Una volta imbarcata sono andata su, al piano più alto (si chiamano piani quelli delle navi? forse sono livelli, mi sa che son ponti, sì mi sa che son ponti), e son andata su un po’ per vedere meglio, un po’ perché speravo che ci fosse una bava d’aria ché avevo caldo e furbescamente ero vestita di nero. So essere una volpe quando m’impegno. Va bene che il nero smagra però dovrei anche tener conto del periodo dell’anno, almeno penso sarebbe furbo farlo. Comunque, tornando alla gita-tutti-insieme, quando arrivi a Dubrovnik dal mare e vedi le mura dal mare, quello è un gran bel vedere. Una volta sbarcata la mandria è stata suddivisa in gruppetti di circa 40 persone e ogni gruppo aveva una guida. La nostra guida era simpatica e naturalmente io ne ho fatto subito una delle mie così poi son diventata la macchietta del gruppo. Già alla seconda tappa ci eravamo dimezzati, lei poverina c’era rimasta male e così ha detto: mi sa che quello che sto raccontando non è interessante, vi sto perdendo. Ne ho già persi metà. A me dispiaceva e così ho risposto, ma a bassa voce e poi in italiano, me non mi perde, a me interessa. Lei ha sorriso, ha tradotto, così gli altri mi hanno guardato e memorizzato per bene e da quel momento se io mi allontanavo un attimo per fare una foto lei smetteva di parlare e diceva: Where is the italian lady? E giù che gli altri iniziavano a fissarmi e sentivo gli occhi nella schiena e poi mi facevano segni come di tornare nel gruppo (ché a una gita-tutti-insieme poi mica andare a fare le foto e poi ritornare nel gruppo a tuo piacimento). Tra me e un tedesco è anche iniziata una specie di gara a chi rispondeva alle domande della guida. Pareggio. Lei cercava di mettercela tutta per farci interessare. Io di solito non faccio gite guidate, l’ultima risale a due anni fa che siamo stati a fare il giro del ducale, qui a Genova, ché vivo qua dall’88 e non avevo ancora visto le prigioni. Non sono esperta di gite con guida ma a me piaceva star lì a sentire. Mi pareva di aver il lavoro più facile, non dovevo prender la guida, che poi è la guida dei miei, io in Croazia non ci ero mai stata così quando ero stata da loro per il compleanno di mia nonna l’avevo presa su. Iugoslavia c’è scritto sulla copertina. Dicevo, che mi sembrava di aver il lavoro più semplice, che non dovevo cercare la pagina, leggere, guardare, mettere la guida nella borsa, tirai fuori la macchina, rimettere la macchina nella custodia riprendere la guida, cercare di nuovo il segno. Però, ad essere sincera, c’erano anche delle cose un po’ così-così: anche usando tutta la mia buona volontà, ma tutta tutta eh, i miei occhi e il mio cuore non potevano proprio vedere la torre dell’orologio di Dubrovnik uguale a quella di piazza S. Marco. Una campana e due (pseudo) mori non è sufficiente, quelle due torri non sono uguali.
Dopo averci portato un po’ in giro ha dichiarato la parte guidata finita ci ha fatto vedere dove sarebbero arrivati gli autobus per riportarci all’hotel e… e quindi liberi tutti per un’ora. Son finita con tre italiani, due spagnoli e un’americana in un bar, a bere una birra. All’aperto, all’ombra. Sull’autobus mentre tornavamo indietro si vedeva questa palla arancione che scendeva sul mare, sembrava fin finta da tanto arancione che era. Mi sembrava un colore così forte, così innaturale che, se invece di vederlo con i miei occhi dal vivo lo avessi visto, sempre con i miei occhi, ma in foto avrei pensato: guarda come hanno ritoccato male i colori.