Pochi giorni fa Daniele era tornato da yoga da poco e lavorava al computer in salotto. Quando passavo dalle sue parti sentivo un odore forte d’incenso, incenso misto a miele. Non senti un odore strano? gli ho chiesto. Non lo sentiva. C’è da dire che Daniele non ha un olfatto molto sviluppato e questo gli permette di vivere con una fumatrice senza esserlo e senza lamentarsi (troppo). Dopo un po’, sarà stato il soffritto per il sugo, sarà stato che ci avevo fatto l’abitudine, non lo sentivo più tanto neppure io. La mattina dopo vado in salotto a far colazione gli passo vicino e sento lo stesso odore e così, subdola come solo le donne sanno essere, gli ho chiesto: Ma ieri a yoga avevi questa tuta? E lui candidamente: Sì, perché? Bingo. Mi sono sentita molto furba e gli ho risposto: Secondo me ti è rimasto addosso l’odore dell’incenso, mettila a lavare che è un po’ forte. Però poi quella sera sono tornata a casa per prima e già in ingresso ho sentito lo stesso odore. Ancora più forte della mattina. Così sono andata in giro annusando ovunque per trovare la fonte. A forza di inspirare e espirare a destra e a manca ho capito. Il broccolo della felicità era sbocciato. Da ogni bigugno del broccolo, e da tutti i broccoli, erano sbocciati dei fiorellini bianchi. Sono loro a avere quell’odore. Quando Daniele è tornato a casa quella sera sono andata a aprire e ho esordito con Ti devo delle scuse: non era la tua tuta, era il broccolo della felicità. Va un po’ di là a annusarlo.
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