mercoledì 22 giugno 2011

sospetto gufi nella palude



Sabato sera a cena eravamo in quattro, la mia amica-barra-collega, Yenan, che ci aveva fatto da guida fin dalla mattina, una ragazza australiana che lavora a Stoccolma da qualche anno nel laboratorio di Yenan e io. Questa ragazza (non mi ricordo già più come si chiama) ci ha raccontato che era stata a una mostra che una sua amica aveva aperto il giorno prima. Così domenica mattina, che veniva giù un’acqua che metà era sufficiente per dare origine a una controevoluzione, che in italiano penso sia una involuzione, insomma a una cosa che dà origine a branchie partendo dai polmoni, la mia amica-barra-collega ed io abbiamo deciso di vedere se la trovavamo. L’abbiam trovata con facilità perché era vicina a una statua di San Giorgio che uccide il drago che avevamo visto il giorno prima e che mi aveva colpito perché il drago era magrissimo. Mai visto un drago così magro, mi dicevo, 'spetta che lo fotografo così poi me lo ricordo meglio il drago magro. Ci siamo rifugiate là alla mostra per un po’. Ci abbiamo trovato la ragazza australiana della sera prima che ci ha presentato l’artista. Ci siamo guardate i suoi lavori. Non era uno stile che mi entusiasmasse ma ce ne era una che mi piaceva. Siamo state un po’ lì a parlare e io ogni tanto mi spostavo e tornavo a guardarmi il gufo. Dopo un po’ di questo avanti e indietro mi son decisa a chiederle che cosa voleva dire la scritta Jag anar ugglor i mossen. Era lì, dentro la luna, sopra la testa del gufo. Lei mi ha risposto che in inglese si traduceva: Sospetto gufi nella palude. Io quando l'ha detto non ho capito e me lo sono fatta ripetere una seconda volta ma non era che non avevo sentito era proprio che non capivo perché io quelle due parole, gufi e palude, non le conoscevo e c’era poco da farsi ripetere la cosa. Mi son scusata perché continuavo a non capire. Lei mi ha detto che il senso di quella frase era: ho il sospetto che qualcosa non vada e che anche se non capivo la traduzione letterale era lo stesso, che era un modo dire loro ma che quello che contava era il senso.
Ecco, io quella sensazione là, quella di sentire che c'è qualcosa che non va e non capire che cos'è, la provo abbastanza spesso così ho deciso che mi portavo il gufo a casa. Di ogni lavoro aveva fatto venti coppie, il prezzo era ragionevole, duecento corone (circa ventidue euro) e sabato vado a vedere se trovo una cornice che ci stia bene.

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