Domani me ne vado là dove c’è quella bandierina. È un posto con un nome difficilissimo che sta a quaranta minuti di macchina da Stoccolma. È un periodo questo che vado in giro. Mi sarebbe piaciuto di più che fossero stati lontani (nel tempo) i miei due viaggi. Invece no, son vicini. Posso mica cambiare le date a mio piacimento. E ora sarebbe il caso di pensare a cosa portarmi, di stirare quello che mi serve, far la valigia, scegliere che libro prendere, provare anche a ripetere che ‘sta volta il tempo è poco, non ci si può perder via con frasi che si potrebbero evitare, e poi c’è l’handicap della lingua. Quello che mi preoccupa di più sono le domande. Se le domande non si capiscono è un casino dare delle risposte. Va beh, speriamo in bene. Tanto mi capita così ogni volta: quando manca tanto son piena d’entusiasmo, il giorno prima invece son là a dirmi: ma chi me l’ha fatto fare? Poi di solito mi passa quando arrivo. Vedremo. Di positivo c’è che è proprio su quello che cerco di studiare, e poi sono al secondo giorno, avrò un po’ di tempo per abituare l’orecchio.
(mi sa che, per chi ne ha voglia, ci si rivedrà lunedì)
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