domenica 3 marzo 2013

i fratelli dei secondo me


Ci son delle cose che quando mi chiedono se voglio farle son fin contenta che me lo chiedano ma poi, quando le devo fare sul serio, non son più tanto contenta di doverle fare. Una di queste è giudicare un articolo. Leggere un articolo che ha un bel titolo e un abstract che incuriosisce mi piace, anche farmi un’idea di com’è, se sta in piedi, se convince, se ha un filo facile da seguire, se i dati son messi giù bene, se i controlli ci sono tutti, se le figure si spiegano da sole, se in bibliografia manca qualcosa. Insomma tutte quelle cose là mi piace farle, ma poi quando questa parte è fatta, quando si arriva a dover scrivere una risposta mi piace molto meno. Anzi, non mi piace per niente. E pensare che questo è un articolo che mi è piaciuto, fan bene, secondo me, se decidono di pubblicarlo, solo che non si può rispondere solo È bello, fate bene se decidete di pubblicarlo, bisogna anche dire perché e bisogna anche dire che cosa si è visto che potrebbe essere cambiato, aggiunto o tolto per migliorarlo. Lì arrivano i problemi. È quest’ultima la parte che non mi piace. Se la risposta si limitasse alla prima parte sarebbe esprimere un parere, uno ci mette un bel secondo me davanti e bon finisce lì. Poco fa rileggevo il commento che ho scritto ieri. È una paginetta piena di could, forse alcuni si possono far saltare senza grossi problemi. Ho come l’impressione che i could siano i fratelli dei secondo me quando al posto di un parere devo dare un giudizio.

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