domenica 14 marzo 2010

appese

Ieri sono andata al cinema a vedere Genitori e figli. Agitare bene prima dell’uso. Carino. Sono proprio contenta di essere andata a vederlo che avevo delle lacrime appese e adesso non ci sono più. Ci sono dei giorni che mi capita di avere le lacrime appese e non c’è nessun motivo serio per averle, però son lì. Non posso (e non voglio) neppure smettere di sentire quello che sento e quello che sentivo era la sensazione di avere le lacrime appese. E non tornavano indietro, e non scendevano. Stavan là. Appese. E ‘sta mattina mentre stiravo mi è tornato in mente che una volta, avrò avuto quattordici quindici anni, avevo visto un film triste in televisione, e avevo pianto e mia mamma, vedendo che avevo pianto, mi aveva domandato che cosa del film mi aveva fatto piangere. Io le avevo risposto che non era solo il film, era che avevo voglia di piangere e non ci riuscivo ma con il film ci ero riuscita, e lei mi aveva sorriso. E poi alla domanda che mi si leggeva in faccia, e che non facevo, mi aveva detto: Non ti preoccupare, siamo in tante a cercare una scusa. I film funzionano. E subito dopo questo ricordo mi è venuta in mente una frase di Roth (Giuseppe non Filippo) che ho trovato all’inizio di un libro, una frase e che mi era piaciuta molto. Per degli anni (non sempre, ogni tanto) mi sono domandata da dove veniva quella frase e poi, non so bene dove ho trovato il coraggio, io l’ho domandato a quello scrittore da che romanzo di Roth aveva preso quella frase e dal momento che lui è una persona molto gentile me l’ha detto. Quel libro di Roth poi l’ho letto e avrei scommesso che fosse una frase detta da una donna e invece no, l’aveva detta un uomo.

(la scena del film era quella dove Nina si fa firmare la maglietta dalla Nannini e per la dedica dà il nome di sua mamma; secondo me nessuno piange a quella scena a meno che non abbia delle lacrime appese)

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