la parola scritta e la detta. Nella detta normalmente si ha una persona davanti che a sua volta può parlare, ci si può rendere conto più facilmente se si è capiti, si possono vedere le reazioni, è qualcosa che tiene sempre conto di due persone (anche se uno dei due stesse zitto non è assente, è lì davanti). Mi sembra che nella scritta ci sia bisogno di una chiarezza maggiore per sperare di essere capiti, se non è solo uno sfogo, se si vuole realmente rendere partecipe l’altro le parole e il tono vanno cercati meglio o almeno bisogna provare a farlo. L’idea di scrivergli e non chiamarlo era per riuscire a dirgli quello che pensavo nella speranza che lo capisse, era un modo per diminuire i avrei potuto dire e, non lo nego, anche per cercare di ferire perché poi si può ferire per bene anche rimanendo educati.
(poi ci sono la stragrande maggioranza delle mail, degli SMS e dei posti come questo che sono dei gran ibridi di parola scritta e detta)

@Velvet2: se fossi qua a vivere passando il tempo rimuginando sui torti subiti (veri o presunti che siano) ti darei ragione ma ricordare non è sbagliato, anzi lo trovo giusto. E poi, che rimanga tra noi, mi sembra che non sia scritta male quella lettera. Buona serata anche a te.