sabato 19 febbraio 2011

la politica del silenzio

Così per assurdo se uno si immagina una che ha una mezza influenza e se la trascina da una settimana, che si addormenta sul divano guardando Sanremo, che non sente il suo concubino che le dice: vieni a dormire e che si sveglia alle quattro con il freddo addosso perché c’è la porta finestra aperta e in sala c’è sempre la finestra aperta, tutto l’anno anche se sta nevicando perché lei fuma e lui no, ecco se uno si immagina una cosa così e poi si immagina che lei la mattina dopo gli dica: non era una cattiva idea chiudere la porta finestra prima di andare a dormire e se si continua a immaginare che come risposta lei si senta dire: guarda che non mi rispondevi e poi ho tirato giù metà tapparella, va da sè che se uno si immagina tutto questo, poi si immagina facilmente anche che lei il mazzetto di fiori che lui ha portato a casa di ritorno dalla spesa ‘sta mattina glielo avrebbe tirato dietro volentieri. Però si immagina sbagliato, le è venuto in mente ma lei non l’ha fatto. Loro non c’entrano, poveri fiori, si diceva l’ipotetica ex-addormentata sul divano, loro nel vaso. Si continua con la politica del silenzio.

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