martedì 7 giugno 2011

singing in the rain

Me ne andrei a letto subito, senza neppure passare dal via. Mi butterei giù e bon, per oggi basta. Se son così stanca adesso tra qualche anno che cosa sarò? andrò a dormire alle otto? sverrò sul divano con la testa che ciondola indietro e attaccherò a russare? magari invece sarò arzillissima, magari sarò una di quelle vecchiette che dormono poche ore per notte, fan la settimana enigmistica sulla panchina lungo il mare e dan da mangiare ai gatti del quartiere. Va tu a sapere.
Comunque ‘sta sera si passa dal via per benino che questa mattina venivan giù le cascate dal cielo e un automobilista molto simpaticamente ha centrato una pozzanghera (una pozzanghera che secondo me aveva manie di grandezza e si sentiva lago) e mi ha lavato. Se c’è una cosa che mi dà fastidio è l’acqua nelle scarpe. Stavo andando a fare il controllo dei nei e così la cosa mi ha fatto ancora più fastidio che poi sarei stata lì con i piedi neri causa pediluvio in acqua marcia proveniente dalla pozzanghera con manie di grandezza, centrata da un cafone che passava a tre millimetri dal marciapiede a velocità elevata alzando onde al suo passaggio neppure fosse Mosè in fuga dall’Egitto. Poi ho preso un autobus strapieno e dopo poche fermate si è fermato e non ripartiva più. L’autista si è alzato, si è voltato verso di noi e ha esclamato: o scendono almeno venti persone o non si riesce a muoversi da qua. E così son scesa che già ero sui gradini con la maniglia che c’è sulla porta dietro la schiena e mi son messa pazientemente ad aspettare quello dopo, che naturalmente era anche lui bello pieno ma almeno andava senza grossi problemi. Me son fatta una ragione di quell’inizio giornata poco piacevole, ma solo perché non vedevo altre soluzioni. Comunque il piede più pediluviato era il destro mentre quello che ha uno dei nei da tener sotto controllo è il sinistro, quindi nella sfiga è andata anche bene. È il terzo controllo che faccio senza dover poi passare dall’accettazione con un foglio bianco e rosso in mano. Mi sto abituando al fatto di non sentire: se lo togliamo stiam più tranquilli. E mentre andavo a lavorare canticchiavo sotto la pioggia: non c’è due senza tre e il quattro vien da sé.

2 commenti:

cloudsinthemirror ha detto...

Mi fa piacere leggerti...sinceramente. Hai uno stile tutto tuo. Dove abiti, se e' permesso chiedere?

latteaigomiti ha detto...

grazie cloudsinthemirror, mi fa molto piacere sapere che passi da qui volentieri e certo che è permesso chiederlo, ci mancherebbe, abito a Genova ma non sono di qua, son nata a Bergamo.