domenica 29 settembre 2013

è immergersi in mare


Mi accorgo che lei non respira. Mi fermo, le chiedo perché.
Irene butta in gola un po’ d’aria. Mi dice che stare in ascolto è immergersi in mare. Fa una buona scorta d’aria e sta a sentire. In mare riceve le storie così.
In apnea? E sorrido a un’altra parola greca infilata nel vocabolario.
Da noi, quando un libro è piaciuto si usa dire di averlo letto d’un fiato. Tu sola puoi farlo davvero.
M’impegno a fermarmi per darle un tempo di respiro. Non mi capiterà di nuovo un altro ascolto senz’aria.

Storia di Irene – Erri De Luca – pag. 68

sabato 28 settembre 2013

agiti e qualgie


Ieri ero a fare una cosa lavorativa che mi aveva messo addosso dell’agito. Un agito che è durato dei giorni e in alcuni giorni era un agito costruttivo in alcuni, invece, era di quegli agiti inconcludenti, quelli che mi fanno saltellare da una parte all’altra senza concludere niente se non lo stancarmi. Oggi mi sento in vacanza e l’idea che domani sia domenica e che me ne possa stare a casa a fare quello che voglio, anche niente se non avrò voglia di fare niente, mi fa star bene. Che bello, pensavo e poi mi è venuto in mente che a mio papà piace molto il verbo quagliare e che lo usa spesso al posto di concludere, dice Hai quagliato qualcosa? O Non ho quagliato niente. E io, da bambina, non capivo che cosa c’entrassero le quaglie. Chissà se e cosa quaglierò domani.

martedì 24 settembre 2013

sulle apparenze


Oggi sull’autobus c’erano due ragazzi che parlavano tra di loro di palestre, integratori e roba da mangiare per far massa ma non ingrassare. A un certo punto uno ha detto all’altro Perché capisci che a diciannove anni se prendi tre chili li perdi anche ma a ventiquattro no. A ventiquattro te li tieni dopo. E allora mi son girata per guardare che faccia aveva chi stava parlando. Sembravano normali.

giovedì 19 settembre 2013

attrazioni olfattive


La cartoleria è un negozio che mi attrae. Mi son sempre piaciute le cartolerie. La maggior parte delle cartolerie ha un odore inconfondibile, un profumo di carta, ma diverso da quello che hanno le librerie e ancora diverso da quello che si trova nelle biblioteche. Allora succede che ogni tanto ci entro anche se non è che abbia realmente bisogno di comprare qualcosa. Ci entro perché mi piacciono e poi, dato che son lì, compro qualcosa. Ieri ci sono entrata e c’era una mamma con una bambina, stavan scegliendo delle cornette giganti colorate. L’indecisione era tra una rossa e una verde. Io non sapevo che cornette fossero, me lo ha spiegato il cartolaio dopo, quando le altre due clienti erano uscite. Son cornette per i cellulari, mi ha detto. Io invece mi son regalata un pennarello blu che scrive sul vetro (e anche sulla plastica così ci scrivo sulle provette) e che non va via con l’acqua. In realtà son due perché da una parte ha la punta sottile e dall’altra ha la punta grossa. È proprio bello il mio pennarello nuovo. È un po’ come quando iniziavo l’anno scolastico, qualcosa di nuovo faceva/fa festa.

mercoledì 18 settembre 2013

eppure


Io penso che a questa città non mi abituerò mai. Capisco non invadere la casa del vicino, che magari il vicino non ne ha voglia di avere l’altro vicino in casa. Capisco il non piazzarsi nella sala e non schiodarsi ma non suonare un campanello no. A me, per come son stata abituata io, sembra normale che se hai bisogno di qualcosa suoni il campanello del portone del vicino e chiedi. Rimani sul pianerottolo, se non sei in confidenza anche se ti chiedono di entrare rispondi No grazie, non si disturbi, o cose del genere, ma suoni il campanello e parli guardando il vicino in faccia. Mica ti mangia. A me sembra stranissimo che uno che vuol chiedere qualcosa a un vicino esca dal portone e citofoni. Eppure.

lunedì 16 settembre 2013

le scoperte di oggi


Oggi parlando al telefono con mia nipote ho scoperto delle cose. Ho scoperto che in quinta si fanno le verifiche già dalla prima settimana e che questa cosa per le materie nelle quali è un po’ gegnia non è un problema ma in altre un po’ lo è. Poi ho scoperto che hanno cambiato posto a molte classi e così quando la maestra ha chiesto a lei e a una sua compagna di portare una cosa a un’altra maestra loro si erano sperse. E c’era anche un’altra cosa sul sindaco che all’inizio non capivo e che poi era che il sindaco, all’inizio dell’anno scolastico, va in alcune scuole della città e che quest’ anno la loro era una di quelle scuole. E infine ho scoperto una cosa che già avevo scoperto altre volte, una specie di riscoperta: a me, a volte, vivere in due città differenti pesa. 

domenica 15 settembre 2013

solo se


Ieri volevo andare in un posto alle tre e mezza (del pomeriggio) e dal momento che non volevo arrivare tardi e non sapevo che orari facevano gli autobus è finita che sono arrivata con venti minuti di anticipo. Quasi quasi mi prendo un caffè e poi mi fumo una sigaretta, mi son detta, solo che non c’erano bar in zona. C’era però una trattoria aperta, sono entrata, ho salutato e ho chiesto È possibile prendere un caffè? Solo se ha un euro mi ha risposto chi era alla cassa. Andiam bene, ho pensato, L’ho, gli risposto. E secondo me si vedeva che io a quella risposta secca, senza neppure un buongiorno di risposta, c’ero rimasta male perché quando lo stesso signore mi ha portato al banco il caffè ha detto Non ho resto da dare. E allora poi ho capito.

venerdì 13 settembre 2013

io e la mia maglietta avevamo fame


Oggi io e la mia maglietta siamo andate a mangiare fuori. Vedevamo che ci stava salendo un’onda di nervoso e per riuscire a buttarla giù prima che si ingrossasse abbiamo deciso di uscire, pranzare, e tornare indietro a finire quello che stavamo facendo. Così siamo andate al bar che c’è di fronte all’ospedale, abbiamo guardato che cosa era rimasto segnato alla lavagna e abbiam preso un piatto di tagliatelle al ragù. Ci son piaciute, è stata una buona scelta. Anche la maglietta fusiac* questa mattina è stata una buona scelta, la macchia di ragù si vedeva pochissimo. È che son peggio dei bambini e quando mangio capita che mi macchi, e poi al ragù piacciono gli schizzi. O forse era solo che anche la maglietta aveva fame.
(* nel palazzo dove abitano i miei abita anche una bambina molto simpatica e estroversa, l’ultima volta che l’ho incontrata le ho chiesto qual era il suo colore preferito. Fusiac, mi ha risposto.)

giovedì 12 settembre 2013

compiti delle vacanze


Oggi sull’autobus son saliti tre ragazzi che avevan appena comprato dei libri al Libraccio. Uno, agitando tre libri piccini, ha detto Devo farli in tre giorni. Poi si è messo a sfogliarli e ha scoperto che la maggior parte degli esercizi eran già fatti. (Ho curiosato, erano libri per studiare l’inglese). Lui era felicissimo, continuava a dire Che culo che ho. Anche gli altri due continuavano a dirgli Che culo! Ognuno sfogliava un libro e contava quanti erano gli esercizi non ancora fatti. A me veniva da sorridere a vederli. Nessuno dei tre pensava Ma da chi sono stati fatti? Io non so, sarà che considero il copiare un’arte, ma anche adesso, ripensandoci, mi vien difficile pensare che a quattordici, quindici anni non abbiano ancora capito che se si decide di copiare bisogna anche saper scegliere da chi copiare.

lunedì 9 settembre 2013

caccia grossa


Ieri sera, più o meno a quest’ora, è entrato in casa nostra un pipistrello. All’inizio pensavamo che fosse uno ma poi abbiamo capito che eran in due, si vede che stavan volando insieme, il primo è entrato e il secondo l’ha seguito. Poi sono usciti tutti e due, uno dalla cucina e l’altro dal salotto. Non penso che i miei Vai di lì che c’è la finestra aperta, mezzi gridati stando spiccicata contro il muro del salotto, i suoi È in cucina e i salti di Mozzarello abbiamo reso loro la fuga più semplice. Mozzarello è stato proprio bravo, un vero ferocissimo felino, e proprio grazie ai suoi agguati che noi capivamo dov’erano, bastava guardare dove lui guardava, e pensare che io lo prendo in giro e gli dico T’è andata bene a te, hai trovato degli umani domestici che ti dan da mangiare, dovessi fare da solo saresti ancora più magro. Poi lui è andato avanti ancora del tempo a girare per casa cercando di capire dove era andato a finire il gioco più bello che avesse mai visto. Era tutto agitato, ma di un agito bello.

domenica 8 settembre 2013

un'impressione


La settimana scorsa c’era ancora l’orario estivo degli autobus così, quando vedevo sul tabellone che dovevo aspettare il 45, l’autobus che prendo di solito, più di dieci minuti salivo su un 31. Il 31 fa un giro più lungo ma ha due vantaggi: passa lungo il mare e ha l’aria condizionata. È uno di quegli autobus moderni, più lungo di quelli vecchi, con lo snodo a metà, e i sedili ancora integri. E sul 31 ho visto un cartello che sui 45 non c’è. Giocabus, c’era scritto, era della classe che ha vinto il concorso Giocabus. C’era disegnata un’astronauta donna che vagava nello spazio, tra pianeti e stelle, e timbrava il biglietto dell’autobus a una macchinetta anche lei viaggiante nello spazio. Sopra il disegno c’era scritto Un piccolo passo per l’uomo e sotto Un grande passo per l’AMT. E a me son sembrati un disegno e una frase finti, ho avuto l’impressione che dietro quel disegno e quella frase ci fosse un adulto. E poi mi è venuta in mente una puntata di un telefilm che ho visto da poco, una di quelle notti che non dormendo mi alzo e mi guardo un po’ di televisione per farmi venir sonno. C’era la maestra delle elementari che chiedeva all’alunna se suo papà poteva passare nel pomeriggio e poi il papà della bambina passava e la maestra gli chiedeva Sua moglie è via per lavoro in questi giorni? E lui diceva Sì, glielo ha detto mia figlia? E la maestra diceva No. E poi la maestra leggeva i compiti a casa di alcuni alunni e per ultimo il compito della figlia di quel papà. E si capiva perché la maestra gli aveva fatto quella domanda.

giovedì 5 settembre 2013

sull'ospitalità


I nostri cari compagni si alzarono per il rito mentre i loro fratelli sefarditi macinavano chicchi e bollivano il caffè, una specie di bevanda che rinfranca lo spirito e scaccia il sonno, non molto conosciuta in Polonia ma menzionata nello Shulhan arukh. Essi ne offrirono generosamente da bere ai loro fratelli ashkenaziti, così come offrivano loro vino e libri.
Nel cuore dei mari – S. Y. Agnon – a cura di A. Rathaus – pag. 99