Niente. Non c’è niente da dire. Non è successo
niente. Se non succede niente non c’è da dire niente. Poi non è vero che non è
successo niente, di cose ne son successe però non c’è niente di
nuovo da dire. Non si può dire tutte le volte che si è stanchi, che ci sono troppe cose
da fare, che più uno si impegna a farne più ne saltano fuori. No, non si può.
Fa brutto. È brutto. Allora dico una cosa che ho scoperto. Ho scoperto che la revisione fatta andando al massacro del testo
mi manda il sangue al cervello. Mah, cervello, facciamo alla testa che quella la
vedo, son sicura di averla, sul cervello son mica tanto sicura, mai visto il
mio cervello. È che ero abituata a una revisione differente, decisamente più
conservativa e rispettosa dell’autore (che poi l’autore sarebbe un’autrice in
questo caso) e invece questa volta ‘sta cippa. Ero abituata a una revisione che
poi ero contenta e la nuova versione mi sembrava migliore. Che si poteva anche
tranquillamente dire Mah, non so, forse questa frase mi piaceva di più prima. E invece
questa volta cambio di compagno. Ad essere sincera questa è una compagna. E
‘sta volta ci vuol pazienza, tantissima pazienza. Io non so se l’ho tutta
questa pazienza. Io mi sforzo, tanto. Ieri l’altro mi son sforzata fino alle
dieci e dieci poi ho ceduto. E per non passare dalla parte del torto mi son fatta scappare un Non abbiamo cenato, siam qua
dalle nove e mezzo del mattino io guarda non capisco più niente però così, per
me, non sta in piedi, secondo me è meglio continuare in altro momento. E domani
c’è un’altra puntata e io non l’ho mica recuperata la pazienza in questi
due giorni, e la giornata di domani un po’ la temo. La voglio perché da un lato
non ne posso più ma dall’altro la temo. Tanto. E allora penso che proverò a
fare come l’altra volta. L’altra volta aveva funzionato. E mi rileggo un
pezzetto della fotocopia che ho ricevuto pochi giorni fa, la riga dove c’è
scritto Con me è sempre buona e simpatica, ha un carattere tranquillo. Così da
poterla ripetere nella mia testa in caso di bisogno. Speriamo che funzioni
anche domani.
Giuseppe Verdi
18 ore fa
6 commenti:
Le spine di una «peer review»?
Magari, siamo al gradino prima, primo autore che scrive e ultimo (il capo) che corregge, se la settimana prossima va come dovrebbe andare si manda e poi si vedrà.
Comunque oggi è andata meglio. Eravamo più in sintonia e ci sono stati dei bei punti d’incontro e qualche punto di scontro civile, sudando il sudabile ho difeso delle frasi e accettato correzioni senza sentirmi troppo violentata. Pian piano s’impara a capirsi (a provare a capirsi :-D ).
Così si fa. La Scienza dovrebbe essere superiore a queste piccinerie…
;-D scienza è una parola grande anche quando la si scrive con la minuscola. Ti ringrazio della fiducia ma non esageriamo, è solo una cosa piccina piccò.
A causa del mio brutto carattere, io mi affeziono a quello che faccio mettendocela tutta e vedere le frasi cambiate, spesso per il solo gusto di cambiarle, tant’è che alcune riproposte son state prese, mi ha infastidito parecchio (oggi mi sento gentile). È difficile da spiegare. Forse hai ragione e sono piccinerie ma il punto è che due persone non possono scrivere uguale, è un dato di fatto. Ed è una cosa bella questa. Il compito dell’ultimo nome non è dare la sua impronta al lavoro. Almeno secondo me.
Non parlavo di tue piccinerie, non mi permetterei, ma delle piccinerie di quell'altro. La Scienza, lasciamela scrivere maiuscolo, come scrivo maiuscolo la Musica - l'estate mi rende pomposo e sudaticcio.
;-D
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