Ci son delle cose che quando mi chiedono se
voglio farle son fin contenta che me lo chiedano ma poi, quando le devo fare
sul serio, non son più tanto contenta di doverle fare. Una di queste è
giudicare un articolo. Leggere un articolo che ha un bel titolo e un abstract
che incuriosisce mi piace, anche farmi un’idea di com’è, se sta in piedi, se
convince, se ha un filo facile da seguire, se i dati son messi giù bene, se i
controlli ci sono tutti, se le figure si spiegano da sole, se in bibliografia
manca qualcosa. Insomma tutte quelle cose là mi piace farle, ma poi quando questa
parte è fatta, quando si arriva a dover scrivere una risposta mi piace molto
meno. Anzi, non mi piace per niente. E pensare che questo è un articolo che mi
è piaciuto, fan bene, secondo me, se decidono di pubblicarlo, solo che non si
può rispondere solo È bello, fate bene se decidete di pubblicarlo, bisogna
anche dire perché e bisogna anche dire che cosa si è visto che potrebbe essere
cambiato, aggiunto o tolto per migliorarlo. Lì arrivano i problemi. È quest’ultima
la parte che non mi piace. Se la risposta si limitasse alla prima parte sarebbe
esprimere un parere, uno ci mette un bel secondo me davanti e bon finisce lì.
Poco fa rileggevo il commento che ho scritto ieri. È una paginetta piena di
could, forse alcuni si possono far saltare senza grossi problemi. Ho come
l’impressione che i could siano i fratelli dei secondo me quando al posto di un
parere devo dare un giudizio.
Giuseppe Verdi
7 ore fa
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