Mi
sveglio, prendo la brocca, è finito il vino. Mannaggia. Scendo e la riempio
sbuffando. Torno di sopra, bevo un bicchiere, e proprio mentre comincio a
pensare: non mi starò annoiando? suona il telefono.
È un mio
amico che chiama dalla città.
Attacca
subito a parlare.
Di
pomeriggio, mi dice, sono stato a un interessantissimo convegno sulla crisi
della ragione.
E tu non
ragionare… mi vien da suggerirgli.
Poi,
continua, sono stato ad un aperitivo. C’erano tutti, abbiamo parlato di tutto.
Tutti che
parlano di tutto, una noia mortale sarà stato… ho pensato.
Poi era
stato a una festa di un nostro amico. Sai, mi dice, è diventato professore
ordinario. Certo, gli dico, se lo meritava. Del resto ha respirato quell’aria
fin da bambino. Un luminare diventerà, un grande professore d'università
come il suo bisnonno. Come suo nonno. Come suo padre. Come sua madre. Come la
seconda moglie di suo padre. Come suo fratello e la moglie di suo fratello.
E tu? Che
hai fatto? Mi chiede.
E io: ho
letto un po’, poi son andato di sotto a prendere del formaggio, del vino… poi
sono salito… ho letto ancora… ho trovato delle cartucce da fucile da caccia! Ho
aggiunto con entusiasmo.
Ah! Ho
capito, ha detto lui.
E domani?
Mi chiede, torni? Andiamo insieme da qualche parte? Facciamo qualcosa?
Io ho
detto no, non posso, sai ho tanto da fare, dobbiamo fare dei lavori qui…
Ah, ha
detto lui, finalmente stai ristrutturando la casa!
Più che
altro abbiamo problemi con le ragnatele. Ho trovato del formaggio mummificato
sotto il letto. E un libro che cercavo da tempo. Un vagabondo suona in sordina,
si chiama.
Ah! Capisco
ha detto lui di nuovo.
Quando ho
chiuso il telefono ho capito che non mi stavo affatto annoiando.
Ho ripreso
le mie occupazioni.
Sufficit –
Nino Vetri – pagg. 30-32