sabato 2 agosto 2014

9 - un museo con dentro un po' di tutto


 Oggi sono stata al museo Corer che eran tantissimi anni che non ci entravo, ne avrò avuti dodici o tredici quando ci sono stata. Il primo pensiero che ho fatto quando ero lì è stato un pensiero così stupido ma così stupido che a sentirlo nella mia testa mi son detta Dai Latte, sveglia. Adesso il percorso inizia visitando delle stanze, molto belle, che sono state le stanze dell’imperatrice Sissi quando è stata qua e guardando un suo ritratto il mio pensiero è stato Ma guarda come assomiglia all’attrice del film. Come pensiero bisogna proprio dire che è di una stupidità così grande che fa sorridere. Sono stata lì, non solo in quelle stanze in giro per il museo, per più di tre ore e mezza, quasi quattro, poi ho capito che non ero più in grado di vedere niente. Non mi stupiva più nulla, allora, anche se non avevo finito di visitarlo, sono uscita. Una cosa incredibile di quel posto è che c’è un po’ di tutto. In una stanza che raccoglieva bussole, compassi e roba varia per la navigazione c’era anche una clessidra che son stata un po’ lì a guardarla e poi mi son fatta l’idea che potesse dividere l’ora in quarti d’ora solo che non potevo provare perché era dentro una vetrinetta. 

  In un’altra c’era una cartina del mondo dipinta da un monaco che non si è mai mosso da Murano ma che si faceva raccontare il mondo. C’è tutto in quella cartina, ad eccezione dell’America che non la si conosceva ancora, è dipinta, per come siamo abituati noi, al contrario, con il nord verso il basso e c’è il nostro stivale con la punta in alto e un Africa un po’ più corta e cicciona di quello che è, e tante Russie, ognuna con aggettivo vicino ma si leggeva male perché quella zona lì in qualsiasi posizione ci si mettesse prendeva il riflesso del lampadario.  In una stanza c’eran due mummie egizie, in un’altra delle posate con i manici fatti con i cristalli di Rocca, in un'altra una specie di mobiletto con sopra delle specie di scatole e se si leggeva la descrizione si capiva che era un porta parrucche. C’eran anche delle scarpe da donna, zoccoli intarsiati in madreperla XVI XVII secolo Venezia c’era scritto sul cartoncino messo lì vicino, che io ho pensato che non sarei riuscita neppure a fare due gradini del primo ponte incontrato fuori casa con quei cosi ai piedi.

2 commenti:

Sere ha detto...

Una volta in un museo, ho visto dei sandali con dei tacchi così balordi, che ho dovuto chiedere cos'erano, perché non si capiva. Mi sa che li usavano in Giappone e ancora non conoscevano Manolo Blahnik :-D

latteaigomiti ha detto...

Appena torno a casa provo a cercarli, mi hai incuriosita. Con questa chiavetta l'accesso a internet è un disastro, stasera per leggere la posta (a pagina già caricata e dopo avermi detto che avevo 3 mail con mittente furbo) ci ha messo il tempo che ci è voluto a far venir su il caffé. Secondo me se apro la chiavetta ci trovo dei cricetini che fan muovere delle rotelle ;-D.