Ma chi ha
detto che è proibito essere tristi? In realtà, molte volte, non c’è niente di
più sensato che essere tristi; quotidianamente succedono cose, agli altri o a
noi, per cui non c’è rimedio, o per meglio dire, per cui c’è quell’unico e
antico rimedio di sentirsi tristi.
Non
lascare che ti prescrivano l’allegria, come chi ordina un ciclo di antibiotici
o dei cucchiai di acqua di mare a stomaco vuoto. Se lasci che trattino la tua
tristezza come una perversione o, nel migliore dei casi come una malattia, sei
perduta; oltre a essere triste ti sentirai in colpa. E non hai colpa di essere
triste.
Trattato
di culinaria per donne tristi – Hector Abad Faciolince – tr. di Eleonora Mogavero - pag. 14.
4 commenti:
[Traduzione italiana di Eleonora Mogavero].
Essere tristi, ogni tanto o ogni poco, più che sensato è inevitabile. Guai però a indulgervi, perché la tristezza è erosiva dell’anima, come la musica di Rachmaninov.
(Ecco, io non sono «medico, professore universitario, difensore dei diritti umani» né tampoco mi pubblica Sellerio, ma volevo essere sentenzioso anch'io).
Marco hai ragione, non metto mai di chi è la traduzione. Ho corretto e da ora cercherò di non dimenticarmi di chi mi/ci dà possibilità di leggere libri che ci perderemmo senza il loro lavoro.
"Essere tristi, ogni tanto o ogni poco, più che sensato è inevitabile."
Secondo me è sensato perché è inevitabile, è anche necessario a volte.
"Guai però a indulgervi, perché la tristezza è erosiva dell’anima, come la musica di Rachmaninov."
Condivido, se ci si accorge in tempo si possono sempre suonare mentalmente Le tagliatelle. Funziona. Ho fatto l’esperimento.
Ho corretto e da ora cercherò di non dimenticarmi (…)
Je savais que tu es un chic type…
:-D
(mica vero ma grasie)
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