domenica 24 ottobre 2010

un panino con la frittata e un pacco di Gocciole

Il primo suo libro che ho letto è stato Dieci cose che ho fatto ma che non posso crede di aver fatto, però le ho fatte. Son sicura perché scrivo le date di quando leggo un libro sulla prima pagina. Ho appena controllato. Io, Dieci cose che ho fatto ma che non posso crede di aver fatto, però le ho fatte lo trovo un titolo bellissimo, a leggere il libro non si cambia idea, sempre per me, secondo il mio gusto. È difficile non prendere in mano un libro con un titolo del genere, magari non supera la prova della pagina a caso, non tutti abbiamo gli stessi gusti, per fortuna, ma prenderlo in mano? mi sa che anche una persona mediamente curiosa non riesce a lasciarlo lì. Ecco, quello è stato il primo poi ne sono venuti altri, non ho letto proprio tutto tutto quello che ha scritto ma quasi.
La prima volta che l’ho sentito presentare era Accecati dalla luce, eravamo in un bar. Il Nikita, nei vicoli. Quando sono andata io quel libro non l’avevo ancora letto, avevo visto che era uscito mi ero segnata titolo autore e casa editrice e l’avevo lasciato nella mia lista d’attesa. Non sono una patita di Springsteen, avevo paura che non mi piacesse. Ho un gran bel ricordo di quella presentazione, anche la dedica che mi fatto mi è piaciuta molto: A Latte una delle cinque persone del Nikita. E poi la firma, nome e cognome. (Poi invece l’ho letto e si legge benissimo anche da non Springsteeniane). Mi ha ispirato simpatia dal primo istante, non so spiegare perché, e sì che mi sono beccata anche una botta di signora ché non ero ancora abituata, non ne avevo ancora 40, mancava poco ma avevo ancora il mio bel 3 davanti e niente, mi sono presa il mio signora e invece di rimanerci male mi veniva da ridere e pensavo: eh sì hai sette anni meno dei miei, l’età di mio fratello. Signora mi sta giusto anche da un punto di vista linguistico. Quel pomeriggio eravamo in pochi, cinque appunto. Giovedì scorso alla Feltrinelli eravamo in tanti, hanno messo giù anche delle sedie in più, che non ci stavamo.

Venerdì non mi ero portata il gavetto, sono andata al bar a comprarmi un panino. Dieci minuti buoni di fila, c’era mezzo ospedale in coda. Mentre aspettavo il mio turno per fare lo scontrino mi sono messa a ripensare alla presentazione, ai suoi romanzi, facevo anche una mia classifica, cosa difficile, ci sono tanti pari merito. Poi pensavo che il personaggio di Felice del nuovo romanzo mi piace molto, è fatto realmente bene. È vero (non verosimile). È realmente una donna. Io sono un po’ una scassa ca@@i sui personaggi femminili scritti da uomini. La maggior parte delle volte a me sembra che si veda lontano mezzo miglio che quella non è una donna, è quello che un uomo vede di una donna. Ci sono eccezioni naturalmente e poi, a pensarci con calma ci sono almeno due grosse limitazioni a quello che ho scritto: la mia testa e che cosa ho letto io. Rimane sempre il fatto che per me è difficile che ci sia una donna vera come eroina. Tra gli autori miei coetanei (sempre che ho letto, sempre secondo la mia testa e bon ora non lo metto più, perché mi sembra di essere stata abbastanza chiara su questo punto) mi ha stupito molto la protagonista di Stabat Mater. Ecco quella è realmente una donna, io non so come ci sia riuscito ma ha fatto un gran bel lavoro. In quelle pagine non c’è la descrizione di una donna, il racconto di una donna, lì c’è una donna. Un altro libro che mi ha stupito tantissimo, e cambio nazionalità e secolo, è stato La signorina Else. Anche lì l’autore era diventato donna per scrivere così. È una sensazione stranissima, non so se anche un lettore uomo capita di sentire delle differenze così profonde tra quello che a me sembra una donna vista, filtrata da una testa maschile e una donna punto.
Beh per finirla con ‘sta storia dei biscotti, che come al solito mi son persa via per strada, poi, quando è arrivato il mio turno, ho detto: un panino con la frittata e un pacco di Gocciole. (Però se non avete letto Despero non si capisce niente lo stesso e allora se non avete ancora letto Despero, oltre a consigliarvi di leggerlo, se siete arrivati fin qua leggete anche il commento)

1 commento:

latteaigomiti ha detto...

Amo pensare di essere un’incognita, mi dico alle quattro del mattino davanti a un caffé scaldato al microonde, e con questa bella frase fatta saluto il nuovo giorno.
Nuovo giorno, poi. Se c’è una cosa che mi deprime, è uscire di casa col buio.
La luce del frigorifero aperto illumina la sacca da viaggio leggera: andiamo, suoniamo e torniamo, toccata e fuga. Speriamo di pagarci la benzina, almeno.
Alle quattro del mattino faccio cadere le Gocciole in una tazza di latte, e Sarah si starà rigirando nel letto accanto a quel bastardo di Tex, l’uomo che nel 1988 stava per spaccarmi il naso nella neve in mezzo ai pini.