Oggi, mentre pranzavo,
controllavo la posta e tra le mail ricevute ho aperto per prima quella dei miei
amici librai, ho guardato il mittente senza leggere l’oggetto, pensavo che
fosse l’annuncio della prima presentazione dell’anno nuovo. Iniziava così:
Cari amici,
iniziamo quest’anno proprio concludendo quell’avventura che partita nel maggio 2007 /…/ ci ha portati fino a qui. /…/ da oggi, 14 gennaio, la libreria riapre con una nuova gestione.
iniziamo quest’anno proprio concludendo quell’avventura che partita nel maggio 2007 /…/ ci ha portati fino a qui. /…/ da oggi, 14 gennaio, la libreria riapre con una nuova gestione.
Ci saranno nuove persone a
portare avanti quello che abbiamo iniziato noi /../
E a me ha preso una malinconia
che non mi è ancora passata e che ho provato ad affogare, senza
successo, nel Gavi. E forse non è giusto immalinconirsi così perché, come
scrivono loro nella mail, la libreria continuerà ad esistere, non chiuderà. Non
sarà più la stessa però. Una libreria vera, per me, non è un supermercato del
libro con le agende al posto delle gomme da masticare vicino alle casse (quando
va bene, quando non c’è molto più spazio per quello che libro non è) è una
spazio cresciuto intorno a chi la ama e la gestisce, con un catalogo che,
almeno in parte, rispecchia il gusto di chi ci lavora. E con il passare del
tempo un po’ lì dentro ci si sente a casa. E vieni accolta da un Questo l’hai
visto? secondo me potrebbe piacerti, o da un Ti ho messo da parte questo. Un
posto dove è normale mettere a posto un libro se lo si trova messo nello
scaffale sbagliato. È un posto dove si entra con piacere anche solo perché si passava
da quelle parti, per dire Ciao. O dove si entra dicendo Vi ho messo un corno ma
è perché mi hanno regalato un buono. E ti sembra normalissimo confessare quel
tradimento. Un posto dove si può entrare anche solo per chiedere Hai un posto
da consigliarmi per mangiare in questa zona? E questa cosa qui che ho messo qua
in fondo dell’entrare per chiedere un consiglio per mangiare è successa meno di
due settimane fa, l’ultima volta che ci sono entrata senza aver la minima idea
che quella fosse l’ultima volta.
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