Ci son dei mestieri che sono abituata a veder
degli uomini che li fanno e così, quando mi trovo davanti una donna, mi
meraviglio. E poi, subito dopo, appena mi accorgo che mi son meravigliata, mi
meraviglio di essermi meravigliata. Quando succede, se mi son trovata bene, ci
ritorno, un po’ è per solidarietà femminile un po’ è per imparare a non
meravigliarmi. Così adesso ho una corniciaia di fiducia e una calzolaia di
fiducia. Oggi sono andata da tutte e due, son uscita di casa con un quadro e
due borse. Al quadro mancava il vetro, si era rotto. Una notte abbiam sentito
un rumore fortissimo di vetri rotti. Stavam dormendo, io mi sono spaventata,
pensavo che fosse entrato in casa qualcuno e invece era venuto giù un quadro.
Così questo pomeriggio ho telefonato alla corniciaia per vedere se era aperta,
era aperta, le ho chiesto se potevo portarle un quadro che aveva il vetro da
sostituire e lei mi ha detto che andava bene, lo faceva. E mi ha anche detto
Stia attenta a non tagliarsi, non stia a togliere i vetri, lo fasci e me lo
porti. È stata gentile, i vetri però li aveva già tolti Daniele, avendo un
gatto che gira per casa quella notte abbiam tolto il grosso e ci abbiamo
buttato su una coperta, poi, il giorno dopo, lui ha tolto tutto per bene e mi
ha fatto la sorpresa, tornata a casa dal lavoro non c’erano più i vetri. La
prima volta che sono entrata in quel negozio avevo una foto di mia nonna, in
quella foto mia nonna teneva in braccio la sua gatta, volevo incorniciarla e
appenderla in corridoio, quando si era segnata sul quaderno un modo per ricordarsi cosa
era da collegare al mio acconto mi aveva chiesto Come si chiamava il gatto di sua
nonna? Nannis, le avevo risposto, era una gatta e lei aveva scritto il mio cognome e
poi Nannis. È così che è diventata la mia cornicia di riferimento. Poi, dopo la
corniciaia, son passata dalla calzolaia. Cosa posso fare per lei? mi ha chiesto
appena entrata. Buongiorno, le ho risposto, ho due borse con la stessa
malattia. Hanno il moschettone rotto. Allora lei le ha guardate e ha aperto un
cassetto pieno di mollettoni, abbiamo scelto quelli nuovi. Poi lei mi ha detto
Questa borsa è bella, questa eh. Ha ragione, le ho risposto, ma non capivo cosa
voleva dirmi. Poi ho capito. Ho capito perché lei, vedendo che non capivo me
l’ha detto Io, dal momento che i moschettoni identici a quelli originali non ci
sono, cambierei tutti e due i moschettoni alla borsa bella e solo quello rotto
a questa. Che poi poverina, non è che sia brutta ma la differenza tra la pelle
e l’ecopelle c’è, c’è poco da dire e infatti quella che lei ha chiamato bella
l’ho da quindici anni almeno, e fa ancora la sua figura, mentre l’altra l’ho da
tre anni e, insomma, diciamo che si difende. Si è tenuta solo le tracolle, le
ha messe dentro un sacchettino di carta, ci ha segnato sopra il mio cognome e quando
sono uscita mi ha detto Buona domenica e grazie per il lavoro.