mercoledì 8 maggio 2013

una sensazione come di pace


Oggi ero alla Feltrinelli a sentire Erri De Luca e Paolo Sassone-Corsi che presentavano Ti sembra il caso? Io non so perché ma, a me, De Luca, tutte le volte che l’ho visto e l’ho sentito parlare, mi ha messo dentro una sensazione come di pace. È un uomo che, se sto lì ad ascoltarlo, sento proprio che mi arriva ‘sta sensazione di pace, di tranquillità. Ma da dentro e non da fuori. Stranissimo. Sarà il tono di voce, pensavo oggi. Anche quello, non solo quello, mi dicevo. Per poter arrivare lì in tempo son schizzata via dal laboratorio velocissima e la biro è rimasta sulla scrivania. C’erano tante cose che volevo segnarmi, porca miseria. Aver voglia di segnarsi delle cose e non aver una biro o una matita è bruttissimo. È un po’ come quando sei alla fermata dell’autobus alla sera e vorresti proprio fumarti una sigaretta ma ti accorgi che hai le sigarette e non l’accendino. Ecco, una cosa del genere, ma al quadrato. Ravanavo un po’ nella borsa sperando di trovar qualcosa ma non c’era niente di utile per scrivere, mi davo della stupida, ma non mi arrabbiavo mica. Magari c’era un inizio piccolino d’arrabbiatura, ma poi ascoltavo e passava subito.

3 commenti:

Maria ha detto...

Capisco perfettamente la sensazione di pace " che viene da fuori" ascoltando Erri De Luca parlare. Lo vidi qualche anno fa, sulla spiaggia della Baia delle favole, in occasione del Premio Andersen. Era seduto su una sedia all'apparenza molto scomoda, le spalle rivolte all'acqua quasi immobile, davanti a sé la schiera di casette sulla spiaggia e poche persone incantate dal suo viso sincero. Parlava a braccio ma con nella voce il calore di chi ha voglia di starsene lì seduto a chiacchierare. Ad un certo punto cominciarono a cadere grosse gocce di pioggia, di quelle che annegano una formica. Eravamo così intenti ad ascoltarlo che ci colsero di sopresa e la reazione fu quasi incontrollata: eravamo seduti su stuoie disposte sulla sabbia e ci fu un improvvisa ola di teste e di sederi al cadere delle gocce. Quello che ci fermò, di colpo così come ci eravamo messi in moto, fu la sua voce: stava raccontando della sua vita e nel vederci così agitati ci invitò a sederci nuovamente, a non scappare, a non avere paura, disse proprio così. Lo disse con lo stesso tono caloroso e onesto con cui parlava di sé e con una dolcissima richiesta, nella voce, di non temere la pioggia, perché:- è pioggia di maggio - disse sorridendo - la pioggia di maggio fa bene alla vista - e ci mostrò in modo quasi visibile, cinematografico, una sua zia che raccoglieva la pioggia di maggio per lavare gli occhi ai nipoti e a tutti i bambini di casa. Rimanemmo lì, ad ascoltare e a bagnarci, sentendoci curati fin dentro l'anima. In effetti vedo molto meglio da allora.

Perdonami per quello che sto per scrivere...non mi piacciono quelli che correggono nei pensieri altrui, e in effetti non lo scrivo per correggere, ma per mettere in evidenza un lapsus troppo divertente...mi riferisco agli armadilli in boccio. Ho provato ad immaginarli...!!!

Adoro come scrivi di te e come guardi le cose. Grazie per condividere. Un bacio.

latteaigomiti ha detto...

Maria sono io che devo ringraziarti. Leggendo vi vedevo, voi di schiena lui di faccia, e il mare dietro. Se ho capito la spiaggia dovrebbe essere quella che io chiama la Baia del Silenzio a Sestri Levante. E vedevo anche il suo sorriso e sentivo il suo racconto. E mi immaginavo i goccioloni "quelli che annegano una formica". Questo è decisamente un maggio piovoso e danno pioggia anche per sabato, proverò a lavarmi gli occhi con quell'acqua e vi penserò.
mi prendo il bacio molto volentieri e te ne mando uno.

Da bambina confondevo quelle due parole, adesso, da grandina, lo faccio di proposito. Se hai provato ad immaginare armadilli in boccio son contenta ;-D

Maria ha detto...

L'ho capito adesso, tornando qui. Ho controllato se ancora sbocciavano armadilli in quel post delizioso e mi sono resa conto che non faresti mai un errore così, di parola, di morfologia della parola, lo si capisce dal rapporto estremamente limpido che dimostri di avere con le parole che usi qui. Al contempo mi sono resa conto che tutti i tuoi pensieri scritti qui contengono una specie di ...suono, prodotto dall'uso di parole che mi permetto di definire "care" per te, che sono parole come potrei dire...parole IGP, legate alla città in cui vivi, cui appartieni, o ai tuoi ricordi...non voglio analizzare oltre, non mi permetto, voglio solo dire che il suono è udibile e che non mi ero accorta di quanto fosse limpido, prima di rileggere degli armadilli in boccio. Mi arriva serenità dalle tue cose scritte, sempre. Penso dipenda da questo suono: solo chi contiene in sé consapevolmente e serenamente tutto il proprio tempo è in grado non solo di produrlo con certe sue parole, ma di farlo ascoltare. E tu ne sei capace. Sembrano acquerelli delicati questi tuoi pensieri, ma se ci si avvicina ci si ritrova intrisi di colore che rimane, parole che sono pennellate di colori ad olio ruvide da sentire al tatto, che a volte si fanno scultura policroma da squadrare da ogni lato. Decisamente prezioso leggere ciò che scrivi. Buon fine settimana, con qualunque tempo :)