Oggi per la prima volta sono entrata nel Palazzo Reale. Solo entrata, volevo essere a casa per l’una, una e mezza al massimo, era già tardi. Mi è piaciuto molto, adesso voglio tornarci e visitarlo. Dentro. Io non so se capita solo a me o se succede anche agli altri ma trasferirsi in una città per motivi di studio o di lavoro poi mi porta a non guardarla mai bene. Se uno in una città ci è nato è un conto, pian piano, negli anni, le cose le vede. Se uno ci va da turista è un conto ancora differente, l’ha scelta come meta di un viaggio, è normale che si guardi in giro. Ma se ci si arriva per lavoro diventa una città che si guarda subito dal lato pratico. Interessano le zone per cercare casa, i mezzi di trasporto, i supermercati e i mercati. Mano a mano che il tempo passa si inizia ad avere punti di riferimento, nella testa inizia a farsi una mappa che nasce senza l’aiuto di una cartina. Si inizia trovare bar, ristoranti, cinema, teatri. La si inizia a vivere come spazio. Poi si inizia ad attaccare ricordi ai posti. Della storia di quella città invece non ci si occupa molto.
E così, senza nessun motivo, oggi mi è capitato che dopo un numero impressionante di volte che ho fatto via Balbi mi sono accorta di un ingresso e ho provato a varcarlo. Mica mi mangiano e non è neppure proibito, mi son detta, basta smettere di camminare per la via e entrare.
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