Oggi sono stata a un simposio in memoria di un ricercatore che è mancato da poco, ho deciso di andarci perché ho un gran bel ricordo di lui anche se non ho avuto la fortuna di conoscerlo bene, non ho studiato a Genova, non l’ho avuto come docente, non ho neppure lavorato nel suo laboratorio. Ho lavorato nel suo stesso istituto per un po’ di anni e è capitato che parlassimo, di scienza e di libri (ne aveva sempre uno in tasca) a volte finendoci la sigaretta prima di entrare a lavorare. Un uomo sempre sorridente. Mi è spiaciuto molto sapere che stava male, mi è dispiaciuto molto sapere che non ce l’aveva fatta. All’apertura del simposio c’era sua figlia, una ragazzina del liceo che ha ricordato suo padre in maniera molto tenera. È riuscita a trovare parole per raccontarci di lui papà, del suo amore per il suo lavoro e della curiosità che lei aveva per il lavoro del padre, del microscopio che le ha regalato quando aveva nove anni e di quando le ha dato Il gene egoista da leggere anche se lei aveva solo dodici anni. Poi ha preso la parola il direttore scientifico dell’istituto e nel suo discorso ha detto che la sua morte se l’era comprata giorno per giorno. Io non so come si possano dire certe cose, non so come si faccia a non distinguere una giornata come questa da una campagna contro il fumo. Ci sono volte che si deve tacere, si può avere tutte le ragioni del mondo, si può avere tutte le prove dell’universo per sostenere che siano cose vere ma non cambia nulla. Si deve tacere.
1 commento:
Forse, ricambiando l' umorismo, qualcuno doveva regalare al direttore un ...pacchetto di marlboro.
Posta un commento