La settimana scorsa c’era ancora l’orario
estivo degli autobus così, quando vedevo sul tabellone che dovevo aspettare il
45, l’autobus che prendo di solito, più di dieci minuti salivo su un 31. Il 31
fa un giro più lungo ma ha due vantaggi: passa lungo il mare e ha l’aria
condizionata. È uno di quegli autobus moderni, più lungo di quelli vecchi, con
lo snodo a metà, e i sedili ancora integri. E sul 31 ho visto un cartello che
sui 45 non c’è. Giocabus, c’era scritto, era della classe che ha vinto il
concorso Giocabus. C’era disegnata un’astronauta donna che vagava nello spazio,
tra pianeti e stelle, e timbrava il biglietto dell’autobus a una macchinetta
anche lei viaggiante nello spazio. Sopra il disegno c’era scritto Un piccolo
passo per l’uomo e sotto Un grande passo per l’AMT. E a me son
sembrati un disegno e una frase finti, ho avuto l’impressione che dietro quel
disegno e quella frase ci fosse un adulto. E poi mi è venuta in mente una
puntata di un telefilm che ho visto da poco, una di quelle notti che non
dormendo mi alzo e mi guardo un po’ di televisione per farmi venir sonno. C’era
la maestra delle elementari che chiedeva all’alunna se suo papà poteva passare
nel pomeriggio e poi il papà della bambina passava e la maestra gli chiedeva
Sua moglie è via per lavoro in questi giorni? E lui diceva Sì, glielo ha detto
mia figlia? E la maestra diceva No. E poi la maestra leggeva i compiti a casa di
alcuni alunni e per ultimo il compito della figlia di quel papà. E si capiva
perché la maestra gli aveva fatto quella domanda.
Giuseppe Verdi
7 ore fa
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