Oggi sono andata a trovare una mia amica che è tornata in Italia per le feste (leggere pure ho invaso casa dei suoi genitori per tre ore abbondanti). Lei oltre a essere una donna molto intelligente, molto simpatica, molto bella è anche una delle mie migliori amiche. Io ho due amiche-amiche, non conoscenti con le quali sto bene, parlo di amiche vere, persone alle quali posso raccontare qualsiasi cosa senza nascondermi, senza vergognarmi (più di tanto) e senza essere giudicata che è una cosa bellissima se solo ci si pensa. Non ero mai stata a casa dei suoi che poi era anche casa sua prima che andasse a vivere a Washington, quando ci si vedeva in una casa era casa mia (e delle varie coinquiline che ho avuto nei primi anni di vita a Genova). L’ultima volta che ci siamo incontrate era agosto, non quello che è passato da quattro mesi, quello dell’anno scorso e siamo state al parco di Nervi con sua figlia che stava iniziando a camminare. Oggi ho conosciuto anche la seconda, una gattonatrice che sparge sorrisi a due denti che ti fanno venir voglia di prenderla in braccio e stringerla. Da ex-patologicamente-timida però sono stata bravissima e non ho inflitto supplizi simili alle figlie degli altri. Dopo esserci studiate l’un l’altra per un bel po’ ho giocato con la più grande a vedere che cosa si riusciva a far passare tra le stecche di legno della seduta di una sedia, abbiamo provato con dei nastri, un biglietto, due disegni (sia accartocciandoli che lasciandoli più o meno stirati), la coperta di una bambola, una pallina da tennis, il vestito da babbo natale di un orsetto, il cuscino di una bambola. Naturalmente da brava figlia di scienziata l’esperimento è stato condotto più volte con ogni oggetto. Il mio italiano lo capiva io invece con la sua lingua avevo delle difficoltà che già non è semplicissimo capire una bimba di due anni se poi mescola parole in italiano, inglese e persiano, eh mica semplice (sua mamma è un ottima interprete-traduttrice simultanea però). Mi sono divertita molto.
Dal momento che ero a Sant’Ilario ho chiesto ai suoi come raggiungere la stazione (quella della canzone) ma mi devo essere persa per strada perché sono arrivata a Nervi senza vederla. Sarà per la prossima volta.
Giuseppe Verdi
6 ore fa
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