martedì 29 maggio 2012

fa brutto

‘Sta mattina sull’autobus c’era una signora seduta davanti a me che parlava con un’amica. Eravamo in quei sedili che ci sono subito sopra le ruote dietro, son quattro posti e son messi che ci si guarda, a due a due. Anche a voler non ascoltare che cosa si dicevano non ci si riusciva. Mi son messa ad ascoltare. Raccontava della sua labirintite, del fatto che all’ospedale le avevano fissato l’esame dopo tre settimane ma che lei ne aveva bisogno in quel momento. Che aveva passato dei giorni che non riusciva a stare in piedi, continuava a cadere. Poi aveva trovato un posto dove le facevano quell’esame a pagamento, era un posto mezzo convenzionato e così aveva pagato solo trenta euro ma era riuscita a farlo il giorno dopo. Diceva alla sua amica Non potevo neppure andare a comprarmi il pane sotto casa. Avevo paura di cadere. Anche a mia mamma era successa una cosa simile, poi avevan capito che si erano spostati quei sassolini che abbiamo nelle orecchie, otoliti si chiamano, e lei si era molto arrabbiata della cosa. Mi spieghi perché non se ne stanno dove dovrebbero stare? chi gliel’ha detto di spostarsi? mi chiedeva al telefono. E anche a lei era successo che non se la sentiva di uscire perché aveva paura di cadere. Ecco io ‘sta mattina a sentire Non volevo cadere per strada, cadere per strada fa brutto, avrei voluto dire a quella signora quello che avrei voluto dire anche a mia mamma: cadere per strada è più pericoloso di cadere in casa ma non fa brutto. Fa brutto far qualcosa di male, star male non fa brutto, star male è brutto ma non fa brutto.

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