domenica 28 marzo 2010

emma

Sono andata a votare. Non ne avevo nessuna voglia. Sono abbastanza schifata dalla situazione. Non avrò votato tre, quattro volte al massimo. Quando sono arrivata alla scuola dove c’è il seggio stavano uscendo due signore, anziane, camminavano a braccetto. Una aveva il bastone nella destra, l’altra lo teneva con la sinistra. Tornando a casa mi è venuto in mente che quando ho saputo che noi abbiamo avuto la possibilità di votare tardissimo mi era sembrata una cosa orrenda. Penso che quella sia stata la prima volta, se non la prima sicuramente una delle prime, che la differenza uomo/donna mi è sembrata qualcosa di concreto. Pensavo anche che non ho mai chiesto a mia nonna che cosa ha provato la prima volta che ha votato. Lei non me lo ha mai raccontato. Però rimane sempre il fatto che io non glielo ho mai chiesto. Ora mia nonna mi racconta poche cose. Fino a pochi anni fa le piaceva raccontare, adesso meno. Io e mia nonna abbiamo le stesse mani e gli occhi dello stesso colore. Gli occhi di mia mamma e quelli di mio papà sono differenti. I miei sono del colore del nonno paterno e di mia nonna materna. Più simili a quelli di mia nonna però. La trasmissione dei geni recessivi è una cosa bellissima e Mendel era un grande. Certo che a fare il monaco bello tranquillo con un orto e piante di pisello a disposizione doveva essere ben bello. Altro che stare in un laboratorio. Poi mi è venuto in mente che la prima volta che ho postato un commento in un blog come nick ho scelto il nome di mia nonna: emma. Scritto minuscolo, come fa lei. Lei firma nome e cognome attaccati. Scritto tutto minuscolo.

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