lunedì 11 aprile 2011

un gioco

C’è una cosa che l’anno scorso, nel giro di una settimana, ho letta in almeno tre posti differenti (e dal momento che non ho voglia di cercarla per tre volte non cito neppure uno dei tre posti che poi mi tocca guardare quando c’era il post, metter il link, l’ho appena fatto in un posto e mi sono arenata cercando nel secondo, pianto lì e mi scuso per l’omissione). Da quando l’ho letta ogni tanto, quando inizio un libro, provo a farla per vedere che cosa succede e verificare se funziona. Bisogna unire le prime e le ultime parole di un libro cercando di formare una frase. Quello che salta fuori dovrebbe dare l’idea del libro e consigliare sul fatto se vale o meno la pena di leggerlo. È un gioco che all’inizio mi aveva preso moltissimo e quando l’ho raccontato a mia mamma siamo andate avanti quasi un’ora una sera, tanto con la bolletta del telefono che abbiamo si paga uguale, si può stare quanto si vuole.
‘Sta mattina mi è tornato in mente. Ho provato con l’ultimo libro di Mauro Covacich vien fuori: Non l’ho vista subito, era immobile nella penombra, è la sua colpa peggiore.

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