‘Sta mattina giretto tranquillo. Strade che
conosco, quasi impossibile perdere l’orientamento. Da casa a San Marco da lì
per l’Accademia, ho fatto il ponte e sono andata alla Salute rimanendo dalla
parte del Canale, Dogana, mi son fatta le Zattere fino alla chiesa dei Gesuati
poi ho preso per dentro, un salto alla
Toletta, che sia mai che io ci passo
davanti senza entrarci, poi fino a Campo San Polo, e dato che ero lì ho
recuperato il programma del cinema all’aperto, Rialto, San Marco, casa. Ci ho
messo più del solito ma tanto nessuno e niente mi faceva fretta. Mi fermavo a
guardare in giro, sono stata anche in due negozi a curiosare, mi son presa un caffè
poco dopo essere uscita e un succo di frutta alla pera, verso l’una. Mi son
persa in pensieri. Mi sono anche fermata una ventina di minuti a sentire un
signore che suonava uno strumento ( a vederlo sembrava imparentato con un
violino) aveva un suono bellissimo. Lui lo suonava stando seduto e lo teneva
davanti a se, quasi fosse un violoncello piccolo ma senza cassa, di legno pieno, puntandolo sulle ginocchia, lo
suonava abbracciandolo. Quando ha finito gli ho chiesto che strumento era ma ho
già dimenticato il nome. Se non scrivo e conto sulla mia memoria vado poco
lontano. Quando ero alla Fondamenta degli Incurabili mi sentivo sciogliere. C’è
caldo oggi, non so quanti gradi c’erano ma non c’era una bava d’aria e lì il
sole batte senza pietà. Qua se non mi metto un po’ all’ombra mi sciolgo come
una medusa spiaggiata, mi dicevo, altro che incurabili mi prendo una solana di
quelle che non scordo, e sono anche uscita senza darmi la protezione che se lo
sa il mio medico mi fa una tiritera di mezz’ora sui danni del sole, la pelle
chiara e i rischi inutili che non posso permettermi. Poi, forse perché ero lì,
mi son venute in mente delle pagine di Iosif Brodskij e quando sono stata alla
Toletta, dal momento che il libro che volevo prendere non l’avevano, mi sono
comprata Fondamenta degli Incurabili, non l’avevo, ho letto la copia di mia mamma,
mi è venuta voglia di controllare una cosa così poi, uno di questi giorni, rifaccio una strada che
ha descritto e conto quanti ponti ci sono. Non è la prima volta da quando sono
qua che mi vengono in mente delle pagine che mi sono piaciute. È un po’ un
effetto collaterale del leggere che trovo bellissimo.