Son dei giorni che mi rigiro delle frasi nella
testa*. Sabato quando le ho incontrate le ho segnate. Due x piccole una sopra
l’altra e un trattino che unisce lo spazio delle quattro righe. Il mio modo di
ritrovarle, mio e di molti altri. Poi domenica mentre stiravo son tornate su,
insieme a altre pagine di quel libro chè per me quello è proprio un bel
romanzo, bello e tenero, molto tenero. E mentre stiravo mi dicevo Sì, anche a
me dà l’impressione di un pieno e non di un vuoto, un muro rende bene l’idea. Continuava
però a esserci qualcosa che non mi convinceva in quelle frasi. Ieri pomeriggio
ero alla presentazione di quel libro e quelle righe erano tra le righe che sono
state lette. Anche sentendole ad alta voce l’impressione rimaneva la stessa.
Poi oggi è successo che, tornando a casa, guardavo fuori dall’autobus, a una
fermata ho visto un muro e nel muro c’era una gran bella crepa. E, forse, ho
capito che cosa c’è in quelle frasi che non mi convinceva del tutto. E non è
nelle frasi in sé ma in quello che ho visto io leggendole. Io vedevo, lì non
c’è scritto ma io lo vedevo, qualcuno che riempiva e qualcuno che abbatteva e
quel qualcuno non era né il possessore del vuoto né il possessore del muro. Era
questo che non mi convinceva. Nella mia immagine c’era qualcosa che veniva da
fuori, da un altro. Secondo me, dall’esterno può venir solo una crepa. Un buchino
al massimo. Con cosa si butta giù un muro? Con un piccone? Da fuori viene il
piccone, ma solo chi è il possessore del muro può decidere di tirarlo giù o
scavalcarlo e la fatica per farlo è la sua e la vista nuova è sua. E dopo che
ne ha buttato giù uno se ne troverà davanti un altro e poi un altro ancora. All’infinito.
Anzi no al finito, fino alla fine. Magari andando avanti diventerà più bravo
nel tirarli giù ma ogni muro sarà fatica e vista nuova. E adesso, rileggendole,
avendo cambiato l’immagine, la sensazione di qualcosa che non mi convince se n’è
andata.
* Se l’ignoranza fosse un vuoto, mi dicevi,
sarebbe facile riempirlo di cose, di cultura, di civiltà. Ma l’ignoranza, caro
mio, è un pieno. È un muro, e i muri si possono solo abbattere, oppure
scavalcare.
Mi riconosci – Andrea Bajani – pag. 35
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