Cose che avevo in borsa ‘sta mattina verso le dieci, cioè non appena uscita di casa ma dopo essermi trasformata in una DHL vivente:
- portafoglio
- sigarette e accendino
- due mazzi di chiavi (casa e lavoro)
- un fazzoletto da naso (di stoffa, lo so non li usa più nessuno ma a me piacciono e il trovo decisamente migliori di quelli di carta)
- telefonino (quasi scarico, infatti alle 12 mi ha detto: ciao belina, dovevi ricaricarmi)
- un sacchetto con dentro un gavetto (ricotta e un pomodoro) e uno yogurt (in laboratorio c’era la scorta di Michetti, ché senza pane non si può mangiare)
- un libro
- una biro e una matita
- un sacchetto con sei provette, ognuna conteneva una bulk NK (delle cellule che cerco di studiare, non da sola è un lavoro di gruppo)
- un sacchetto contenente quattro provettine di sangue
- fogli di accompagnamento dei vari campioni
Ero sull’autobus per andare al lavoro, anche se a essere sincera io considero lavoro pure andare a prendere i campioni ma lasciamo perdere questo mio personalissimo punto di vista per il momento ché non è importante al fine del racconto, quando mi è venuto in mente: e se si apre qualcosa i sacchetti terranno? Ho messo in salvo il libro. L’ho tolto dalla mia Mary Poppins borsa e anche se non mancavano molte fermate mi sentivo meglio con il libro in mano. Non il gavetto. Il libro.
Ma così belle
2 ore fa
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