I vestiti di Scaravelli detto Moscardino del resto eran bellissimi, una canottiera celeste una camicia celeste delle mutande bianche e dei pantaloni panna, con una giacchetta panna anche lei, secondo me un po’ corta, ma con delle bande sottili blu ai bordi e una coccarda rossa bellissima sul petto a sinistra, un cravattino giallo polenta alla gola; e a parte la lunghezza o la cortezza dei pantaloni o della giacca, era del tempo che non mi mettevo su dei vestiti che anche da lavati non sapevano di fosso o di fognatura o polvere santificante.
I vestiti di Scaravelli avevano un profumo per così dire senza nessun odore, neanche di sapone, si poteva dire che sapevano di acqua se l’acqua avesse un odore: non profumavano neanche di tessuto, tanto per dire: li mettevi sotto il naso ed era come mettere sotto il naso niente.
Dioblù Paolo Colagrande pag.153
L’ho letto ieri pomeriggio e arrivata lì mi sono fermata perché quell’odore non lo capivo, non riuscivo a sentirlo, poi sono andata avanti ché quel libro mi sta piacendo molto. Oggi siamo stati a trovare degli amici a Gavi, quando sono scesa dalla macchina nevicava e respirando quell’aria l’ho annusato. È quello quell’odore. Non so se sia quello che pensava lui mentre scriveva quelle righe ma nella mia testa è quello e l’ho trovato alle dodici e venti di questa mattina, appena scesa dalla macchina respirando sotto la neve che c’era oggi a Gavi, un po’ fuori Gavi, ma di poco, a voler essere precisi.