A volte mi succede di incontrare delle frasi che mi piacciono così tanto che poi me le vado a cercare di nuovo, per leggere così come son state scritte (o scritte e tradotte) perché, secondo me, a non ricordarle esattamente si fa loro un torto e metterle giù meglio è difficilissimo se non impossibile. E quando le ritrovo, non ci riesco sempre ché magari l’autore lo ricordo anche ma non mi ricordo più dove le avevo lette, quando le ritrovo son molto contenta.
Non posso negare di aver sempre condotto due esistenze, una assai vicina alla verità, che in effetti ho diritto di chiamare realtà, e un’altra esistenza, un’esistenza fittizia, tutte e due insieme con l’andar del tempo hanno prodotto una esistenza che mi tiene in vita, ora domina l’una ora domina l’altra, ma io vivo sempre, si badi bene, entrambe queste esistenze insieme. (Thomas Bernhard La cantina p-118)
e poi magari succede anche che son lì a fare dei dialoghi tra me e me, a dirmi: ma come ti capisco, ti capisco proprio bene. Però poi, magari, può anche essere che, dal momento che è uno di quei libri che se lo riprendo in mano poi mi viene difficile metterlo giù, vado avanti e trovo:
Parlo un linguaggio che io solo capisco, nessun altro, così come ognuno parla soltanto il proprio linguaggio, e quelli che credono di capire sono degli imbecilli oppure dei ciarlatani. (p- 120)
e ora son confusa, ma son sempre contenta. Contenta e confusa, insieme.
Giuseppe Verdi
7 ore fa
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